Solis: recensione del film di Carl Strathie

Presentato al Trieste+Science Fiction 2018, Solis è un ottimo esercizio di stile, un survival movie interstellare che, pur peccando in alcuni punti, resta un film coinvolgente e a tratti terrificante.

Solis comincia con un uomo che si risveglia a bordo di una navicella spaziale alla deriva nello spazio. Si chiama Troy Holloway (Steven Ogg), è un ingegnere e si trovava su un asteroide per una missione di routine, per capire quali minerali si potevano estrarre da quell’enorme sasso in viaggio per lo spazio. Un’esplosione ha ridotto l’asteroide in frantumi, ucciso i suoi due compagni e ora si ritrova lanciato a tutta velocità verso il sole, con i sistemi di guida e controllo praticamente fuori uso, la sola tuta e la radio funzionanti e la sola voce della Comandante Roberts (Alice Lowe) dall’altro capo dell’universo come aiuto.
Mano a mano che il tempo passa, Troy realizza in modo sempre più chiaro che le sue possibilità di salvezza sono praticamente nulle, appese al lumicino, con la riserva di ossigeno che si fa sempre più scarsa, la navicella sempre più ingovernabile e vicina alla distruzione. In breve il suo dialogo con Roberts diventerà anche un momento di riflessione, di confessione, un bilancio sulla sua esistenza, mentre lotta sempre più strenuamente per salvarsi la vita.

Solis: un uomo e la sua consapevolezza

Diretto e scritto da Carl Strathie (Hallows e Dark Encounter), Solis è costruito attorno all’ottima prova d’attore di uno Steven Ogg perfetto nel donarci il ritratto a tutto tondo di un uomo qualunque, burbero, intrattabile, pieno di ferite, risorse e coraggio, ma umanissimo nel suo essere ad un tempo terrorizzato dalla morte e dalla vita.
Claustrofobico, sempre catturato da una tensione ammorbidita nei momenti più forti da confessioni, rivelazioni e da una struggente tristezza, Solis altro non è che la storia di un uomo che, quasi sicuro di morire, cerca di dimostrare a se stesso di non essere il debole, succube, perdente che ha sempre pensato di essere.
La telecamera ci guida in una navicella che è ad un tempo salvezza e condanna, alleata e peggior nemico di questo piccolo essere sperduto in un universo che non ha nulla di meraviglioso e affascinante, venendo descritto come un enorme mostro, un abisso pronto ad inghiottire qualsiasi forma di vita, qualsiasi speranza senza remore.

Solis: un film che sa affascinare ma che pecca di non seguire pienamente la via del terrore

Solis Cinematographe.it

Per quanto Solis affascini con alcuni colpi di scena e con lo svelare poco a poco la verità, la realtà inerente la natura del protagonista e il suo passato, il film di Strathie ha però il difetto di non seguire fino in fondo la via della paura, del terrore, e neppure quella di un esistenzialismo riflessivo, scegliendo una strada ibrida che sovente pecca di coerenza e di incisività.
Perché se si sceglie un naturalismo, un iperrealismo della vicenda che avvolge personaggi, eventi ed evoluzione degli stessi, virare verso una finzione sovente retorica, sentimentale,  che soffoca l’iniziale esistenzialismo e porta il tutto verso un rapido collasso delle potenzialità espressive e di contenuto, confonde e rende diseguale l’insieme.
Dall’essere un film che ci parla dell’esistenza, di un’esistenza mascherandola da survival movie interstellare, Solis alla fine si accontenta di una ricerca emotiva e di una retorica filmica abbastanza desueta, abbraccia la retorica hollywoodiana in modo sorprendente e pure un po’ bolso.

Solis: un survival movie interstellare

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Peccato, perché Solis regala scene d’azione molto appassionanti, nonché momenti di ottimo cinema, e Ogg è assolutamente perfetto nel dominare ogni singola scena, nel farci apprezzare quest’uomo impaurito ma mai domo, umanissimo.
Ma il problema di base sta nella sceneggiatura poco decisa su quale direzione prendere, nei dialoghi che in certi momenti toccano le corde di una drammaticità un po’ arrangiata e smielata, assolutamente incoerente.
Tuttavia la robustissima regia, gli ottimi effetti speciali, la suspense sono tali che comunque Solis può se non altro rivendicare l’essere un ottimo esercizio di stile, un’avventura poco fantasiosa ma molto coinvolgente, in certi momenti quasi terrificante.
Di certo farà passare a molti la voglia di viaggiare nello spazio.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.1