Promare: recensione dell’anime di Hiroyuki Imaishi

Tra frettolosi risvolti di trama e una frenesia incessante che tenta disperatamente di coprire le falle nella narrazione, lo Studio Trigger ci consegna un film confusionario.

L’animatore Hiroyushi Imaishi, creatore delle celebri serie Sfondamento dei Cieli Gurren Lagann e Kill La Kill, tenta di approdare sul grande schermo con un lungometraggio spericolato e senza freni inibitori. L’istinto di distruzione è maggiore rispetto alla volontà di tracciare una trama scorrevole e ben delineata nell’intermezzo, con un risultato che fatica ad arrivare alla sua conclusione senza inserirci la parentesi esplosiva che travolge personaggi primari e di contorno. Lo Studio Trigger attinge a piene mani dall’universo dei mecha, il genere fantascientifico robotico che fa delle trasformazioni il suo punto di forza, per trasportarci in una Terra annientata dai Burnish. Promare è distribuito dalla Nexo Digital e sarà proiettato nelle sale solo per tre giorni, dal 3 al 5 Febbraio 2020.

Promare: un pericolo mortale nel film di Hiroyuki Imaishi

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I Burnish sono esseri umani divenuti combustibili viventi che contengono in loro un’energia termica altamente pericolosa, in grado di estinguere intere comunità e radere al suolo abitazioni ed edifici. Per difendere la città di Promepolis, intervengono prontamente i Burning Rescue: si tratta di un team di salvataggio dotato delle più sofisticate tecnologie a sistema idrico per debellare la minaccia fiammeggiante. In Promare seguiremo le vicende di Galo Thymos, un nuovo membro dei Burning Rescue; un ragazzo dall’incostante temperamento che dovrà affrontare in prima persona un gruppo denominato Mad Burnish, capitanati da Lio Fotia.

Una trama dagli spunti decisamente interessanti; ci viene offerto un incipit ricco di tensione e con un’idea di base vincente. I Burnish si possono confondere tra la folla e fungono da vere e proprie cavie di distruzione di massa. Vi sono premesse per un thriller ad alto tasso di adrenalina, mai sfruttate a fondo per dare spazio ad una voglia crescente di colmare le pause con roboanti sequenze d’azione. Hiroyuki Imaishi dipinge la città ultramoderna con colori primari che si mescolano di continuo, generando confusione persino nella messa in scena.

Promare: la regia impazzita sorvola di prepotenza ogni possibile caratterizzazione

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Trasferendosi in un contesto filmico dove la trama ha bisogno di essere sviluppata con colpi di scena efficaci, Imaishi non si trattiene con la sua furia visiva; l’approccio delirante prende il sopravvento, preferendo risolvere i conflitti fra i Burning Rescue e i Mad Burnish con scontri fisici rumorosi e caotici. Lo Studio Trigger sembra aver perso di vista il linguaggio cinematografico, le regole che in essa sono contenute; non basta suggerire uno spunto di una sinossi ricolma di potenziale come pretesto per far emergere la potenza di fuoco e le armi più bizzarre che si siano mai viste in un anime.

Nella ricerca dell’effetto spettacolare in quasi ogni fotogramma, ci si dimentica della distribuzione dei personaggi chiave e dello sviluppo di interazioni essenziali per lo svolgimento della storia. Galo appare come un ragazzo dedito all’azione rischiosa e sconsiderata, alimentato dalla pura voglia di contrastare il nemico senza riguardi per amici e colleghi di lavoro. Lio, d’altro canto, subisce una curiosa evoluzione caratteriale verso il corpo centrale della narrazione, ma viene subissato dalla sovrabbondanza di membri di entrambe le fazioni pronti a contendersi lo scettro di personaggio più incisivo a livello puramente di design. Un’altra criticità da individuare è l’inconsistenza della trama, con improvvisate soluzioni adottate verso l’atto conclusivo.

La battaglia contro i Burnish si poggia in molte occasioni su deus ex machina che non si possono prevedere, dalla logica inesistente. Ci troviamo a navigare in una pozza senza fondo di esagerati stratagemmi per procedere con il racconto e trascinarsi a fatica in una chiusura adeguata. L’insistenza nel dover ricorrere all’azione furiosa e incandescente è un chiaro espediente sfruttato per coprire le falle rintracciate lungo il corso della visione. Visivamente abbacinante, sul punto di rimanere tramortiti dai giochi di luci e colori intrecciati, Promare è un circo ininterrotto di bipedi e macchinari che hanno il disperato bisogno di combattere e scontrarsi senza esclusioni di colpi. La durata, che si attesta sui 110 minuti, non aiuta a proiettarci in uno spunto fantascientifico degno di nota per poi assorbire il suo meccanismo. Al contrario, ci si ritrova in un limbo senza ritorno insipido e inconsistente.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 2
Sonoro - 3
Emozione - 1.5

2.3