Questa notte parlami dell’Africa: recensione del film di Carolina Boco e Luca La Volpe

Storie di donne e di Africa

Tratta dall’omonimo romanzo di Alessandra Soresina, il film di Carolina Boco e Luca La Volpe Questa notte parlami dell’Africa, nelle sale dal 27 ottobre, racconta la storia di Emma (Roberta Mastromichele) e Nuri (Grace Neema Enock).
Le due protagoniste non potrebbero essere più diverse: la prima è un’avvocata di 30 anni che in un momento delicato della sua vita (la morte della madre e la crisi col compagno), decide di partire per l’Africa. La seconda è una giovane musulmana, curiosa e determinata, costretta a sottostare ai rigidi dettami familiari e religiosi che le impediscono di conoscere il mondo come vorrebbe.
A unirle sarà un forte desiderio di libertà e cambiamento.

questa notte parlami dell'africa recensione cinematographe.it

Giunta in Africa, Emma rincontra la sua vecchia amica Fè (Diane Fleri), attivista di un’associazione per la salvaguardia degli animali e della popolazione locale. Qui conosce il fondatore, Dylan (Corrado Fortuna), per il quale si accorge ben presto di provare dei sentimenti affettuosi.
Nuri invece, nascondendosi dalla famiglia e rischiando di infrangere tutti i codici morali imposti, finisce per invaghirsi di Finn (Marlon Joubert), collaboratore di Fè.
Sullo sfondo, i meravigliosi paesaggi, contraddittori e suggestivi dell’Africa sub-sahariana e gli scorci azzurri della Puglia.

Due culture diverse al centro di Questa notte parlami dell’Africa

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Al centro del racconto c’è il confronto tra due culture lontanissime e totalmente diverse tra loro, quella occidentale e quella afro-musulmana.
Tuttavia le due donne, simbolo di questa dicotomia, sono molto più vicine di quanto non si creda, poiché anche la libertà dei costumi e l’emancipazione di Emma devono scontrarsi con barriere e costrizioni determinate da una profonda insicurezza interiore e incertezza nel futuro.
Emma deve combattere i suoi “demoni”, la perdita di una madre che sente di aver trascurato a causa del lavoro, il disagio di un matrimonio fallito e una vita apparentemente ripetitiva e monotona.
Nuri, che invece tenta di rifugiarsi nei libri che le vengono proibiti, deve scappare da mostri che concretamente la circondano: una famiglia opprimente, un futuro destinato tra le mura domestiche e uno zio molesto che tenta di approfittarsi di lei.

Luci e ombre si incontrano

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Particolarmente significativa è l’affermazione di Fè “Da noi siamo abituati a nascondere la polvere sotto al tappeto, qui lo sporco è a cielo aperto”.
Uno spunto di riflessione lucido e diretto sull’impossibilità di decretare un netto distacco tra il bene e il male, tra le luci e le ombre: ognuno di noi, ovunque, deve scegliere da che parte stare.
Così, Emma e Nuri dovranno trovare il coraggio necessario per imboccare la strada giusta.

Le aspettative disattese di Questa notte parlami dell’Africa

Un paesaggio mozzafiato, la vita di due donne complesse e le tematiche politico-sociali attualissime sembrano costruire delle ottime premesse che vengono, però, ben presto disattese.

La recitazione è incerta e procede talvolta per stereotipi, ostacolando l’immedesimazione dello spettatore, forse a causa di una sceneggiatura che risulta a tratti poco lineare. La scorrevolezza del racconto e i panorami unici sono intrappolati in una fotografia “scolastica”, piacevole ma poco originale.
A innalzare la pellicola il cameo iniziale della bellissima e intensa Maria Grazia Cucinotta, nelle vesti della madre di Emma, le cui apparizioni sono però poco incisive nell’economia del racconto.