Paws of Fury – La leggenda di Hank: recensione del film d’animazione

Paws of Fury - La leggenda di Hank è una lezione sul pregiudizio, sul non fermarsi mai alla copertina, sul credere nelle proprie potenzialità, farsi aiutare, se necessari

Immaginatevi un cane tra tanti gatti, immaginatevi che non se li mangi in un sol boccone ma che voglia entrare nella loro famiglia e proteggerli. Non è un sogno, o forse quasi, si tratta di un film d’animazione, Paws of Fury – La leggenda di Hank, divertente e libera rivisitazione di Mezzogiorno e mezzo di fuoco di Mel Brooks. La pellicola che racconta del cane Hank, che si ritrova a sognare di essere samurai per poi farlo davvero, nella città di Kakamucho, arriva in anteprima domenica 15 ottobre alle 21.15 su Sky Cinema Uno (alle 21.45 anche su Sky Cinema Family), in streaming solo su NOW e disponibile on demand.

Paws of Fury – La leggenda di Hank: quando il samurai, in un mondo di gatti, è un cane. Ovvero il diverso non è un nemico

Paws of Fury: The Legend of Hank potrebbe essere a tutti gli effetti un film di Mel Brooks, ovviamente non uno vero e proprio, scritto e diretto dalla leggenda della commedia Brooks, ma uno che emula lo stile, il tono e le gag dell’attore, facendo riferimento anche alla sua filmografia. Partiamo dal fatto che lo stesso Brooks è coinvolto nel film, come voce dello Shogun, e la sensazione è che il film animato sia più o meno una versione rielaborata di Mezzogiorno e mezzo di fuoco, basti pensare che durante lo sviluppo si pensava di intitolarlo Blazing Samurai, in lingua originale infatti è Blazing Saddles. Si tratta di un’idea strana, probabilmente il target, i più piccoli, non riconosce i rimandi e le citazioni, ciò che vedono è semplicemente l’avventura animata di un cane dolce e carino che riesce a fare qualcosa di impossibile rompendo gli schemi. Hank (Michael Cera) viene nominato, quando gli abitanti di Kakamucho chiedono un nuovo samurai per essere da lui protetti, da Ika Chu (Ricky Gervais), protettore di una città abitata solo da gatti, e da lì parte il suo viaggio, non è difficile immaginare che il cattivo di turno vuole che Hank fallisca per distruggere così la città. Hank non sarà da solo ma non sarà facile per lui convincere i gatti e imparare l’arte dei samurai.

Guardia: “Lo sapevi?! I gatti odiano i cani”

Hank: “I cani sono adorabili, come si fa ad odiarli?”

Guardia: “Mio padre li odiava e a me tanto basta”

Subito è chiaro che il povero Hank, un tenerissimo segugio che non puoi non voler accarezzare e stringere, non verrà accolto bene dal mondo felino. Il povero cane è atterrito, lui è il miglior amico di tutti, tutti lo amano e poi desidera tanto essere un samurai, lui è buono, fedele proprio come si racconta la loro razza e se, sicuramente in un primo momento il dialogo, la comunicazione sono difficili, poi, come in tutte le fiabe, i problemi si appianano.

Guardia “Non parlo canese”

Hank “Ma come, noi adesso stiamo comunicando.”

Guardia “Non è vero”

Hank “Mi hai appena capito”

Guardia “Non è vero”

I gatti vedono Hank come estraneo e in quanto cane non può e non deve ambire a fare il samurai, intorno a questo ruota l’inizio del film, come nell’originale Bart incontra il razzismo quando nei panni di uno sceriffo nero arriva in città. Il presunto odio dei gatti per i cani (“non possiamo ucciderlo ma possiamo odiarlo vero?!”) diventa una traduzione di qualcosa di più profondo e di più grave. Se il film era cattivo nonostante fosse una commedia, questo è sicuramente più tenero e delicato, se il primo, nel suo stile, è riuscito a toccare una tematica importante, la politica razziale americana, qui c’è un beagle che è odiato perché così è stato insegnato, come se fosse una tradizione.

Ika Chu: “Ma in che razza di mondo viviamo se non si può contare sul fatto che onesti cittadini uccidano qualcuno solo perché sembra diverso”

Arrivato a Kakamucho però Hank viene, non senza perplessità, accolto, anche se le madri igienizzano le zampe dei loro gattini e li trascinano via quando vogliono parlare con lui; lo si sa spesso il libro non lo si legge ci si ferma alla copertina. 

Nulla è impossibile quando ci si allea con gli altri

“Il nuovo samurai è un cane”

Hank è pronto a mettersi alla prova, vuole farcela e aiutare, così, a poco a poco, il ghiaccio, come avviene in tutti i film animati di questo tipo, si scioglie e abbatte così ogni resistenza. Nel suo viaggio ha come aiutante Jimbo (Samuel L. Jackson), un samurai anziano caduto in disgrazia – nello stesso modo in cui Jim (Gene Wilder) aiuta Bart – che, con riluttanza, fa da mentore a Hank, gli insegna le regole e gli fa capire che lui non potrà mai essere un samurai come potrebbe esserlo un gatto, deve quindi usare le proprie qualità (olfatto e udito finissimi). Il rapporto tra Hank e Jimbo, anche se quest’ultimo non perde tempo a dirgli che lui non è un suo amico ma è il suo maestro, cresce anche perché durante le “lezioni”, vengono fuori fragilità e punti di forza, tra una gag e l’altra è chiaro che li unisce un punto, entrambi hanno uno scopo nel lavorare insieme, una causa comune, salvare Kakamucho. Non sono poi così diversi, sono due emarginati stanchi del loro status e riescono ad uscire dall’ombra. Jimbo è talmente bravo che Hank crede di essere diventato un vero e proprio samurai, è convinto di essere un maestro addirittura e la sua buona fede in virtù di questo lo fa sbagliare, ma, per chi è buono, le cose si rimettono sempre a posto.

Paws of Fury racconta che è bello spostare i paletti, dialogare con l’altro, imparare e solo così, collaborando, le cose sono più semplici.

Paws of Fury – La leggenda di Hank: conclusioni e valutazioni

Paws of Fury – La leggenda di Hank è una lezione sul pregiudizio, sul non fermarsi mai alla copertina, sul credere nelle proprie potenzialità, farsi aiutare, se necessario. Il film grazie al suo protagonista fa il suo lavoro abbastanza bene, riesce a tenere il pubblico, senza voli pindarici. Siamo di fronte ad un titolo che non fa gridare al miracolo, anzi, parecchie sono le fragilità, il viaggio dell’eroe è a tratti meccanico, parte degli allenamenti sono fin troppo lenti e poco godibili, ma non si può non amare Hank. 

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

2.8

Tags: Sky Cinema