Roger Waters – This Is Not A Drill: recensione del live-film di Praga

Roger Waters promuove il suo prossimo album al cinema: in un contesto di crisi etica delle piattaforme digitali, la sala cinematografica, luogo di apertura mentale e equilibrio, può rappresentare un valido strumento di diffusione di nuovi valori etici ormai assenti altrove. Distribuito da Nexo Studios in collaborazione con Virgin Radio è al cinema dal 23 al 30 luglio 2025.

Roger Waters – This Is Not A Drill è un documentario per i survivors. Un inizio e una fine con sinonimi e contrari. Questo è il protocollo cinematografico (double face) che viene utilizzato per l’intera ripresa. Perché di ripresa si tratta. Non esiste una grammatica filmica definita ma un processo continuo che colloca la sala cinematografica come luogo da cui osservare dal vivo e cogliere le differenti prospettive: talvolta simile a un negozio di dischi da cui estrapolare un album storico, altre volte assimilabile a una conversazione tra presenti e assenti; spesso un nostalgic movies per chi vi è coinvolto.

Non è un biopic, non è un documentario; non esistono giudizi ma esiti, attraverso un’analisi, paragoni, metafore decentrate rispetto alla camera nera: l’esito è un componimento quasi da musica classica che percorre le situazioni e le ambizioni ricomponendole in uno status contemporaneo che non tralascia la bontà di chi utilizza uno o più mezzi di comunicazione

This is Not A Drill

Roger Waters - This Is Not A Drill; Cinematographe.it

Immediatamente ci troviamo a Praga al concerto di Roger Waters che senza introduzione, entrando subito nella narrazione, racconta, esaltando se stesso, il periodo floydiano, un’epoca non lunga ma abbastanza importante da riscuotere grande attenzione ancora oggi.

Una lunga carriera, la forza di chi ha reso la musica una logica in tempi in cui la ragione si agitava tra idee contrastanti, assimilazioni e massificazioni rivolte al concetto libertà lungo le linee di un pensiero attivo e che, oggi, si scagliano contro l’industria musicale sotto accusa per le mancate posizioni rispetto a centrifughe geopolitiche divergenti e contrastanti alla ricerca di un consenso ostativo nei confronti di chi vive la voglia di realizzare un progetto di riscatto. L’intero live si costruisce sul pensiero; il pensiero di un uomo che ha assistito quasi a tre fasi storiche, tre generazioni protagoniste di un cambiamento, trasformazione politica da un asset ideologico a un bluff algoritmico.

Nuovi Epicentri morali

Roger Waters - This Is Not A Drill; Cinematographe.it

È un saggio di sociologia. Roger Waters -This is not a Drill è una presa di coscienza che si dipana nella scenografia di un live set perfetto. E oggi è giusto pretenderlo da un musicista e da uno spazio così ampio che non potrebbe non esser a disposizione di idee. Palco centrale che si estende come abito di testi, accenti scanditi che si diffondono virtualmente su un pubblico che difende il perimetro di questi concetti. Roger Waters è l’epicentro di una circonferenza e non dimentica, non dimentica nulla.

Roger Waters - This Is Not A Drill; Cinematographe.it

Un report giornalistico, un archivio che scorre alle sue spalle, l’archivio di immagini assenti in un documentario che documentario, appunto, non è! La riflessione attraverso i suoi testi Comfortably Numb, Breathe; la gratitudine all’istinto che diventa un processo meditativo; un osservatore meccanico che, finalmente, manifesta le sue considerazioni. Considerazioni che si dividono in tre fasi: una prima accusatoria, una seconda attuativa e una terza pacificante. È tutto costruzione di un progetto anti coloniale volto alla rimessa in scena di un genere che si è dimenticato della sua matrice esplicita. E fin qui è giusto appoggiare il tentativo di segnatura che dal live allo schermo può essere una risonanza globale.

Roger Waters – This Is Not A Drill: valutazione e conclusione

Ma tecnicamente Roger Waters – This Is Not A Drill è distante da ciò che realmente ci si dovrebbe aspettare: le rivelazioni storiche sono virgolettate sinteticamente, il Syd Barrett che ha mosso affair estetici e di propaganda si riduce in una conversazione su un treno, Cambridge – Londra; erano gli anni degli inizi, delle speranze e delle buone intenzioni. Il conflitto e il rimpianto evidenziano David Gilmour, che emerge come un imbronciato ma lucido, sempre con l’idea giusta, segnato dalla rivalità tra due protagonisti in competizione.

I Pink Floyd hanno avuto una carriera più volte interrotta, ma continuano ad attirare sottopalco anche i distanti anagrafici, come successo a Praga; un live che può rivolgersi a un pubblico esclusivo seppur regga temi universali che intercettano difficoltà di cui siamo schiavi: la manipolazione comunicativa, la lotta dei poteri, l’ingiustizia del potere, il classismo del potere, l’avidità del potere, la guerra.

143 minuti al cinema hanno una consistenza completamente diversa; è generosità del movimento, è un’estensione del tessuto filmografico che però, tirando, potrebbe sfilarsi completamente. Ma non può essere questa la sola osservazione critica di Roger Waters – This Is Not A Drill in quanto è, sostanzialmente, una promozione di un album in uscita il primo agosto 2025. Perciò l’ammissione è valida: in un contesto di crisi etica delle piattaforme digitali, la sala cinematografica, luogo di apertura mentale e equilibrio, può rappresentare un valido strumento di diffusione di nuovi valori etici ormai scomparsi altrove.

La critica cinematografica in questo caso, pur trovando poco da valutare, sottolinea come tra documentario musicale e progetto promozionale il cinema rimanga sempre una scelta posta tra sensibilità, immagine e descrizione.

Un ultimo tentativo in sede d’appello per una legittima critica cosmografica.

 

 

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.5