Biografilm 2023 – The Gullspång Miracle: recensione

Un documentario fra sacralità e commedia grottesca.

Dopo esser passato dal Tribeca Film Fest e dallo Sheffield DocFest, The Gullspång Miracle di Maria Friedriksson arriva anche in Italia, al Biografilm Festival 2023.

Il documentario parte come una miracolosa storia di ricongiungimento familiare. Le sorelle sessantenni norvegesi, Kari e May, decidono di acquistare una casa nel paesino svedese di Gullspång. Convinte della bontà del loro acquisto da un quadro/segno premonitore, trovato nel salotto della nuova casa, quando si recano in agenzia per concludere la transazione, scoprono che Olaug, la venditrice è sorprendentemente simile alla loro sorella maggiore, Lita, morta per suicidio nel 1988. Inizialmente le due donne introducono Olaug al resto della famiglia, composta da una sorella, un fratello, relativi figli e dai figli di Lita. Veniamo così a sapere che effettivamente i genitori delle donne, nel 1941 diedero via una figlia, la gemella di Lita, per evitare che i nazisti, allora al potere in Norvegia, se ne interessassero – il Reich era ossessionato dagli esperimenti sui gemelli…
l lavoro della Friedriksson prende presto però una piega imprevista e grottesca, quando Olaug e la famiglia di Lita entrano in contrasto a causa di un background culturale e ideologico incompatibile. Olaug è un’ex-militare, di estrazione borghese, fortemente indipendente e atea. Nella famiglia di Lita, di estrazione contadina, sono tutti molto religiosi. Come se non bastasse Olaug scopre che Lita non è morta suicidandosi, ma probabilmente è stata uccisa. Il film a questo punto prende una strana direzionequasi da noir.

The Gullspång Miracle. Fra sacro e grottesco

The Gullspång Miracle Cinematographe.it

La regista stessa racconta all’inizio del film che è stata contattata da Kari e May, quando le due incontrarono Olaug, per documentare quello che secondo le donne era un vero e proprio miracolo. Eppure l’intero impianto filmico semina più di un dubbio sullo statuto dell’opera. Si tratta realmente di una storia così grottesca ripresa nel suo farsi o magari l’autrice e le persone coinvolte hanno manipolato qualche evento? Tutto è girato seguendo una struttura narrativa tipica della finzione, con tanto di climax e vari plot twist disposti alla fine di ognuno dei tre atti da cui è composto il documentario. La grammatica scelta dalla Friedriksson si richiama alla tradizione del cinema sacro nordico. Gli elementi del paesaggio assumono un ruolo simbolico. Abbondano i primi piani espressivi a suggerire una dimensione interiore e trascendente del racconto, come si addice al cinema religioso, secondo il teologo Ayfre (Botta, Cinema e religioni, Carocci, 2010). Nel momento poi in cui la storia assume dei tratti noir, l’autrice accentua il ritmo, usa inquietanti immagini più volte ripetute, come la foto di Lita, poggiata su un riquadro di legno – siamo vicini all’effige di Laura Palmer di Twin Peaks. Le stesse interviste, soprattutto quelle a Olaug hanno un che di artificioso.

Reale o finzionale?

The Gullspång Miracle Cinematographe.it

Per molti versi con The Gullspång Miracle che lo spettatore si trova di fronte a uno dei risultati estremi di una certa tendenza tipica del documentario odierno. Quella che attraverso l’inserimento di documenti visivi, caratterizzati da uno statuto di realtà, in un sistema comunicativo fatto di marche finzionali, in qualche maniera vuole spacciare la realtà per finzione. D’altronde lo statuto di realtà dei documenti in questione è basato sulla scelta della regista di mostrare la propria presenza e sull’assunto che ciò che dicono le persone intervistate sia vero, perché si tratta di un documentario. Và da sé che queste riflessioni invece di chiarire la posizione ontologica dell’opera, rimescolano le carte in tavola ancora una volta.

The Gullspång Miracle: valutazione e conclusione

In definitiva si può sostenere che l’interesse principale che l’opera suscita consiste proprio nella sua capacità di essere un oggetto liminare in grado di porre allo spettatore un interrogativo, al giorno d’oggi fondamentale: qual è il valore di verità di un’immagine? Ci si può fidare di un ipotetico contratto fra autore e spettatore per cui vi è una coincidenza di interessi nello stabilire l’autenticità o meno di un’immagine professionale, nell’odierno landscape multimediale fatto di immagini di tutti i tipi, spacciate per “slice of life”? Al pubblico il compito di trovare una risposta.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Sonoro - 4
Emozione - 3

3.8