The Last Kingdom: recensione

Una co-produzione nata fra BBC America e BBC Two porta alla realizzazione di The Last Kingdom, serie tv storica che ha debuttato lo scorso sabato nel Regno Unito dopo l’appuntamento settimanale con il Doctor Who. Lo show che vede a lavoro grandi nomi della moderna serialità, è un adattamento piuttosto fedele de ‘L’ultimo Re’, primo romanzo scritto da Bernard Cornwell della saga ‘Le Cronache dei Sassoni’ di cui l’ultimo libro è stato pubblicato in patria intorno al 2011. La serie quindi che riesce a carpire nel migliore dei modi lo stile deciso di Cornwell, si presenta come un prodotto elitario ma fruibile a tutti, capace di raccontare con schiettezza ed  affabilità una parentesi molto complicata della storia inglese.

The Last Kingdom dunque di cui per ora sono previsti 10 episodi è un historical drama stilizzato ed appassionante, capace di convincere fin dal suo incipit cosa che fino ad ora The Bastard Executioner (che divide più o meno lo stesso periodo storico) non è riuscito a fare. Ambientato nel regno di Northumbria intorno all’866 D.C., la storia si concentra sulla gioventù e la crescita emotiva di  Uhtred di Bebbanburg. Il giovane rimasto orfano a causa delle razzie dei vichinghi, viene ‘adottato’ dal conte Ragnar, e cresce in un mondo diverso da quello che ricordava, in una realtà cruda, violenta e senza nessuna religione. Eppure Uhtred riconosce in Ragnar un padre affidabile e scrupoloso;  ma intorno ai venti anni a causa di una vendetta scellerata da parte dello zio, una serie di eventi costringono il ragazzo a gridare a gran voce il trono cristiano che un tempo era suo di diritto, senza pensare che forse fuggire nell’idilliaca Wessex, potrebbe essere un modo per dimenticare il passato e costruirsi un nuovo futuro.

The Last Kingdom

Il protagonista in uno scatto dal pilot

The Last Kingdom è dunque una serie dalle mille sorprese, un affresco di indicibile crudeltà che fotografa una pagina dimenticata ma molto appassionante della storia inglese, un racconto denso di pathos, miti, leggende e sentimenti che quasi trascendono il tempo, una produzione televisiva che nella sua convenzionalità si fa strada nel cuore del pubblico. Molte volte infatti risulta alquanto difficile portare in tv un drama storico e riuscire ad emozionare lo spettatore (e l’esempio palese di Vikings ne è la riprova dato che forse questa è una delle poche serie che ha coniugato le due caratteristiche), The Last Kingdom quasi a voler emulare la produzione di History Channel, concepisce una serie che punta più su i reali sentimenti che sull’archetipo storico. Una scelta questa voluta fortemente sia dai produttori che dallo scrittore stesso, così si riesce non solo a costruire un forte background narrativo ma soprattutto gli avvenimenti non risultano essere ridondati e senza senso.

The Last Kingdom – una serie più che positiva

The Last Kingdom quindi vince dove fino ad ora la serie di Kurt Sutter ha deluso. Entrambe sono costruite seconda una giusta condizione di causa, ma se la serie americana ha preferito perdersi in situazioni oniriche, quella inglese rimane con i piedi per terra, illustrando un puzzle di eventi emotivamente e visibilmente forte, un racconto denso di avvenimenti che catapulta in una realtà difficile ma al tempo stesso molto affascinante.

Giudizio Cinematographe

Regia - 3.4
Sceneggiatura - 4.2
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.4

Voto Finale