Bifest 2019 – The Bra: recensione del film di Veit Helmer

Il regista Veit Helmer presenta The Bra all'interno della categoria Panorama Internazionale al Bari International Film Fest. Nel cast del film Miki Manojlović e Paz Vega.

Diretto dal regista tedesco Veit Helmer, The Bra è presentato all’interno della categoria Panorama Internazionale della decima edizione del Bari International Film Festival, il Bif&st 2019. Ambientato in un quartiere ormai scomparso di Baku, capitale dell’Azerbaijan, racconta la storia di Nurlan, un ferroviere prossimo alla pensione, che proprio durante il suo ultimo giorno di lavoro vede impigliarsi sul suo treno un reggiseno azzurro. L’uomo farà di tutto pur di restituire il femminile indumento alla sua legittima – e sconosciuta – proprietaria.

The Bra: saper parlare senza voce

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THE BRA – feature film by Veit Helmer

Il film ha un’impronta tutta sua già nell’impostazione che vede la completa assenza di dialoghi. Diversamente da un film muto del Cinema delle origini, The Bra vive della sola mancanza della voce lasciando che sia tutto il resto a parlare e suonare. Ci si chiede immediatamente per quale motivo il regista abbia deciso di utilizzare una tecnica così determinante. A guardare – ed ascoltare – The Bra ci si accorge ben presto che proprio la mancanza vocale è l’aiuto più importante verso l’ascolto di tutto quello che circonda i protagonisti di questa storia. Il suono di una risata fragorosa, respiro, ci aiutano ad elevare l’importanza di tutto quel resto che, molto spesso, viene tralasciato.

Un notevole lavoro viene dagli attori di questo progetto cinematografico chiamati a dar vita ai loro personaggi spogliandoli di una voce altrimenti essenziale. Ognuno di loro, a partire dal protagonista Nurlan, interpretato da Predrag ‘Miki’ Manojlovic, riesce a plasmare il proprio ruolo con facilità, servendosi di una mimica certamente accentuata, ma mai veramente forzata. I suoni e i gesti si armonizzano assieme come fossero un tutt’uno imprescindibile. Tutto questo non sarebbe riuscito senza un lavoro di scrittura intimo e genuino, come quello del regista Helmer, che racconta con leggerezza scene di vita quotidiana, lontane dal chiasso di una città poco lontana.

La memoria storica e geografica in The Bra

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THE BRA – feature film by Veit Helmer

A fare da cornice alla storia, le verdi colline alla periferia di Baku, capitale dell’Azerbaijan. Risulta immediatamente chiaro l’intento del regista nel momento in cui vuol sprigionare la bellezza scenografica di luoghi probabilmente poco conosciuti per noi abitanti dell’area occidentale. Servendosi di una fotografia brillante, a tratti sfumata, quasi fiabesca, lo spettatore è avvolto dal calore di un quartiere brulicante di vita, ma al tempo stesso racchiuso nell’intimità di una periferia lontana dal centro della capitale. E l’arrivo del treno, che giornalmente attraversa letteralmente il quartiere, quasi disturba la quotidianità dei suoi abitanti che, su quei binari, ci vivono.

Un reggiseno perduto e un ferroviere in pensione non sono quindi che espedienti per raccontare un frammento di vite in un determinato luogo; un luogo speciale, prescelto fra tanti – come ha voluto affermare lo stesso regista durante la presentazione del suo film – meritevole di un racconto tutto suo.

E qui, ancora una volta, l’importanza del non parlato, che lasci spazio all’amplificazione di tutti gli altri suoni e rumori come a voler enfatizzare ancora di più la storia, le situazioni – a tratti comicamente esasperate – il viaggio di un uomo alla ricerca di qualcuna, o qualcosa.

Un elogio alla donna?

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Pur non esente da elementi – tecnici e narrativi – poco convincenti, The Bra potrebbe persino proporsi anche come elogio alla donna e, più in particolare, alla figura femminile. Così come nella fiaba di Cenerentola, in cui il Principe ordina che si cerchi la legittima proprietaria della scarpetta di cristallo facendola indossare a tutte le ragazze del Regno, così nel film di Veit Helmer il seno delle donne diventa protagonista in tutte le sue forme. Eppure non c’è mai volgarità nella messa in scena di un semi-nudo che risulta, al contrario, un’ode alla vera bellezza, quella imperfetta, quindi reale, autentica. Il cast è composto per la maggior parte da attrici da cui spiccano Maia Morgenstern e Paz Vega.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 4
Emozione - 3

3.3