Sex: recensione del film diretto da Dag Johan Haugerud

Con Sex, Love e Dreams, Dag Johan Haugerud completa la trilogia sulle relazioni dei sentimenti... ma non è l'ordine cinematografico ad esser importante! Vincitore del Premio Europa Cinemas Label alla Berlinale 74, il film è al cinema dal 15 maggio 2025.

Per Sex una critica con l’intento di un’analisi metaforica, che consideri il terzo capitolo costruito di diverse “prime volte”. Una prima volta in cui l’essenzialità narrativa perfeziona un solo e unico concetto: le relazioni. Una seconda prima volta per smentire che si tratti di un concetto astratto; esso è naturalizzato nelle definizioni di essere umano, contenitore ingrato ma perfetto, associato alla rottura interiore di più e molteplici sfere che assecondano un cinema che si presta unicamente a essere mezzo interpretativo. Una terza prima volta è la consapevolezza dell’ingratitudine tutta umana rispetto al possesso di un’anima indomata. Sex è il capitolo primo (o ultimo) di un ingorgo organico dei sentimenti, contrastati e contrastanti mai spietati in una finta resa, spesso osannati, rispetto alle aspettative dolciastre ma irreali che Dag Johan Haugerud racconta come storia di vita ordinaria.

 Sex: l’evoluzione dell’identità del dubbio 

Sex recensione Cinematographe.it

Protagonista è il dubbio. Il dubbio crescente che si subordina al cambiamento di molteplici evoluzioni vitali. Nel mondo animale la metamorfosi avviene molto più in fretta restando intatta rispetto all’evidenza estetica e incorporando quella sequenzialità linfatica che permette un deterioramento senza predisporre alcuna informazione nell’anima di un animale. Nell’essere umano, invece, si diventa animali crescendo, ci si imbastardisce concedendosi la possibilità di poche fortune, tra queste il dubbio, il dubbio sulla propria identità, sulla propria ostinazione, sulla propria predisposizione a una responsabilità vitale rispetto a un’altra. In Sex, il dialogo è un disturbo nevrotico che dà inizio a una lotta mentale: due spazzacamini occupati in due classici matrimoni monogami avanzano in conversazioni che hanno poco a vedere con l’esercizio della propria mascolinità, lasciandosi andare a dichiarazioni oltre il loro contesto, oltre la parola oltre l’intenzione di genere. Ampiezza registica per la quale Sex ottiene e conquista pian piano l’attenzione senza provocare alcun sospetto.

Le incomprensioni, le attrazioni, la sessualità non hanno alcun genere

Sex recensione Cinematographe.it

A rendere “massiccia” la corporatura dei due uomini è il loro racconto, mezzo di misura del film che non pone in atto dinamiche particolari, né immagini impattanti ma, cambiando prospettive metodiche, giunge, senza staccare il piano dalla parola, in un’estetica fredda dalle architetture scandinave. Le loro rivelazioni dimorano nel senso profondo di una sessualità non solo materiale ma anche spirituale, che per genesi etimologica è donna ed è sempre associata a un universo prettamente femminile. Il regista capovolge lo schema del set e rende chiaro, senza dichiararlo con enfasi, che i desideri, le incomprensioni, l’attrazione, la sensibilità sono aspetti umani che riguardano chiunque.

La morale della realtà nell’immaginazione

Uno dei due è attratto dal suo stesso sesso, lo dichiara alla moglie che percepisce la cosa come crisi coniugale. L’altro racconta di un sogno ricorrente in cui lui è la donna impegnata in una relazione con David Bowie; ma in questo caso, la sua rivelazione, trattandosi solo di un sogno, viene compresa non solo dalla moglie ma anche dal figlio. E questa è la morale ipocrita!

Il dunque? Non esiste alcun dunque, è solo analisi. Analisi cinematografica che rappresenta analisi reali affrontante con la consapevolezza che a volte è più facile, o scontato, fare i conti con realtà virtuali e non con realtà reali. Seppur sembra in secondo piano, l’analisi è determinata, innanzitutto, dal contesto cittadino in cui ci troviamo, dalle relazioni più ampie di due uomini appartenenti alla stessa loggia sociale, dalla famiglia e quindi le relazioni più ristrette, dalle azioni e dalle licenze che un contesto offre rispetto a un altro. La similarità è che la ragione, il senso, il disorientamento e l’orientamento, varcano qualsiasi ambito; il dubbio è la democrazia interiore di un essere che non è immune ai condizionamenti ambientali, ai cambiamenti, alle dinamiche socioculturali.

Sex: valutazione e conclusione

Sex è la politicizzazione del sesso, nella sua forma psicologica. Intervallo tra un frame e l’altro è l’ordinarietà di fondo di due dimensioni completamente ordinarie rispetto al lavoro, alla famiglia, ai figli, al senso di precarietà. La metafora è tutta nel punto di osservazione; spostandolo cambia il senso, il significato, la routine si frantuma e si invertono le parole: dall’alto guardando verso il basso, dal basso guardando verso l’alto. A cambiare sono solo le percezioni.

Dag Johan Haugerud con Dreams e Love crea un romanzo cinematografico che non solo concepisce nuove relazioni ma si basa su una solidità rispetto al movimento fisiologico e alle progressioni mentali che si adattano anche a fratture interiori non per forza riparabili. L’invito è scomporre Dreams, Love e Sex per restituirli a se stessi e allo spettatore assecondando il proprio ciclo emotivo. Lo stile di Dag Johan Haugerud potrebbe essere quello di un discendente del cinema impressionista alla Éric Rohmer, nuotando nelle sue piscine di acqua calma, tra naturalezza del movimento, semplicità linguistica e l’impressionabilità di varie improvvisazioni visive.
Sex, distribuito da Wanted, è al cinema dal 15 maggio 2025.

 

 

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Recitazione - 3
Fotografia - 3.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 3.5

3.1