One Earth – Tutto è connesso: recensione del film di Francesco De Augustinis

La recensione di One Earth - Tutto è connesso, il film di Francesco De Augustinis che narra il contemporaneo con precisione chirurgica.

Allevamenti intensivi, deforestazione tropicale, epidemie, cambiamenti climatici, un elenco che riguarda la condizione umana e del mondo dei giorni nostri, no, o almeno non solo, è qualcosa di più, è il centro del documentario di Francesco De Augustinis, One Earth – Tutto è connesso, uno dei film presenti al Festival Cinema Ambiente Avezzano (13-21 giugno 2022). De Augustinis risponde a varie domande con il suo documentario, ambientato in Cina, Europa e Sud America, unendo le storie di vari continenti con un filo rosso secondo cui un battito d’ali di una farfalla in un luogo può scatenare un uragano dall’altra parte del mondo e porta lo spettatore in un viaggio che lascia sconvolti. Al centro ci sono gli squilibri del nostro sistema alimentare e in una incredibile reazione a catena tutto è collegato come dice il titolo: l’aumento esponenziale del consumo di carne in Asia, l’intensificazione degli allevamenti, la deforestazione tropicale, il crollo drammatico della biodiversità, la crisi alimentare e climatica, l’aumento delle epidemie fanno parte dello stesso circolo vizioso per cui la nostra terra, la sola e unica come dice il film, è sull’orlo del baratro. 

One Earth – Tutto è connesso: il racconto delle conseguenze dell’agire umano

One Earth spaventa con cifre scioccanti che raccontano di una produzione zootecnica spinta al massimo, ad oggi vengono allevati nel mondo oltre 160 miliardi di animali ogni anno ed è incredibile, non sembra aver intenzione di diminuire, anzi, è sempre in crescita. Ai primi posti per il consumo pro capite di carne ci sono Cina e India, entrambi i Paesi hanno da sfamare miliardi di persone che godendo di un aumento del reddito salariale possono accedere a questo genere di consumo. In Cina già nel 2018 erano allevati 440 milioni di suini ogni anno, più di Europa e Stati Uniti insieme, nel 2020, mentre il gigante asiatico aveva gli occhi del mondo puntati su di sé a causa della pandemia Covid-19 – si parte proprio da quel mercato dove si dice il virus sia “nato”, da quei famosi pipistrelli che hanno dato origine al virus che ha messo in ginocchio il mondo; il caso ha voluto che la troupe fosse lì per fare scalo prima di ripartire -, il governo finanziava la costruzione nel Paese di altri 20 mila allevamenti. Il documentario mostra, studia, analizza quegli allevamenti per comprendere le conseguenze planetarie dell’aumento incontrollato della produzione zootecnica. In che modo il sistema alimentare è connesso alla crisi climatica? Quale ruolo e quali conseguenze hanno la produzione e il consumo del cibo che portiamo sulle nostre tavole? Sono queste le basi su cui si costruisce questo film che addentrandosi di capitolo in capitolo nella materia fa emergere come proprio dal cibo tutto abbia inizio, un argomento troppo a lungo trascurato.

Uno studio che parte dalla Cina

Il primo capitolo dà un’immagine potente: il grattacielo dei suini nella Cina meridionale, formato da giganteschi blocchi di cemento, nascosti al centro di una montagna, dove in verticale vengono allevati ogni anno circa 840 mila maiali. I rappresentanti dell’azienda Yangxiang sono orgogliosi dei costi di produzione ridotti e del fatto che il luogo sia sicuro dal punto di vista sanitario: i lavoratori sono obbligati a vivere vicino agli allevamenti e a vivere in quarantena prima di poter accedere al mondo esterno. Siamo proprio sicuri che questo sia garanzia di sicurezza? Che non ci sia un rovescio della medaglia? Gli allevamenti intensivi si trovano nel cuore di zone naturali e questo produce vari problemi.

Viene elogiato questo tipo di allevamento considerato moderno e capace di rivoluzionare il modo di mangiare. Un punto centrale che ritorna sia in Cina che nella Food Valley nei Paesi Bassi è la parola sostenibilità ma questo non è sempre vero, anzi forse non lo è mai perché nell’economia di oggi è importante dare da mangiare riducendo al minimo i costi senza pensare all’ambiente o all’uomo. Per questo non si fa luce sull’impatto che il sistema alimentare ha sulle diverse crisi che affliggono il nostro pianeta, in particolare quella climatica. 

One Earth – Tutto è connesso: dalla produzione alla deforestazione

Tutto è davvero connesso e così corrono veloci sullo schermo le immagini della foresta amazzonica.

“Stanno bruciando tutto per pulire l’area e appropriarsi della riserva”,

“Qui un tempo era pieno di animali. Adesso, se vai in cima a quell’altopiano vedrai solo soia”.

Roghi e cataste di alberi abbattuti sono ripresi da una macchina in corsa, mentre un drone sorvola immensi campi coltivati. La voce narrante di Laura Frascarelli, l’occhio del regista non vogliono esasperare una situazione che è già di per sé drammatica, si limitano a mostrare, guardare la distruzione che avviene. I brasiliani così raccontano la situazione difficile che stanno vivendo, le conseguenze sulla natura del nostro sistema alimentare, sono testimoni della progressiva riduzione della foresta per far spazio ai pascoli e alla coltivazione di soia destinata agli allevamenti. Sono importanti però anche i dati e gli studi di ricercatori ed esperti che seguono le rotte dei prodotti della deforestazione e cercano di capire a cosa porterà tutto questo, un tutto questo che è stato ingigantito anche dalla pandemia e ora dalla guerra. Il quadro ha a che fare con la salute dell’uomo che inevitabilmente porta più o meno sotto traccia, segni più o meno visibili nell’immediato di un intervento nell’economia uomo che non è a misura d’uomo. In passato influenza aviaria, influenza suina, febbre del Nilo, sars, zika ed ebola hanno minato le nostre vite, ora il Covid e altre zoonosi.

La precisione chirurgica di chi narra il contemporaneo

One Earth – Tutto è connesso indaga con precisione chirurgica le conseguenze planetarie dell’agire umano, di minuto in minuto, di capitolo in capitolo lo spettatore comprende come ogni cosa sia collegata e come l’uomo sia pedina del suo stesso “compagno”, vittima di disegni molto più grandi. Come in un film dell’orrore One Earth svela con numeri e studi i drammi dell’oggi.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.2