The Trouble With Nature: recensione dell’opera prima di Illum Jacobi

In anteprima nazionale l’8 luglio il film sul filosofo Romantico Edmund Burke e la sua ricerca del Sublime.

Presentato al Festival di Rotterdam The Trouble with Nature segna l’esordio alla regia del danese Illum Jacobi. Il film arriva in anteprima italiana alla 21esima edizione di ShorTs International Film Festival in concorso nella sezione Nuove Impronte dedicata ai migliori lungometraggi del cinema emergente. La proiezione sarà in streaming gratuito su MyMovies l’8 luglio alle 20:00.

Il film racconta il viaggio verso le Alpi del filosofo irlandese Edmund Burke (Antony Langdon) nel 1769, dodici anni dopo la pubblicazione del suo trattato di estetica: Un’indagine filosofica sull’origine delle nostre idee di Sublime e di Bello. Un’opera fondamentale per il passaggio dal Neoclassicismo al Romanticismo, punto di riferimento per filosofi come Denis Diderot e Immanuel Kant. In coincidenza con la ristampa del libro Burke decide di compiere un viaggio nella natura verso le Alpi accompagnato dalla sua domestica Awak (Nathalia Acevedo) per riscrivere con maggiore consapevolezza la sua opera, vivendo quello che ha teorizzato, il Sublime, in prima persona.

The Trouble With Nature, cinematographe.it

La ricerca concreta del Sublime

“Sublime è una nuova sensazione” spiega Edmund Burke ad Awak, un’indigena delle Indie Occidentali che lo serve e riverisce nel lungo viaggio a piedi in Provenza. Ormai sommerso dai debiti a causa degli investimenti fallimentari sulle colonie, il filosofo spera che la nuova edizione del suo capolavoro giovanile possa risollevare la sua situazione economica e la sua fama.

Tra i principali teorici del Romanticismo inglese, Edmund Burke è stato colui che ha distinto nettamente l’idea di Bello da quella di Sublime: la prima, in sintesi, indica ciò che esteticamente appare gradevole mentre la seconda – uno dei punti chiave del movimento artistico e letterario – è ciò che ha il potere di affascinarci, sconvolgerci, suggestionarci e anche terrorizzarci. L’orrendo che affascina”, scriveva il filosofo, “la natura, nei suoi aspetti più terrificanti, come mari burrascosi, cime innevate o eruzioni vulcaniche diventa la fonte del Sublime perché produce la più forte emozione che l’animo sia capace di sentire”.

In The Trouble With Nature Illum Jacobi dà, però, un ritratto parodistico dell’emerito filosofo e del suo approccio con la natura: il problema con la natura del titolo, infatti, si riferisce al deludente impatto che Burke ha con essa nel suo lungo peregrinare. La natura di certo non è accogliente come lui sperava, ma lo infastidisce profondamente: le formiche lo pungono, il sole lo accalda, le alture lo affaticano e non riesce ad avere nessuna illuminazione, iniziando presto a comprendere l’abissale differenza tra teorizzazione ed esperienza. Altezzoso, con la sua parrucca bianca, tutto imbellettato come se fosse a corte e con il libro in mano per prendere appunti attende l’ispirazione che non arriva.

The Trouble With Nature, cinematographe.it

Chi invece sembra cogliere in pieno il Sublime nella natura è invece la domestica Awak che non ha di certo gli stessi strumenti culturali di Burke ma detiene una sensibilità e un’intelligenza superiore nel carpire l’essenza della natura entrando letteralmente in simbiosi con essa. Burke vuole scovare il Sublime nella natura in maniera troppo tecnica e meccanica a differenza di quello che fa Awak che la vive istintivamente, distesa su un prato, immersa nell’acqua limpida o affondando le dita nella terra bagnata dalla pioggia. Questo irrita profondamente il filosofo invidioso del “rapporto” privilegiato tra una “semplice serva” che lui ritiene inferiore e la natura che nelle sue convinzioni deve sottomettersi all’uomo come Awak fa con lui.

The Trouble With Nature – La versione in immagini del trattato di Burke

The Trouble With Nature, cinematographe.it

The Trouble With Nature ha la stessa potenza e bellezza di un documentario naturalistico: lo spettatore viene letteralmente sopraffatto dallo spettacolo della natura selvaggia – distese infinite di alberi e lavanda, ruscelli, montagne impenetrabili, grotte gelate – esaltato dalla fotografia di Frederik Jacobi rendendo, così, il film la versione per immagini del trattato composto da Burke. Un “road movie” intimista che rinuncia all’intrattenimento per una profonda e sottointesa riflessione sul rapporto tra natura e uomo e sul dannoso atteggiamento di sopraffazione di quest’ultimo che spesso viene “punito” dalla natura stessa come accade nel film a Burke che si ritrova solo e disperato sulle montagne innevate. Un argomento quanto mai attuale racchiuso nell’ultima significativa immagine del film che rielabora in chiave ironica il dipinto Viandante sul mare di nebbia di Caspar David Friedrich, l’opera più iconica del Romanticismo tedesco: il viandante non è più eroico e non contempla con estasi la natura ma sfinito e sempre più irritato espleta i suoi bisogni fisiologici di fronte ad una meravigliosa vista.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 3

3.7