Resistance – La voce del silenzio: recensione del film di Jonathan Jakubowicz

Resistance è un film su una delle più tristi pagine della Storia, è un biopic ma è anche un'opera sull'Arte.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, milioni di bambini ebrei rimangono orfani e vengono aiutati da gruppi di volontari che provano a proteggerli dall’ombra lunga del nazismo. Marcel Mangel (poi ha cambiato nome diventando Marcel Marceau, il famoso attore e mimo) è uno di loro, un ragazzo, figlio di un ebreo alsaziano, di giorno lavora nella macelleria del padre, di notte invece si esibisce come mino nei locali. Il ragazzo è innamorato di Emma, una ragazza politicamente molto attiva – assieme ad Alain, fratello maggiore del giovane -, e Marcel proprio per stare più vicino all’amica accetta di partecipare ad una missione impossibile contro i nazisti, missione che segnerà per sempre la sua vita (porterà in salvo, nella vicina Svizzera, centinaia di bambini).
Questa è la storia che Jonathan Jakubowicz racconta nel film Resistance – La voce del silenzio che esce il 23 Giugno 2020 on demand (sulle maggiori piattaforme digitali: Sky Primafila Premiere, Apple TV, Chili, Google Play, Infinity, Tim Vision, Rakuten Tv, Cg Entertainment, The Film Club). Il film pone al centro un pezzo di vita poco noto di Marcel Marceau che lo stesso attore ha rivelato solo nel 2001.

Resistance – La voce del silenzio e Marcel, un attore che salva con il silenzio

Resistance - La voce del silenzio.Cinematographe.it

Mentre il mondo crolla Marcel (Jesse Eisenberg) si rintana in un poetico silenzio con cui racconta il mondo e intrattiene. Lui è un mimo ed è proprio con quest’arte che prima tenta di fare il salto di qualità diventando qualcuno nel cabaret, e poi conquista i bambini, protetti da lui e dai suoi compagni, e tocca il cuore di Emma che lo spinge alla lotta. Il giovane prova ad alleggerire le ore dei suoi piccoli amici, li aiuta a sopportare ciò a cui i loro occhi hanno assistito. Le mani si muovono nell’aria, il corpo poeticamente mima un altrove spesso incompreso, altri movimenti, e i bambini guardano lo spettacolo estasiati e, per un attimo, non pensano a ciò che è capitato loro. Lì Marcel si fa le ossa, un “palcoscenico” complesso, spietato e tragico; è padrone di quel silenzio del titolo e diventa un racconto semplice ma pieno di sfumature. Quello che potrebbe essere il silenzio più rumoroso della Storia, è per lui una materia intangibile, invisibile ma piena di senso e riesce così a lenire le ferite dei suoi piccoli spettatori.

Tutto si complica; arriva notizia a Marcel e ai suoi che i bambini sono in pericolo e per il gruppo c’è solo una possibilità: portare gli orfani da un’altra parte. Marcel falsifica i passaporti, diventa Marceau e fugge insieme al fratello, ad Emma e agli altri compagni, a Limonges, per unirsi alla Resistenza.

Dopo la conquista di Parigi da parte dell’esercito di Hitler, e il momentaneo trasferimento a Lione, nella parte di Francia in un primo momento non occupata direttamente dai nazisti, il gruppo perde ogni speranza quando anche quel lembo di territorio viene occupato dal Reich, e il capo delle famigerate SS è un certo Klaus Barbie.

Resistance – La voce del silenzio: l’arte come forza salvifica

Resistance - La voce del silenzio. Cinematographe.it

Per la vita di Marcel uno dei momenti più importanti è quello in cui lui su quel finto documento cambia il proprio cognome da Mangel a Marceau e, proprio qui, in un atto “artistico”, trova il suo nome d’arte, quello con cui arriverà al successo nel mondo del cinema.

Aveva diciannove anni quando tutto questo gli è caduto addosso, aveva diciannove anni, un grande sogno e un amore da conquistare, ma poi tutto si modifica. L’urlo straziante dell’Olocausto, della Morte e della Fame ha squarciato i cieli di tutto il mondo e mentre ciò accade questo giovane ragazzo, grazie all’arte e al suo coraggio, salva e si salva. Marcel da giovane che pensa sempre e soltanto a se stesso – come lui dice – diventa il salvatore di centinai di bambini, fa qualunque cosa per proteggere Emma.

Marcel Marceau sfida il Male col silenzio, riesce a salvarsi e a salvare i suoi bambini proprio attraverso la sua vena artistica e creativa. Ricercato due volte, come ebreo e come membro della Resistenza, si fa uomo d’azione che architetta, costruisce, mette in scena – si pensi alla famosa scena del treno in cui Marcel è capace di tessere una fitta trama intorno al crudele Klaus Barbie in modo che i bambini non vengano portati via. Resistance è un film su una delle più tristi pagine della Storia, è un biopic ma è anche un’opera sull’Arte, forza che è mezzo di evasione per superare i momenti difficili, strumento di catarsi. Paradossalmente però è proprio nel raccontare Marcel Marceau che il film si blocca, limitandosi a illustrare le azioni che l’attore ha compiuto per tenere gli orfani al riparo dai nazisti, non analizzando però l’uomo Marceau. Quanto è stato profondo il lavoro di Marcel nella Resistenza? Forse è un dubbio che rimane allo spettatore che porta con sé un’immagine, quella di Marceau con la sua eterna maglia a righe, il maquillage bianco che insegna il silenzio.

Resistance – La voce del silenzio: un film che risulta piuttosto didascalico

Resistance - La voce del silenzio. Cinematographe.it

Resistance racconta, come fa spesso un certo cinema, da un punto di vista diverso la Seconda Guerra Mondiale concentrandosi su storie sconosciute, così il regista crede di allargare il campo, di ampliare lo sguardo, invece il risultato è quello di guardare il mondo dallo “spioncino”. La storia di Marceau colpisce sicuramente per l’eccezionalità ed è impossibile non venire toccati dalle vite disperate di quei bambini ma la sensazione è quella di trovarsi di fronte ad un compito mediocre. Inevitabilmente commuove il cammino di Marceau verso la vicina Svizzera per salvare i bambini fuggendo dai nazisti che stanno loro alle calcagna ma il racconto del film risulta didascalico.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

2.9