Super Dark Times: recensione del film

La recensione di Super Dark Times, un thriller che è allo stesso tempo un teen drama con sfumature horror, diretta da Kevin Phillips con Owen Campbell e Charlie Tahan nel cast

Il male viene fatto senza sforzo, naturalmente, è l’opera del fato, diceva Charles Baudelaire.

Queste poche parole potrebbero essere sostituite alla sinossi di Super Dark Times, questa piccola perla uscita nel settembre del 2017 negli Stati Uniti che Netflix regala al pubblico italiano che non ha potuto vederlo in sala.

Super Dark Times cinematographe

Sì, perché la folle piega inaspettata e scabrosa che le vite di Zach, Josh e Allison prendono è data da uno scherzo del destino, una concatenazione di stupide cose che hanno catapultato i due ragazzi nel guaio più grosso immaginabile. Ma se è vero che la sorte agisce indiscriminatamente e con noncuranza, è anche vero che poi è l’uomo che, dopo averla subita, ne può diventare l’artefice.
Ed è in questo che Zack e Josh si differenziano, imboccando due strade parallele, che a volte sembrano avvicinarsi fino a toccarsi nel terreno della pazzia, ma che poi si allontanano vertiginosamente. Quella di Zach verso la razionalità e la “normalità”, pur trafitta da mille sensi di colpa; quella di Josh diretta verso gli inferi, in una discesa senza freni.

Super Dark Times è un thriller, ma anche un teen drama con sfumature horror.

Da tutti questi generi attinge un po’, assumendo le sembianze di un interessante mix, intrigante proprio perché inconsueto. Sono gli Stati Uniti degli anni ’90, ma ce ne accorgiamo solo perché Zach ascolta la musica dalle cassette e perché Allison gli scrive sul gesso della mano rotta il suo numero di casa e non di cellulare, perché l’attualità delle tematiche è totale. Soprattutto in America, dove la violenza giovanile su larga scala è un problema serissimo, questo film è uno spunto di riflessione significativo: cosa c’è nella mente di un ragazzo che – per esempio – entra in una scuola e uccide decine di compagni? Qual è l’evento, nella storia personale di un futuro “baby” killer, ad avergli innestato il seme della tragedia avvenire? Super Dark Time dice che può essere, appunto, uno scherzo della sorte a poter spalancare le porte dell’irrimediabile.

Super Dark times cinematographe

Super Dark Times è un film potente, che non lascia indifferenti. Lo è perché è ben scritto (la sceneggiatura è di Ben Collins e Luke Piotrowski). Dà una dimensione al mondo adolescenziale molto cruda e autentica: non ci sono ghirigori, ma ci sono i fuck, le fisse sul sesso e quei cazzeggi pomeridiani annoiati, stupidi e incoscienti che accomunano tutti i sedicenni del mondo.

È soprattutto un film girato alla grande da Kevin Philips, che dà pathos vorticando intorno ai protagonisti, avvicinandocisi ed entrando persino nei sogni per mostrare i loro occhi cambiati, la loro dannazione.
Owen Campbell (Zack) e l’inquietante Charlie Tahan (Josh) sono autori di due prove eccezionali, che impreziosiscono l’opera di due personaggi complessi e “fluidi”, in perenne cambiamento: prima amici per la pelle che sfogliano l’annuario per individuare le ragazze più carine, poi complici di un crimine e, infine, nemici.

Super Dark Times è un film che sa essere anche molto brutale, e per questo è vietato ai minori di 14 anni, nonostante i personaggi abbiano pressoché quell’età. È un film che merita di essere visto perché è anche coraggioso. Parla dei giovani ma sbatte la porta in faccia al cool, preferendogli una veridicità più sporca e meno patinata, ma per questo ancor più aggressiva e accattivante.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.7