Takano Tofu: recensione del film vincitore del Far East Film Festival 2024

Il film di Mihara Mitsuhiro è un'opera matura e da gustare a strati, lentamente, per assaporarne l'essenza intima, familiare e genuina che ha in sé.

Alla 26esima edizione del Far East Film Festival, che anche quest’anno si è svolto nella cornice del Teatro Nuovo Giovanni da Udine in Friuli, il Giappone trionfa con il regista Mihara Mitsuhiro e il suo Takano Tofu.

Un film ampiamente applaudito in sala dal pubblico del festival che ha concesso al regista, lì presente, diversi minuti di applausi e standing ovation. Questo comedy-drama nipponico racconta molto del Sol Levante, sia a livello sociale e intimistico, che a livello culturale portando sullo schermo la tradizione del tofu, il formaggio di soia tipico della cucina asiatica.

Takano Tofu, la trama in breve

Il film racconta la storia di Tatsuo (Tatsuya Fuji) e della figlia Haru (Aso Kumiko), entrambi impegnati a portare avanti da anni una bottega artigianale di tofu, rinomata in tutto il Paese per la qualità delle sue materie prime. Accanto a questo fulcro centrale, c’è il racconto del rapporto tra padre e figlia, dello scontro generazionale tra idee diverse sull’evoluzione commerciale del prodotto, della difficoltà di accettare il cambiamento e lasciarsi alle spalle le vecchie abitudini.

Tatsuo vuole trovare ad Haru un compagno per la vita, che sia però all’altezza della figlia e delle sue aspettative, ma nel mentre scoprirà egli stesso che non è mai troppo tardi per trovare qualcuno che possa far riscoprire cosa significa amare.

Un dramma “bipolare”, leggero e intenso allo stesso tempo: Takano Tofu è una pellicola squisita

Tatsuya Fuji domina e buca lo schermo in questo delicato film di Mihara Mitsuhiro, portando in scena un altro artigiano burbero – in passato lo avevamo già visto confrontarsi con questa tipologia di personaggi in altri due film – dal cuore tenero, che riesce a rivelarsi in tutta la sua umanità quando l’affetto tocca le corde giuste della sua anima.

Il racconto della tradizione artigianale del tofu è commovente quasi come la stessa storia tra i due protagonisti, il padre e la figlia: il regista nel suo Takano Tofu concede ampio campo alle scene che mostrano la preparazione del tofu, con lunghe sequenze in cui lo spettatore è immerso in questa arte di quotidiano sapere, guidato dai gesti lenti e maestri di Tatsuo che ha tutto un suo modo di fare – e mal volentieri cede alla figlia alcuni passaggi fondamentali della cagliatura della soia.

Un ventaglio di personaggi spalle al fianco di Tatsuo colorano il film con momenti di riso e leggerezza: sono gli amici di sempre, quelli del quartiere, che si incontrano dal barbiere per scambiare quelle quattro chiacchiere che rompono la monotonia delle giornate spesso fin troppo uguali nella terza età di un uomo. Qui il fattore generazionale è pregnante: il regista ha sottolineato, in presentazione al film sul palco del festival, che oggi Tatsuya Fuji è l’attore protagonista più anziano del Giappone. Eppure, l’attore si muove davanti alla camera con un’eleganza e una tridimensionalità immense, dando prova di una maestria difficilmente raggiungibile in breve tempo anche dai giovani più talentosi.

ll personaggio di Tatsuo è cocciuto, caparbio e refrattario al cambiamento; mentre la figlia Haru sogna di esportare il tofu della piccola bottega, di venderlo alla grande distribuzione e di inventare nuove ricette, il padre difficilmente vuole aprirsi a nuove idee e prospettive. Ma l’incontro con una donna e il riscoprirsi dell’amore porterà Tatsuo a guardare il mondo che gli sta davanti con occhi diversi, ritrovando se stesso e ciò che può ancora essere nel domani nella dimensione del calore familiare.

L’affetto della famiglia è centrale in questa pellicola: si parla di eredità, ma soprattutto di focolare domestico, mentre il regista mostra anche quella dimensione così pacata, quieta, come sospesa nel tempo che assume la quotidianità di una famiglia semplice nel Giappone odierno. Il film è quindi uno spaccato di vita quotidiana che appare molto lontano a uno spettatore occidentale ma che proprio per questo ammalia, cattura, per la bellezza della diversità.

La regia perfetta, precisa e meticolosa in ogni movimento di camera ma scevra di formalismi e orpelli superflui, dà il giusto ritmo a una narrazione che si sviluppa priva di blocchi, linearmente ma con le giuste curve e sfumature. Si ride, sì, ma scendono anche le lacrimucce: Takano Tofu sa commuovere il pubblico e indubbiamente sa farsi amare – così tanto, da vincere il Far East Film Festival 2024.

Valutazione e conclusione

Il film di Mihara Mitsuhiro è un’opera matura e da gustare a strati, lentamente, per assaporarne l’essenza intima, familiare e genuina che ha in sé. Il pregio primario di questa pellicola è sicuramente il suo cast, dove l’attore Tatsuya Fuji si distingue per un’interpretazione superba, al fianco di una bravissima Aso Kumiko, anch’essa capace di dare al suo personaggio una dolcezza e uno spessore che non passano inosservati.

La regia si rivela impeccabile, frutto di una lunga esperienza e non pecca di eccesso formale, ma si accompagna in maniera fluida e leggera al tono di una sceneggiatura che si fa apprezzare e si dispiega senza intoppi nei 120 minuti di durata della pellicola.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Recitazione - 4
Fotografia - 4
Sonoro - 3
Emozione - 4

3.8