Tapirulàn: recensione del film di e con Claudia Gerini

Tapirulàn è il primo film che vede Claudia Gerini protagonista sia come attrice che come regista.

Guardare il mondo attraverso un vetro o, ancora più spesso, attraverso uno schermo. Negli ultimi due anni questa è stata la condizione che ha accomunato la quasi totalità della popolazione globale. Per molti ha rappresentato una vera e propria gabbia, dalla quale fuggire non appena le regole lo avrebbero permesso. Alcuni, invece, si sono trovati a proprio agio ed hanno avuto la sensazione di essere quasi protetti da questo “filtro”, decidendo di mantenere la propria distanza sociale dal resto del mondo. Questo è, ad esempio, ciò che fa Emma, la protagonista di Tapirulàn, nel film che segna l’esordio alla regia di Claudia Gerini e che arriverà nelle sale italiane il 5 maggio 2022.

Tapirulàn, Claudia Gerini è Emma nel suo primo film da regista

Tapirulàn, il film di Claudia Gerini - Cinematographe.it

Claudia Gerini, a 25 anni esatti dal suo esordio sul grande schermo, ha scelto di passare (anche) dall’altra parte della camera da presa per raccontare la storia di Emma, da lei stessa interpretata. L’attrice e neo regista romana ha ammesso di essersi innamorata del personaggio sin dalla prima lettura del soggetto e, dopo aver visionato il film, risulta piuttosto semplice comprenderne i motivi. Emma rappresenta infatti un po’ tutti noi: una donna che corre tutto il giorno, tutti i giorni, sul tapis roulant, allo stesso modo in cui la maggior parte delle persone corre durante il proprio quotidiano, che sia fisicamente da un posto all’altro o semplicemente da un pensiero all’altro all’interno della propria testa. Fa la counselor online e offre assistenza psicologica a chiunque ne abbia bisogno, 7 giorni su 7, h24: tutto, pur di non pensare ai propri problemi e a tutti quei pensieri repressi in un angolo della mente e del cuore, mantenendo un equilibrio che risulta estremamente precario fin dalle prime scene. Una bomba ad orologeria che potrebbe esplodere da un momento all’altro, se arrivasse la goccia capace di far traboccare un vaso solo apparentemente integro. E tale goccia arriva quasi subito nel film, spingendo Emma a fare i conti con i fantasmi del passato e a prendere una decisione che non avrebbe mai pensato di dover prendere.

Il “circuito” di Emma procede tra corse e brusche frenate in Tapirulàn

Tapirulàn, il film di Claudia Gerini - Cinematographe.it

Tapirulàn ci propone un ritmo che risulta fedele alla personalità di Claudia Gerini: alterna infatti momenti veloci di ilarità ad altri estremamente drammatici e lenti. Sin da subito ci ritroviamo a conoscere persone costrette ad affrontare drammi differenti: dalla donna maltrattata dal marito all’uomo in preda ad un ormai incontrollabile disturbo ossessivo-compulsivo, fino ad arrivare al padre che convive con un drammatico senso di colpa riguardante la morte di sua figlia. Emma è lì, cambia il tono di voce così come cambia velocità del tapis roulant, per offrire a ciascuno dei suoi pazienti/clienti il supporto adeguato. Analizzando loro, analizza anche se stessa: anche lei è infatti una donna che ha subito violenza, una persona che non trova il coraggio di uscire di casa, un’anima che ad un certo punto della sua vita ha tentato di liberarsi tramite gesti estremi di autolesionismo. La sua estrema empatia e la voglia di alleggerire le vite vite la rende una supereroina moderna ma la domanda che preme chi osserva è inevitabilmente la seguente: chi salverà lei? chi rimetterà insieme i suoi pezzi rotti? Alla fine la risposta è quella della quale tutti noi dovremmo essere consapevoli per poterci evolvere e fare un passo in avanti nella vita. Infatti, se è vero che nessuno si salva da solo, è altrettanto vero che solo noi stessi possiamo guardare in faccia i nostri blocchi, passarci in mezzo e trovare il modo di rimuoverli definitivamente.

Pur essendo alla sua prima esperienza da regista, Claudia Gerini trova il modo di portare sullo schermo uno stile di regia convincente, donando ritmo alla narrazione nel momento in cui la mente di Emma corre come il tappeto del tapis roulant. Quando però la sua testa viene paralizzata dai tentacoli dell’ansia e del panico, anche il film rallenta, facendo percepire a chi guarda tutto il senso di claustrofobia che la protagonista vive all’interno della sua bolla vetrata. Un soffocamento emotivo che viene allentato nel momento in cui Emma trova la forza di scendere dal tapis roulant, così come un criceto che scende dalla ruota che lo imprigiona e ipnotizza per tutta la vita, affrontando a testa alta quel mondo che tanto le ha tolto quando era ancora una ragazzina ma che, proprio per questo, è pronto a farsi perdonare regalandole una strada illuminata dal sole attraverso la quale correre verso il futuro.

Insomma, Tapirulàn rappresenta un film dai toni prettamente drammatici, pronto però ad offrire al pubblico uno spiraglio di speranza tramite un lieto fine di cui tutti abbiamo più bisogno che mai. Una critica all’iperindividualismo e all’indifferenza che regna nella nostra società ed un conseguente invito a ritrovare (o trovare per la prima volta) quell’empatia che donerebbe nuovamente senso alle nostre vite frenetiche.

Leggi anche Tapirulàn: la nostra intervista video a Claudia Gerini sul red carpet del film

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

2.9