The Witch and the Hundred Knight: Revival Edition – recensione

Il mercato videoludico made in Japan sforna titoli abbastanza complessi da giudicare, per la loro linea estetica e narrativa. Certe volte ci troviamo dinnanzi a un capolavoro, altre ad un prodotto mal riuscito, molte ad una via di mezzo. Quest’ ultimo punto racchiude ciò che accade con il titolo oggetto della recensione, The Witch and the Hundred Knight: Revival Edition, gioco di avventura e di azione RPG, sviluppato dalla Nippon Ichi Software, pubblicato dalla NIS America e distribuito dalla Koch Media, per la piattaforma SONY Playstation 4 a partire dal 18 marzo 2016. La trama è abbastanza intricata e ricca di risvolti psicologici che faranno scervellare anche i giocatori più “hardcore”, seppur contornata da un alone di allegria e irriverenza. L’avventura ha inizio quando la strega Metallia, regina di una oscura e lercia palude, evoca dalle tenebre un mago strampalato e dall’animo tormentato. Sarà compito dei giocatori vestire i panni di questo strano essere e soddisfare la sete di potere della strega, estendendo il suo dominio sui regni confinanti. La coppia videoludica funziona bene e i dialoghi si lasciano seguire, nonostante la loro lunghezza. Va ricordato che il titolo non dispone di una traduzione italiana ma soltanto della lingua originale, giapponese, e dell’inglese, comunque di facile comprensione.

Per quanto riguarda il sistema di combattimento, non ci troviamo di fronte alla profondità tecnica di un Bloodborne, ma l’intuitività dei comandi permette di regalare delle soddisfazioni. Avremo a disposizione un set di cinque armi diverse che ci permetteranno di sfoderare combo micidiali con le quali sconfiggere i nemici e si potranno collezionare altri oggetti durante le missioni secondarie. Alla lunga il tutto può sembrare ripetitivo, ma la presenza di un sistema di classi che modificano l’aspetto del protagonista ed i suoi attacchi, tende a vivacizzare l’azione.

Un gioco di ruolo dallo stampo “old school”

The Witch and the Hundred Knight

Una feature abbastanza interessante di questo titolo è un sistema di livellamento del nostro personaggio basato sul Karma, che si modifica a seconda delle azioni che verranno compiute nel corso dell’avventura. Come il più classico degli RPG, più nemici uccideremo, più aumenteremo di livello e guadagneremo punti esperienza per modificare le caratteristiche del personaggio, alla fine di ogni stage. Bisognerà prestare massima attenzione, inoltre, al dispendio energetico del piccolo mago perché la sua fame insaziabile lo porterà ad un progressivo consumo delle sue riserve di Giga Calorie, terminate le quali scenderà inesorabilmente la barra della vita. Un’ altra nota positiva di questo bizzarro titolo è rappresentata dalla colonna sonora, ricca di brani e musiche che caratterizzano al meglio lo spirito fantasy e grottesco del gioco. Addentrarsi nelle tetre paludi, ascoltando degli inframezzi musicali alquanto dark, permette di calarci appieno nell’atmosfera di The Witch and the Hundred Knight. Ma passiamo ad esaminare la vera nota dolente di tutta l’infrastruttura tecnica: la componente grafica. Dalle prime fasi di gioco possiamo notare un cel-shading abbastanza sbiadito e dei modelli poligonali abbastanza datati che di certo stonano se pensiamo che il titolo è approdato su una console di ultima generazione come la PS4. Anche la visuale isometrica, seppur funzionale alla struttura di gioco, a tratti risulta alquanto fastidiosa a causa di una gestione automatica della telecamera.

In definitiva, come valutare questo titolo? Sicuramente non stiamo parlando di un capolavoro ma di un gioco che, per il prezzo cui viene venduto, può regalare ore di divertimento ed un’esperienza fuori dagli schemi. Gli amanti dei giochi di ruolo vecchio stile e del mondo nipponico in generale lo adoreranno, mentre invito i neofiti a dare comunque una chance a questo videogame, per premiare il lavoro di limatura dei ragazzi di Nippon Ichi Software. Resto in attesa di un sequel ridefinito e migliorato.