Per amore di una donna: recensione del film di Guido Chiesa
Per amore di una donna è un film complesso, stratificato, in cui la semplicità dei sentimenti è il più sovversivo degli atti inaspettati.
Guido Chiesa torna sul grande schermo con il secondo film datato 2025, a seguito di 30 notti con il mio ex, con Per amore di una donna, girato con un cast internazionale e in due lingue, ebraico ed inglese. Con nel cast Mili Avital, Ana Ularu, Ori Pfeffer, Alban Ukaj, Marc Rissmann e Vincenzo Nemolato, insieme a molti altri, Per amore di una donna è scritto dallo stesso Chiesa insieme a Nicoletta Micheli ed è tratto dal romanzo di Meri Shalev, intitolato The Loves of Judith. Ambientato in Israele negli anni ’30 e ’70, Per amore di una donna è un viaggio alla ricerca delle proprie origini, un viaggio per ritrovare ciò che si era perduto e un viaggio all’interno di sé, per recuperare il contatto con una nuova realtà. Prodotto dalla Colorado Film Production e Vivo Film con Rai Cinema, Per amore di una donna arriva al cinema dal 29 maggio 2025.
Cosa si può fare per amore di una donna se l’amore è il vero motore che regola il mondo

Per amore di una donna è un film complesso, stratificato, che si muove su due piani temporali, alla scoperta di come questi siano legati e interconnessi. Costruito quasi come un’investigazione da parte di una figura che non ha alcun interesse a ritrovare quelle che sono probabilmente le proprie origini, gli indizi disseminati nel corso del tempo, sono però solo marginalmente riconducibili a quello che è poi il segreto tenuto nascosto. Ciò che viene svelato e si individua in un passato dimenticato è la vita di una piccola comunità israeliana degli anni ’30, stravolto dall’arrivo di una donna. Una donna che rappresenta non solo una novità in un luogo del quale si conosceva ogni angolo, ogni metro di terreno e dove si dove viveva da anni. Mai nessuno si sarebbe aspettato di vedere un volto così nuovo, che appariva esotico, diverso, sconosciuto. In una cittadina di campagna che contava una manciata di abitanti. Mentre le due storie e i due tempi trovano il loro punto d’incontro, la storia del passato è partecipativa, trascinante, pregna di una dolcezza che aspettava di essere risvegliata.
Yehudit sconvolge gli equilibri e trafigge i cuori degli uomini che incontra: Moshe, per cui lavora, Globerman, che compra il bestiame da Moshe, e Yaakov, che la intravede solo di sfuggita ogni tanto e se ne innamora perdutamente. Yehudit è paradigma rappresentativo di una ribellione femminile che risiede in realtà in qualcosa di diverso e inconsueto. Con una valenza simbolica e una matrice insolita, che trova il proprio incipit in un passato dove forse si era persa la fiducia e l’interesse in un mondo che aveva profondamente deluso. Yehudit non rifiuta l’amore, il matrimonio o la maternità, rifiuta il senso di appartenenza che le si voleva attribuire, quell’accontentarsi di chi era sicuramente più puro e genuino di chiunque avesse incontrato in passato. E così che nei rapporti, nei principi delle storie d’amore, negli sguardi espressivi, nelle poche parole, nei momenti di condivisione e in quella competizione maschile che lascia spazio all’amore per un figlio, il film è un viaggio in un altro mondo, un mondo che riesce a cambiare.
La semplicità dei sentimenti è il più sovversivo degli atti inaspettati

Gli uomini di Per amore di una donna, come suggerisce il titolo, operano e vengono travolti da sentimenti mai provati primi, schiacciati da un’incapacità espressiva di comunicare ciò che provano, in un luogo dove c’è la sensazione che, negli anni ’30, le parole avesse un peso diverso, dove ci si interrogava di meno sulle emozione. Dal senso di colpa e a quello responsabilità, dalla volontà di prendersi cura di qualcuno alla l’amore che si ritrova, fino all’accettazione, si sfidano e distruggono regole e dogmi prestabiliti. Ciò che accade in quel villaggio e che rappresenta la storia del passato va contro tutto ciò che quegli abitanti e le leggi del tempo credevano fosse l’unico e il miglior mondo possibile. Gli elementi più ancestrali e universali, che da sempre guidano e governano gli eventi sono quell’innovazione che senza timore e senza preavviso trasforma e capovolge ogni certezza, creando agitazione. Portando forse un piccolo universo che era schiavo delle convenzioni sociali, ad abbandonarle, insieme a quel senso di prevaricazione, dominio e possesso, che perde di significato in nome di qualcosa di più grande.
Per amore di una donna: valutazione e conclusione

Per amore di una donna è una storia d’amore e una storia di donne. Dove l’amore è l’amore familiare, l’amore per una madre, per un padre, quello tra fratelli e sorelle e, in un certo senso, anche quello tra coloro che dapprima credevano di poter provare solo rabbia e avversione gli uni verso gli altri. È l’amore e l’appartenenza a una terra e a una famiglia i cui passi si ripercorrono in case disabitate, tra le anime di persone che non ci sono più. Ritrovando quel senso di vita racchiuso in una foto. Le donne del titolo sono Esther e Yehudit, due donne diverse, opposte, ma legate e unite da qualcosa che solo Esther, a distanza di anni, può comprendere e svelare. L’amore del film di Guido Chiesa è esplorato e raccontato in tutte le sue sfaccettature, nella speranza e possibilità che sia quello più puro, sincero e incontaminato a prevalere. Ai colori pieni, lucenti, caldi e netti del passato dove si ricerca la spontaneità più naturale e genuina, si contrappongono quelli più scuri e freddi del presente. E a una fiducia e un amore ritrovato il contrasto è quello con un segreto e una rivelazione tanto drammatica quanto tempestiva. E che arriva, con ottimismo, al momento giusto.
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