Seasons: recensione del film Netflix

Ci sono quei rapporti in cui basta poco e tutto cambia o potrebbe cambiare da un momento all’altro. Potrebbe cambiare di senso, di verso. Ci sono quegli amici che forse tacciono qualcosa. O meglio ci sono casi in cui le due persone in questione non hanno capito ancora nulla o lo capiscono a fasi alterne. Sono tali amici Charlie (Lovi Poe) e Kurt (Carlo Aquino), migliori sodali da sempre. Ma è davvero così? Parlano di tutto, di amore, di sesso, di lavoro, di quanto lei vorrebbe trovare l’amore della vita e quanto vorrebbe che anche lui lo trovasse. Eppure arrivano solo persone sbagliate. Il momento in cui ogni cosa si modifica è quando Charlie, per caso, incontra Jane e decide che quella sia la donna giusta per Kurt, senza applicazioni, senza match, lei lo sa cosa potrebbe piacere a lui. Le cose vanno come vorrebbe, Kurt e Jane iniziano a frequentarsi e iniziano una relazione, a quel punto la situazione è chiara, Charlie prova un sentimento diverso dall’amicizia. Cosa fare per far aprire gli occhi all’amico? Racconta una storia semplice Seasons il film, arrivato su Netflix il 7 agosto 2023, diretto da Easy Ferrer e scritto da Dwein Baltazar e Lovi Poe, si tratta di una rom-com filippina che mette in atto tutti i cliché del genere per mostrarci cosa significhi amare.

Seasons: tra Charlie e Kurt un’amicizia che forse potrebbe essere qualcosa di più

Seasons vive proprio per il momento in cui Charlie capisce ciò che sente ed è a quel punto che qualcosa inizia a stonare. Charlie e Kurt sono amici praticamente da sempre, hanno condiviso tutto, gioie, dolori, amori finiti, sono stati l’uno spalla dell’altro, fari delle rispettive esistenze. Bruttone e Bruttona, così si chiamano, hanno sempre vissuto in quella sottile linea di demarcazione tra amicizia e amore, sempre sul punto di cambiare tutto eppure mai nulla è cambiato. Sono anni di sguardi e di complicità; lo si comprende subito dal tono e dalle parole di Charlie, narratrice della vicenda, lei sta soffrendo e, lo dice, ha rovinato ciò che di bello aveva.

Charlie come una mosca rinchiusa in un barattolo inizia a sbattere contro le pareti della vita, inventa situazioni, fa in modo che Kurt passi del tempo con lei perché si sente messa da parte e anche perché intende aprirgli gli occhi: è lei la donna della sua vita.

Situazioni paradossali spezzano l’empatia tra lo spettatore e i personaggi

All’inizio la protagonista è vivace, felice, piena di energia, brilla, poi, a poco a poco, quando Kurt si innamora, lei inizia a perdere corpo, il suo sorriso, sempre stampato in faccia, svanisce e, alla guisa di un fiore appassito, bisognoso di acqua e luce, sembra afflosciarsi. Kurt dal canto suo è sempre fedele a sé stesso, è posato e divertente, spiritoso e presente, una roccia, però, da quando ha una relazione con Jane, è impegnato sempre in altro.

Seasons vuol farci intendere, e ci crediamo, che Kurt e Charlie siano fatti l’uno per l’altro, siano felici solo se insieme. Lo sa chi guarda, lo sanno i loro amici e lo si capisce, anche loro ne sono convinti, eppure esistono dei tempi e loro non sono mai stati in sincro. Lo spettatore, è inevitabile, è dalla loro parte, vorrebbe vederli insieme, non tanto perché vede tra loro una passione inesauribile o un impeto irrefrenabile, ma perché uno a fianco all’altro sono carini, divertenti; si empatizza con loro. Ai due però capitano cose davvero assurde e si creano delle situazioni ai limiti del paradossale, un po’ esagerate – e lo spettatore a quel punto si dice: “Ma non sarà troppo?” -, che spezzano un film che per sua struttura e per contenuto è un film del conforto che accarezza, abbraccia e fa sentire meno soli – a chi non è mai successo di essere Charlie o Kurt almeno una volta nella vita? -, il sentire spettatoriale si spezza in quei punti e si affievolisce il rapporto tra “noi” e “loro”.

Il ritmo nella seconda parte rallenta fin troppo per poi chiudere il film in maniera sbrigativa

Seasons torna indietro nel tempo, mostra il perché del rapporto intenso e stretto tra Charlie e Kurt, l’importanza che l’uno ha per l’altra, le promesse che si sono fatti. Questo funziona, lo spettatore si sente partecipe di qualcosa anche se dei personaggi conosce poco, dà loro delle attenuanti, in fin dei conti esistono proprio in funzione e in virtù del rapporto che li lega. Nella seconda parte del film il ritmo rallenta e si deve aspettare troppo a lungo per un finale che già si conosce e, gioco paradossale, quando dovrebbe dilungarsi per spiegare, non lo fa. Il viaggio che Kurt e Charlie fanno, che dovrebbe costituire parte fondamentale del film si annacqua, da punto di svolta vira a nodo difficile da sciogliere.

Seasons: conclusioni e valutazioni

Seasons da una parte coinvolge proprio per la semplicità della storia – si è anche commossi dalla forza del rapporto dei protagonisti – ma dall’altra non è ben a fuoco, si avverte la rigidità di alcuni cliché che non permettono all’opera di svilupparsi in modo autonomo. Si percepisce nostalgia e malinconia per un passato che non può tornare e per questo si vive la vicenda ma dall’altra parte si sentono chiaramente dei vuoti narrativi che fanno crollare il castello. L’interpretazione di Poe racconta bene i conflitti interiori e i desideri di una donna che esita ad aprire il suo cuore e Aquino conferisce profondità e intensità al personaggio, trasmettendo efficacemente le lotte di un uomo alle prese con il proprio bagaglio emotivo. Seasons è un film carino, che si fa guardare, non chiede nulla allo spettatore se non di portare la propria vita e i propri sentimenti. Peccato che si perda un po’ sotto vari punti di vista.

 

Regia - 2
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

2.5

Tags: Netflix