Tetris: recensione del film su Apple TV+

Bizzarro, ma non da depennare: Tetris è il nuovo film di Jon S. Baird, disponibile sulla piattaforma di streaming Apple TV+. Adatto a tutte le generazioni, soprattutto le più giovani.

Tetris è il nuovo film di Apple TV+: intorno al debutto del film sulla piattaforma streaming (che ormai è sempre più garante di titoli di alto livello, soprattutto per quanto riguarda le produzioni di serie tv – vedasi, Shrinking) c’è stato parecchio hype ed è triste come le aspettative di gran parte della critica sembrano essere state tradite.

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Tetris è disponibile su Apple TV+ dallo scorso 31 marzo: il film, diretto dal regista Jon S. Baird, vanta un cast corposo e una colonna sonora che ben si accompagna alle grafiche a 8 bit, dando alla pellicola un look pop e Anni Ottanta che non passa certo inosservato.

La sfida in questo genere di “biopic” è sempre importante: romanzare fatti realmente accaduti porta con sé sempre il rischio di cadere in alcune pecche, a volte per difetto, forse in questo caso per eccesso. Perché il film di Jon S. Baird non ha paura di sembrare un incastro di tetramini di colori diversi, non si fa intimidire dalle facili opinioni contrastanti e ci regala un prodotto dove la commistione di generi porta a un risvolto thriller, mentre un film che parla di videogame incontra il substrato della politica e dello spionaggio.

Tetris: la trama in breve del film di Apple TV+

Quando Alexey Pajitnov (Nikita Efremov) – che di mestiere fa il ricercatore all’Accademia Sovietica delle Scienze di Mosca – nel 1984 crea, quasi per caso e per puro diletto e intrattenimento personale – il videogame Tetris, probabilmente l’uomo non ha la più pallida idea di avere tra le mani una delle idee creative più redditizie del decennio.

Henk Rogers (Taron Ewerton) è un programmatore di videogame di origini olandesi, naturalizzato americano e stabile a Tokyo: quando durante una fiera di settore a Las Vegas l’uomo si imbatte nel videogame del russo, Tetris, è subito vero amore. Il lavoro di Henk è quello dei suoi sogni, ma il tenore di vita no: l’uomo sogna in grande, l’American Dream è per lui really, really big e quindi la sua ambizione è tale da fare di tutto per accaparrarsi i diritti in suolo giapponese del videogame Tetris. Con la sua sfrontata caparbia, il suo innato senso del rischio e la sua intraprendente voglia di rivalsa, Henk riesce a convincere il suo banchiere a ricevere finanziamenti per ben 3 milioni di dollari in modo da diventare editore di Tetris per la Nintendo. Ma quando ci sono tanti, tantissimi soldi pronti a muoversi nell’oceano del capitalismo come un enorme banco di sardine, i duri iniziano a giocare.

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Il film racconta in che modo Henk Rogers è riuscito ad ottenere i diritti su Tetris dopo essersi scontrato con avversari del settore a dir poco famelici: la guerra legale sulla licenza e la distribuzione del videogioco si fa così intensa e intricata tanto da coinvolgere pesci ben più grossi, come il sistema politico russo e la KGB.

Perché vale la pena guardare Tetris (e perché il film di Apple TV+ non è un fiasco come molti dicono)

Ma quindi perché Tetris non è alla fine un’opera di cui dimenticarsi? Per diversi motivi: innanzitutto, il cast. L’attore protagonista, Taron Egerton, è uno dei volti più promettenti dello star system oggi (ed è accompagnato da personalità quali Roger Allam e Toby Jones).

Ma non solo, in secondo luogo parliamo dei temi e dello stile di Tetris: se non vi piace che la spy-story si intrecci al biopic, per prima cosa, non è detto che il tratto bizzarro del film venga a essere però unicamente una pecca, bensì invece un supporto a una sceneggiatura che altrimenti avrebbe fatto fatica a reggere la durata di circa due ore intrattenendo senza annoiare il pubblico. E cosa c’è di meglio se non una mescolanza di generi e un pizzico d’azione per tenere vivo l’interesse di spettatori dai gusti diversi?

Tetris è un film altamente versatile, fruibile da un pubblico di tutte le fasce di età (a partire dai più piccoli) che con sguardo nostalgico racconta dell’uscita del primo Game Boy targato Nintendo, una pietra miliare nell’universo video ludico che ancora oggi fa venire “gli occhi a cuoricino” a diverse generazioni.

Inoltre, dal film Tetris emergono tanti cliché, quanti temi interessanti: il sogno americano di Henk Rogers non è dipinto con altrettanta potenza emotiva e visiva come in un film quale The Founder, eppure è innegabile che l’ambizione del personaggio protagonista sia coinvolgente, trascinante e si qualifichi con una sfumatura positiva, soprattutto per le generazioni più giovani che hanno bisogno di essere sì consapevoli del rischio, ma di imparare anche a buttarsi a capofitto nei propri sogni, a non lasciarli chiusi nel cassetto, a non demordere ai primi ostacoli. Un film, quindi, dove i sogni sono l’oggetto principale e il veicolo per trasformare la propria realtà.

Un film che dal punto di vista occidentale narra del crollo del regime comunista nell’ex URSS e di come gli stereotipi sul popolo russo siano invece da smantellare: non è vero che il russo ne esce dipinto come cinico e freddo, pensiamo invece al ritratto che Nikita Efremov fa di Pajitnov, un uomo genuino, lontano dall’avidità capitalista di chi cerca di controllarlo, una mente che anche nel più arido dei terreni è riuscito a creare qualcosa di geniale, di fantastico, di semplice nella stupefacente perfezione di una scienza quale la matematica.

Tetris: conclusione e valutazione finale

La regia e la sceneggiatura non sarebbero altrettanto gradevoli da digerire – i dialoghi non brillano, i movimenti della cinepresa e degli attori sembrano congelati, a tratti – se non fossero accompagnate da una colonna sonora efficace, unitamente a una fotografia di qualità e all’incastro di elementi grafici a 8 bit che contribuiscono a rendere ancora più weird il film di Jon S. Baird.

Regia - 2
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

2.7

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