Saw: Legacy – recensione dell’ottavo capitolo della saga di Jigsaw

A sette anni dall'ultimo Saw 3D, arriva nelle sale l'ultimo capitolo della saga horror più famosa di tutti i tempi, con nuovi cattivi, nuove torture e un'eredità che viene dal passato.

Melbourne, Australia. Primavera (o forse estate) del 2004. James Wan e Leigh Whannell scrivono e dirigono Saw, dando vita a uno dei cattivi più misteriosi e inquietanti della storia del cinema, Jigsaw, l’enigmista, un uomo lucido e spietato che seleziona con cura le sue vittime, le rinchiude in un bagno dismesso e comincia a torturarle. A differenza di un cattivo qualsiasi, però, Jigsaw ammette la redenzione: se dimostri un reale attaccamento alla vita, se impari dagli errori del passato, allora sei un uomo libero. A patto che tu riesca a salvarti.

Il successo di Saw è stato tale che per i sei anni successivi le sue due case di produzione e distribuzione, Lionsgate e Twisted Pictures, hanno deciso di spolpare fino all’osso il franchise dell’enigmista, producendo ben sei sequel, diretti da Darren Lynn Bousman, David Hackl e Kevin Greutert. D’altronde, quando un franchise è così ricco chiunque vorrebbe attingere dalla sua fonte miracolosa: a volte, però, bisognerebbe fermarsi e rendersi conto dei limiti inevitabili di un fenomeno commerciale, che rischia di somigliare sempre a se stesso e non è in grado di proporre quasi mai qualcosa di innovativo al grande pubblico.

Saw: Legacy – l’ottavo capitolo della saga si presenta come un film povero, piatto, privo dello spessore emotivo dei primi capitoli

Jigsaw 2

Nel caso di Saw: Legacy è successo esattamente questo: nonostante i produttori abbiano atteso sette anni prima di distribuire un nuovo capitolo di Saw (l’ottavo, in questo caso), il risultato finale è nettamente al di sotto delle aspettative (o forse in linea con le stesse). Al di là di una buona scenografia e dei notevoli effetti speciali, Saw: Legacy rimane un film povero, piatto, privo di tridimensionalità, che manca quindi dello spessore emotivo che caratterizzava almeno i primi capitoli della saga (quelli, cioè, in cui Jigsaw era ancora in vita e personalmente a capo delle macchinazioni diaboliche).

Nei primi tre film della saga di Saw, John Kramer – il vero e unico Jigsaw – torturava le sue vittime con lo scopo di redimerle, come se fosse una sorta di Dio spietato e misericordioso insieme. In questo capitolo, Saw: Legacy, il criminale di turno (probabilmente lo stesso Kramer, sopravvissuto inspiegabilmente alla sua morte) costruisce un vero e proprio gioco al massacro a danno di un gruppo di criminali senza speranza. Nei primi Saw, le vittime sono persone disperate ma comuni, colpevoli di essere in debito nei confronti della vita e, quindi, inconsapevolmente fortunate, che hanno rinunciato a tutto per abbandonarsi a una dissolutezza esistenziale, ma meritevoli di perdono, di assoluzione, di seconde possibilità. In Saw: Legacy, le vittime sono dei veri e propri criminali a piede libero, che trasformano Jigsaw in una sorta di giustiziere della notte, ben lontano dal Deus Ex Machina del passato. Non c’è nessuna empatia con le vittime, nessun desiderio di riscatto o di perdono: lo spettatore parteggia per il nemico per tutta la durata del film, come se fosse una sorta di moderno Dexter Morgan.

Saw: Legacy – cambiano le vittime, restato le torture, ma manca qualcosa

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Aspettative deluse, dicevamo, perché la regia era stata affidata ai fratelli Spierig, già registi di un bellissimo Predestination, che giocava sapientemente con i salti temporali regalando allo spettatore una incredibile storia d’amore tra presente, passato e futuro. Due ottimi narratori, dunque, dai quali ci si poteva aspettare qualcosa di grande. “Il nostro obiettivo” – ha dichiarato Peter, uno dei due fratelli – “era quello di tornare agli aspetti thriller del franchise, con i continui colpi di scena e quell’eccitazione di capire cosa accadrà dopo” e questa è forse l’unica parte interessante del film: la narrazione sviluppata per salti temporali intreccia perfettamente le parti della storia fino all’inaspettato finale (seppur debole e a tratti deludente).

E benchè rimangano in prima linea le torture intricate e violente realizzate da Jigsaw, in Saw: Legacy viene a mancare proprio la parte più interessante del suo personaggio, la macchinazione, il calcolo, gli enigmi, i rompicapo (spesso nel vero senso della parola). Se in passato il punto di forza di Saw era il cocktail letale di thriller psicologico e torture porn, in Saw: Legacy la spettacolarizzazione soppianta completamente il dramma, trasformando Jigsaw in un cattivo qualsiasi.

Saw: Legacy è al cinema dal 31 ottobre con Eagle Pictures. 

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2
Sonoro - 2
Emozione - 2.5

2.5