The Teacher: recensione

The Teacher è un film che esplora i limiti di quello che i genitori sono disposti a fare per il bene dei figli, soprattutto nella Cecoslovacchia sovietica

Cosa sareste stati disposti a fare pur di prendere un bel voto con quella professoressa terribile, severa e irragionevole? E i vostri genitori? Non avrebbero forse fatto carte false per assicurarvi un 9 invece del solito e deludente 5 e mezzo? Certo è, però, che la linea tra la propria morale e il bisogno di un tornaconto personale, spesso, è davvero sottile. Soprattutto se ci troviamo nella Cecoslovacchia degli anni Ottanta, dove l’ombra comunista sovrasta ancora la società e ogni suo aspetto minore, istruzione compresa. È il dilemma morale di The Teacher, pellicola diretta da Jan Hřebejk e scritta da Petr Jarchovský ispirata ad una storia vera.

Siamo in un’aula scolastica di Bratislava e dalla porta fa capolino una donna colorata, rassicurante, ai piedi un paio di scarpette da charleston. È la nuova insegnante, Maria Drazdechová, vedova di un ufficiale comunista, rappresenterà il partito nella scuola. Al momento di fare l’appello, però, pone ai suoi nuovi studenti una domanda insolita: “Che lavoro fanno i tuoi genitori?”. Da quel momento l’insegnante proporrà ai genitori uno scambio semplice: favori in cambio di buoni voti ai figli. Presto, però, le richieste della donna si rivelano sempre più pressanti, le tensioni arrivano all’attenzione della Direttrice dell’Istituto che decide di indire una riunione per discutere dell’accaduto. Tra flashback e ricostruzioni, il film esplora i limiti della correttezza umana, del senso di giustizia e dell’abuso di potere.

The Teacher

The Teacher è una commedia drammatica. Alterna momenti di ilarità, sottile o situazionale, al dramma della fragilità adolescenziale: un’insegnante come Maria Drazdechová, ingiusta e crudele, riesce a fare sulla psiche di un ragazzino di scuola media come nient’altro. A maggior ragione se a cadere vittima del suo giogo sono anche i genitori, deboli e troppo facilmente corruttibili. Elargire favori, di ogni tipo, in cambio di un trattamento di favore, viene visto come un piccolo prezzo da pagare per ottenere ciò che si vuole. In fondo, non costa poi molto essere gentile, dicono alcuni. Allora ridiamo per la caricatura che ci viene fornita dall’insegnante furbastra, in grado di sgranare gli occhioni e di apparire come una malcapitata vedova di guerra che, in fondo, ha solo bisogno che qualcuno le aggiusti la lavatrice, le faccia la spesa, spedisca illegalmente dei dolci alla sorella che vive a Mosca. Sorridiamo di quei genitori deboli, con la testa bassa, vittime di un regime che li fa sentire traditori della Patria se osano pensare liberamente o desiderare qualcosa in più dalla vita.

Allo stesso tempo, però, il sorriso diventa amaro quando ci rendiamo conto della violenza che sta avvenendo, mascherata sotto l’ilarità della situazione. L’insegnante veste i panni di un dittatore, che chiede ai suoi sudditi di rinunciare alla proprio libertà con la promessa che otterranno qualcosa di migliore. Con la promessa che i loro figli saranno trattati come si deve. La punizione, per chi riesce a dire di no, per chi – nonostante tutti gli sforzi – non riesce a chinare la testa, è esemplare. La punizione è violenza pura, bullismo ai limiti della tortura (benché psicologica) e a farne le spese sono quei figli che hanno la sola colpa di non essere privilegiati.

The Teacher

La sceneggiatura di Jarchovský racconta fatti reali, racconta la storia che lui stesso ha vissuto a scuola e lo fa con uno humor che ci sorprende, basato sulla semplicità delle situazioni, sui momenti di imbarazzo, sulla vita stessa. A dare vita alla sua storia sono protagonisti ineccepibili, prima tra tutti l’insegnante stessa, interpretata da Zuzana Mauréry, migliore attrice al Festival del cinema di Karlovy Vary, in Repubblica Ceca. L’attrice è circondata da comprimari interessanti. I giovani protagonisti non brillano più di tanto, perché in fondo al centro della scena ci sono i loro genitori. La fauna che li compone è varia, di tutte le età e di ogni estrazione sociale. C’è il medico, il meccanico, l’invalido. Ad accomunarli c’è la condanna ad essere vittime del sistema, a distinguerli la voglia di sovvertirlo.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 4

3.4