TS+FF 2022 – The Artifice Girl: recensione del film di Franklin Ritch

Presentato al Trieste Science+Fiction Festival 2022, The Artifice Girl è una riflessione profonda su etica, autonomia e consenso.

The Artifice Girl è l’esordio alla regia nel lungometraggio di finzione di Franklin Ritch, anteprima italiana al Trieste Science Fiction Festival (Trieste, dall’1 al 6 novembre 2022), è uno di quei film che dona agli spettatori un intreccio semplice e contenuto. A diventare fondamentale è proprio la storia, la vera e propria star.

L’immagine popolare della fantascienza è spesso piena di gadget strabilianti, macchine volanti, forme futuristiche e spade laser che illuminano un mondo distopico che deve ancora essere. Tuttavia, quando si arriva al nocciolo della questione, si tratta di una storia che richiede solo un’idea e una visione per un futuro ricco di possibilità.

The Artifice Girl: un film che racconta la profondità della coscienza

Garreth (il regista Franklin Ritch), uno scienziato informatico, è nei guai, viene portato nell’ufficio nel seminterrato dall’agente speciale Dena (Sinda Nichols) e dal suo riluttante partner, l’agente speciale Amos (David Girard). Sanno che il ragazzo è stato in parti del web dove non avrebbe dovuto essere. Vogliono confermare la sua identità. Probabilmente ne sanno molto di più, ma non si sentono del tutto pronti a crederci. A tempo debito, il dialogo si trasforma in un interrogatorio. Garreth, proprio durante questo incontro ammette la verità, non è un criminale della peggior specie, un adescatore di bambini, ma un vigilante con un’insolita complice di nome Cherry (Tatum Matthews) che non è una bambina scomparsa, come pensavano, invece è un’intelligenza artificiale. Cherry, l’IA di Garreth, non ha ancora molto da fare, appare sullo schermo, una ragazzina bionda, confusa, fragile, con gli occhi azzurri, è proprio uguale ad una ragazzina eppure non lo è. Dena e Amos analizzano il viso, la parola, cercano gli errori, la falsità, segni rivelatori di umanità o macchinari. Eppure non emerge nulla, chiunque potrebbe cadere in errore, confondersi. I due agenti chiedono a Garreth di lavorare con loro. Ecco il primo enigma, il primo dubbio e l’ingegnere chiederà consiglio proprio alla sua creatura.

The Artifice Girl è un piccolo film con grandissime idee: esplora le profondità della coscienza, del consenso, le leggi della robotica e dove vengono meno, la profondità del trauma e i suoi effetti sul comportamento futuro, affronta tutto ciò con sfumature sorprendenti e intelligenza emotiva. L’opera è intima, claustrofobica, capace di tenersi lontana dai tanti cliché di genere che riflettono sul rapporto uomo-intelligenza artificiale e il modo in cui l’essere umano si rapporta con sé stesso e con la moralità. 

Il gruppo cerca di trovare un modo per collaborare insieme per usare la sua creazione unica per prevenire crimini futuri, ma si imbatte in questioni etiche che né ciascun elemento della squadra né il mondo sono preparati ad affrontare.

Una favola che si spinge al di là dei limiti

Il film si apre con una lunga scena in un’unica stanza senza finestre che offre al regista Franklin Ritch la possibilità di creare una tensione fortissima, elemento sempre presente. Coinvolge un’entità utilizzata per rintracciare e perseguire i trasgressori più vili.

Ritch utilizza una struttura teatrale, in tre atti, ognuno ambientato in una stanza differente – hanno lavorato durante il lockdown e dunque la scelta è funzionale al periodo -, che esplora lo stato dei nostri personaggi in vari punti durante la loro esistenza, ognuno dei quali è ambientato in interni anonimi che consentono allo spettatore di immaginare il mondo esterno che cambia.

Il secondo atto è ambientato 15 anni dopo, sempre in un’unica stanza, e si occupa dell’impatto del cambiamento tecnologico e dell’evoluzione dell’IA. Nel terzo atto, solo Gareth è vivo, ora è anziano, interpretato con calma e inquieta autorità da Lance Henriksen. L’intelligenza è cambiata ancora. C’è un riferimento a Frankenstein in cui il creatore incontra il suo mostro, ma la principale preoccupazione di questo mostro è capire e aiutare i vulnerabili. Quella macchina “abbastanza semplice”, che si impegna in una conversazione, utilizzando una serie predefinita di risposte, si è evoluta, ha iniziato ad avere emozioni, anche lei può dare il consenso. A che punto qualcosa/qualcuno è considerato abbastanza autonomo da essere degno di diritti, umani o meno?

La scenografia è minima, ma efficace, non abbiamo bisogno di molto per capire che siamo nel futuro. I quattro protagonisti principali si evolvono con l’evolversi del film, tutti cominciano a mettere in discussione non solo le motivazioni del loro viaggio ma anche la loro umanità. Se Garreth è fermamente convinto che la sua creazione sia uno strumento e sarà usata come tale, Amos è sempre più insicuro sui suoi sentimenti verso il progetto, si riflette sui grandi temi e lo spettatore inevitabilmente partecipa a tutto questo.

The Artifice Girl si spinge oltre i limiti, uno dei punti centrali e forti è la scrittura, i dialoghi sono misurati eppure incalzanti, pieni di rimandi, potenti per l’importanza degli argomenti messi in campo.

The Artifice Girl: una riflessione profonda su etica, autonomia e consenso

The Artifice Girl è un eccezionale esempio di fantascienza indipendente, è una riflessione, profondamente drammatica sull’etica, sull’autonomia e sul consenso, è una storia simbolica che va, come spesso accade, al di là della fantascienza stessa (il rapporto tra Garreth e Cherry, Cherry e gli umani, Cherry e paradossalmente sé stessa). Ritch pone domande difficili, pone in piccole stanze da cui non entra un filo di luce e sembra che il tutto sia ancora più drammatico e oscuro. Nonostante Cherry non sia una bambina vera, iniziamo a considerarla come tale, e lo spettatore prova empatia più per lei che per Garreth, anche se lui stesso ha una storia complicata da raccontare. Come ogni opera di fantascienza, The Artifice Girl ci costringe a mettere in discussione noi stessi e il mondo, la fantascienza è il mezzo per andare oltre.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4.5
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4.5

4.2