Respirare stanca: recensione del film d’esordio di Enrico Acciani

Disponibile su Chili e CG Digital l'opera prima di un giovane artista, girata durante il primo lockdown per raccontarne il dramma psicologico.

Il senso di totale spaesamento, l’apatia, la confusione, la paura di non farcela. Vi sembrano sentimenti familiari? Sono quelli che abbiamo provato tutti a inizio 2020, quando siamo stati travolti da un’emergenza sanitaria che nessuno di noi avrebbe mai pensato di vivere, e quando siamo stati costretti a rimanere in casa per via del lockdown. Durante le lunghe settimane di reclusione forzata c’è chi ha lavorato, chi ha infornato torte, chi si è riscoperto atleta, chi ha fatto binge watching. Enrico Acciani, giovane artista pugliese classe 1994, ha deciso di girare un film. Si chiama Respirare stanca e da giugno è disponibile su Chili e CG Digital, ed è stato realizzato interamente dentro casa, durante quelle difficili settimane di isolamento forzato.

Il risultato è un ritratto fedele del profondo senso di solitudine e angoscia che ha invaso tutti noi, che ci siamo ritrovati da un giorno all’altro persi nelle nostre case. Acciani realizza con pochissimi mezzi un film che è quasi un documentario di quelle lunghe giornate solitarie, girato interamente con videochiamate tra marzo e maggio 2020.  Distribuito da Draka e realizzato con il sostegno di Apulia Film Commission, Respirare stanca non è solo un ottimo esempio di cinema sperimentale, ma anche una testimonianza fedele di uno degli eventi più drammatici della nostra storia recente.

Enrico, perso dentro casa in una solitudine assordante

Respirare stanca Cinematographe.it

Siamo a marzo 2020, a Bari. La pandemia da Covid-19 è esplosa e il Governo decide di mettere l’Italia in lockdown. Così il giovane Enrico (Enrico Acciani) si trova da solo in casa di suo padre, bloccato fuori casa in vacanza in Messico, costretto a lavorare solamente al computer e a vivere le relazioni umane attraverso dispositivi elettronici. Inoltre, la sua ragazza è bloccata a Taranto e il rapporto, già dilaniato fra i due, entra ancora più in crisi con la distanza forzata. Un turbine di sentimenti travolgeranno Enrico, che per tutto il tempo sarà dilaniato da angoscia e solitudine, che sembrerà perdersi più volte durante la quarantena ma che troverà una luce di speranza proprio in un singolare rapporto telematico.

Respirare stanca: il peso schiacciante dell’isolamento forzato

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La pandemia che ci siamo trovati a vivere dal 2020 in poi è stata dura da diversi punti di vista. Quello sanitario è indubbiamente il più evidente, ma anche l’aspetto psicologico dell’isolamento forzato non è da sottovalutare. Proprio da questo parte Enrico Acciani, giovane cineasta che con Respirare stanca ha voluto lasciare una traccia veritiera di quello che tutti ci siamo trovati a dover affrontare. Chiuso in casa come tutti Enrico, interpretato dal regista stesso, deve trovare un modo di dare un senso alle sue giornate anche quando un senso non sembrano averlo. Così si trova ad essere un moderno James Stewart di La finestra sul cortile (1954), osservando il mondo deserto dal suo balcone, con in più la tecnologia che lo aiuta a mantenere un contatto umano, seppur minimo e solo telematico.

Tra le sue quattro mura, completamente solo, il telefono diventa un’ancora di salvezza ma anche un oggetto odiato, che Enrico porta sempre con sé ma lancia anche con frustrazione. Dal telefono passano i suoi rapporti di lavoro, il contatto col padre e con la sua fidanzata, e anche un nuovo incontro che riporta un po’ di brio nella sua vita statica. Enrico si trova perso nella sua casa, e in alcuni momenti la sua angoscia è quasi pesante da guardare, perché è la stessa angoscia che abbiamo provato tutti durante le settimane peggiori dell’emergenza. Acciani è molto bravo a rappresentare lo spaesamento, l’apatia e la solitudine schiacciante delle settimane d’isolamento, ma lo è anche a raccontare come faccia paura il “dopo”, come sia difficile riprendere in mano una vita normale dopo essersi chiusi un rifugio che, per quanto angosciante, sempre un rifugio rimane.

Un film sperimentale girato a casa, con gli attori in videochiamata

Respirare stanca Cinematographe.it

È sorprendente quanto Respirare stanca sia ben realizzato, se si pensa a come il film sia stato girato interamente dentro casa, e come tutti gli attori tranne il protagonista Enrico Acciani – che ha scritto, diretto e interpretato l’opera – abbiano recitato in live, cioè in videochiamata, non tramite registrazione. Una vera sfida per il giovane cineasta, che bloccato in casa ha sentito l’urgenza di raccontare un pezzo di storia del nostro paese. Enrico si è dovuto ingegnare soprattutto per la mancanza di cast e troupe, ma alla fine la staticità più totale dovuta alla mancanza di mezzi è servita a trasmettere la staticità di quel periodo, in cui la vita sembrava essere in pausa.

Il processo di scrittura e il soggetto, nel caso di Respirare stanca, sono state la forza su cui Acciani ha basato il film. Sia per motivi di causa maggiore, sia perché il cinema si fa sì con i mezzi, ma anche con la giusta attitudine razionale e lo spirito di interiorizzazione dell’essenza filmica. Proprio da questo presupposto nasce anche la volontà di non aspettare, ma di girare dentro casa durante il vero lockdown. Una scelta che rende il film quasi un documentario, a tratti pesante da guardare perché rappresenta con realismo una situazione ancora fresca dentro di noi. Nota di merito va anche alla musica, che gioca un ruolo cruciale in Respirare stanca. Acciani infatti è un anche un musicista polistrumentista – pubblica sotto lo pseudonimo di Al Verde – e ha fortemente curato l’aspetto musicale del film, rendendolo una parte fondamentale della stessa narrazione stessa. Respirare stanca è un film che cerca la verità, che per il regista è l’unica cosa che conta. Va guardato quindi non tanto come un’opera di intrattenimento, ma come una sorta di documentario sulla nostra storia recente. Un progetto sperimentale lodevole, per un giovane talento di cui sentiremo ancora parlare.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2.5
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

2.6