School of Mafia: recensione del film con Nino Frassica e Giuseppe Maggio

Alessandro Pondi omaggia il grande cinema: da Sergio Leone a Tarantino, School of Mafia è un Decalogo per il buon mafioso, annichilito dal legittimo esercizio della libertà. Al cinema dal 24 giugno. 

Da bravi ragazzi a Quei Bravi Ragazzi. Dopo le commedie Chi m’ha visto (2017) e Tutta un’altra vita (2019) Alessandro Pondi avvera l’eredità di Luciano Vincenzoni portando sullo schermo un film western dall’importante germe drammatico. L’amore per l’immagine e per la sintesi dialogica lo legano al suo archetipo, lo “Spaghetti Western” che in Sergio Leone trovò le condizioni d’esistenza per la massima realizzazione estetica. School of Mafia è un omaggio al cinema che amo, da Ettore Scola ai fratelli Coen, un po’ di Baz Luhrmann, Carpenter, Sciascia. Ho cercato di mettere tutto ciò che amo in questo progetto”. 

Se la pellicola riesce nel suo intento di decostruire le premesse di un male atavico, questo si deve all’incredibile alchimia di un cast corale che pur mettendo in pratica il grottesco se ne affranca, risultando autentico e presente a se stesso. Il sottotesto del film si nutre dell’ambizione di rovesciare e ridicolizzare la mafia, lasciar emergere l’inettitudine e la mediocrità di chi la esercita ostentando donne e potere.
Prodotto da Rodeo Drive con Rai Cinema e distribuito da 01 Distribution, School of Mafia è al cinema dal 24 giugno.

School of Mafia: Il Decalogo del buon mafioso

L’improvvisa morte del boss Frankie Ghost getta la mafia americana nello sconforto: per assicurarsi il futuro, i boss Primo di Maggio (Fabrizio Ferracane), Donato Cavallo (Emilio Solfrizzi) e Vito Masseria (Paolo Calabresi) decidono di riportare i figli sulla “retta via”, ma l’impresa si rivela essere più ardua del previsto.  Nick Di Maggio (Giuseppe Maggio) ha tradito il sangue per dedicarsi alla musica, Tony Masseria (Michele Ragno) lavora come insegnante di danza in una palestra femminile di NY e Joe Cavallo (Guglielmo Poggi) è prossimo al diploma presso il NYPD – New York Police Department.

Decisi a mantenersi fedeli al piano originario, i boss incaricano i loro picciotti di rapire i figli, ormai del tutto estraniati dal contesto paterno, per affidarli a Don “T” Appicciaturi (Nino Frassica), noto per aver spodestato “Il Padrino” con invidiabile sangue freddo. Con l’aiuto del figlio, Salvo lo Svizzero (Maurizio Lombardi), Don Turi istruisce la nuova generazione sul corretto esercizio della mafia, sullo sfondo di una Sicilia ancora ferma al delitto d’onore e alla rivalità familiare.

All’addestramento comico e macchiettistico dell’incipit, fa seguito l’embrione drammatico di un confronto generazionale: in questo cambio di registro risiede la potenza sovversiva, coraggiosa e rivoluzionaria dei giovani, che notoriamente derisi e dileggiati assumono ora le vesti di una credibile possibilità per il futuro. Nell’omaggio ricco e citazionista agli Spaghetti Western e al trunk shot tarantiniano, il regista veicola un messaggio importante: ridicolizzare la mafia, renderla comica, attentarne i principi costitutivi. Il Decalogo del buon mafioso non attecchisce in profondità negli intimi valori dei protagonisti, piuttosto l’inconciliabilità di questi due poli si fa metafora esplicativa: al  male è concesso governare solo chi non gode della rete difensiva della ragione

School of Mafia – Nino Frassica racconta la mafia che conosceva: “Al cinema entravano gratis

Ogni tanto qualcuno si ricorda che i mafiosi sono dei fessi, oltre che dei cattivi. Quando sono cattivi sono affascinanti, quando sono deficienti sono da disprezzare“.

In School of Mafia – dice Nino Frassica – i criminali non hanno nessun fascino. Anzi, sono i giovani che si emancipano dall’immagine dei nullafacenti acritici che spesso gli viene imposta. Nel racconto di Don “T” la mafia non ha alcun appeal: i mafiosi conducono una vita pessima, sono latitanti, e a compensare donne, potere e ricchezza c’è l’esposizione costante al pericolo. “Al cinema entravano gratis, passavano salutando con la mano e dicevano – buonasera! -. Da ragazzo ogni tanto gli andavo appresso per entrare anch’io senza pagare, ma poi avevo doppiamente paura di essere scoperto: dal bigliettaio e dai boss. Questo dimostra l’amore per il cinema

Maurizio Lombardi è incredibile, e/o prodigioso, e/o eccezionale

Carisma, classe e raffinatezza, in School of Mafia Maurizio Lombardi avvera con sontuosa puntualità l’inclinazione aggettivale del suo personaggio, Salvo “Lo svizzero”, figlio del Padrino Don Turi e Maestro di mafia per i giovani neofiti. La teatralità performante con cui porta in scena i tic del suo alter ego ne fanno il personaggio più caratterizzato e fisionomicamente marcato dell’intera pellicola, che trova nelle sue ossessioni ritmiche il lasciapassare per riuscitissime gag comiche.

Se Salvo non avesse fatto il mafioso, probabilmente sarebbe stato un puntualissimo direttore di sala. Salvo è un personaggio servile, concepito e plasmato per questo unico scopo.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 4.5
Sonoro - 4
Emozione - 3

3.7