Trieste Film Festival in Tour – The Euphoria of Being: recensione del film di Réka Szabó

La recensione di The Euphoria of Being di Réka Szabó, presentato all'interno del Trieste Film Festival in Tour.

La memoria, la danza e il corpo, sono questi i tre cardini intorno ai quali si costruisce The Euphoria of Being, il primo lungometraggio documentario della regista Réka Szabó, ballerina e coreografa, presentato in prima mondiale e trionfatore alla Settimana della Critica di Locarno, pochi giorni prima di essersi aggiudicato il Premio Human Rights nel Concorso documentari del Sarajevo Film Festival ed approdato anche, vincendo il premio Alpe Adria Cinema al Trieste Film Festival 2020. Un documentario così intenso, multi strato, poetico e doloroso, con una protagonista, Éva Fahidi, sopravvissuta ad Auschwitz, piena di vita, sinuosa ed energica, che porta con sé un dramma profondo ed inimmaginabile, non poteva non rientrare nel progetto Trieste Film Festival in Tour, creato da Trieste Film Festival e Lo Scrittoio.

The Euphoria of Being_Cinematographe.itThe Euphoria of Being: una sinergia di più forme d’arte

“È mai possibile parlare letteralmente dall’interno dell’Olocausto, testimoniare dal seno delle fiamme che annientano il testimone?”

Claude Lanzman (Shoah) riflette così intorno all’Olocausto, entrando nel cuore dell’inferno, ritrovando le orribili realtà che aveva vissuto. Réka Szabó porta al cinema la storia della novantatrenne ungherese, Éva Fahidi, l’unica della sua famiglia sopravvissuta all’Olocausto, facendo un lavoro complesso, totale che unisce varie arti – come se una sola non fosse bastata per narrare quell’Inferno -, cinema, letteratura (le memorie della Fahidi, The Soul of Things), teatro (lo spettacolo che portano in giro per l’Europa), parole (i documenti, i pensieri da lei scritti) e ballo (la performance Sea Lavender) per ricordare una delle piaghe più tragiche e dolorose della Storia umana. La scelta di Szabó è diversa, pone al centro la memoria di qualcuno che ha vissuto quei giorni e quegli anni oscuri, che ha conosciuto i luoghi, le voci, le parole di chi ad Auschwitz c’è stato, ha sentito le lacrime, gli odori, ha visto i corpi di chi a Birkenau c’è stato.

“Leggere e basta non è sufficiente. Bisogna vedere e sapere, sapere e vedere indissolubilmente”

Lanzman usa queste parole per parlare della memoria e anche l’opera The Euphoria of Being sceglie la strada del vedere e sapere. Szabó porta Fahidi di fronte allo sguardo spettatoriale e tutto passa attraverso il suo corpo, le sue parole, i suoi occhi in cui si può vedere riflesso ciò che ha visto. Decide di mettere in scena uno spettacolo e farla ballare – uno dei grandi amori che la donna ha nella sua vita e che non l’ha mai abbandonata -, di raccontare la sua vita nel campo di concentramento attraverso il movimento (del corpo, delle mani, delle gambe), attraverso il corpo, proprio per narrare un luogo in cui si arrivava alla cancellazione di esso. Quello che era solo uno spettacolo teatrale diventa un film che unisce la danza alla parola, le coreografie al ricordo – dell’arrivo nel campo, dell’allontanamento dalla propria famiglia, del dopo -, la sinergia del femminile per uno scopo comune. Importante è infatti il rapporto di amicizia che si crea tra le tre donne, di età diverse, eppure solidali, amorevoli le une con le altre.

The Euphoria of Being_Cinematographe.itIl potere del corpo

The Euphoria of Being traccia un ritratto speciale della sua unica protagonista anche grazie ad un’altra ballerina che sembra un alter ego di Fahidi, la giovane Emese Cuhorka. Il film segue i vari stadi della creazione, dal montare le coreografie alla costruzione del rapporto tra le tre donne, passando attraverso il ricordo del passato, e lo spettatore assiste ad un miracolo poetico, due artiste vicine, tanto da sembrare un corpo unico, che si muovono all’unisono, rappresentando le due età della vita (l’una Eva novantatreenne, l’altra la sorella della Fahidi, morta nel campo a 11 anni). The Euphoria of Being è un’opera tragica e coraggiosa in cui passato e presente, i corpi delle due danzatrici, si sovrappongono. Fahidi è una protagonista unica, speciale, carismatica, acuta, una donna che si mette al servizio dell’arte, che non si ferma al corpo ma lo supera – gli strappi, i dolori sono poca cosa per una danzatrice, si va oltre e ogni cosa diventa mezzo per raggiungere altri livelli poetici. Il corpo è per lei una sorta di tempio, un luogo che diventa mezzo di racconto, che esprime energia, vitalità, dolore e poesia; quel corpo, con i suoi movimenti, è ciò di cui lei non ha mai avuto paura, anzi lo ha celebrato. Le performance a volte delicate, a volte divertite, altre tragiche mettono in scena vari momenti della sua esistenza che fanno da contrappunto ai racconti commossi di Eva.

Fahidi racconta di quando danzava nuda di fronte allo specchio, di quanto lei si riconoscesse donna, femminile, consapevole di sé e del suo corpo. L’euforia dell’esistenza del titolo sta proprio in questa vitalità inarginabile che Fahidi ha e porta sullo schermo, nella danza, mentre emerge la tragedia umana.

The Euphoria of Being_Cinematographe.itThe Euphoria of Being: il ricordo di ciò che è stato

The Euphoria of Being è un immergersi nei difficili ricordi del passato, nelle riflessioni sul nazismo e quindi anche sul presente. La protagonista offre i suoi pensieri, portando al centro la memoria, i 49 parenti che hanno perso la vita nei campi, ricorda ciò che può accadere. I ricordi diventano istantanee potenti: le montagne di cadaveri nelle camere a gas, la rasatura dei capelli, le stanze in cui vivono; Eva è sincera fino allo spasimo, è sofferente mentre emergono pezzi di vita che feriscono come lame lei, loro, noi: la donna condanna suo padre talmente interessato al profitto da non partire come facevano le altre famiglie ebree che avevano iniziato a fuggire dall’Ungheria già nel 1935. Diventa cruda quando riporta alla memoria cosa volesse dire essere donna ad Auschwitz: donne nude, sporche, macilente, raggruppate in una scatola, che si toccano inevitabilmente, e questo non può non aver formato la sua femminilità. Essere lì, sola, rasata a zero, senza i genitori e la sorella – che compaiono in un’immagine d’epoca -, pensiero fisso di Eva che non può dimenticare quella bambina di 11 anni che rimarrà tale per sempre.

The Euphoria of Being_cinematographe.itUn dipinto poetico pieno di orrore e potenza

Fahidi celebra quell’euforia dell’esistenza che nonostante il dolore, lo strazio, la solitudine, l’anima, un’esistenza audace con cui sopravvive che si fa contraltare della tragedia della sua famiglia. The Euphoria of Being è un film che tocca nel profondo, e di fronte al nostro sguardo, come un’epifania, compare un dipinto potente di orrore e bellezza (che ricordano le parole di Simone de Beauvoir che scrive che non avrebbe mai immaginato “una simile mescolanza di orrore e bellezza”), di lacrime e sorrisi, di occhi pieni di vita e ricordi pieni di morte, di corpi “induriti” dall’età e altri giovani e vigorosi. Un film di cui c’è bisogno e che serve per sapere ciò che è stato.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4.5
Sonoro - 4
Emozione - 4.5

4.2