November. I cinque giorni dopo il Bataclan: recensione del film

Un thriller dell'orrore, che narra tra una delle stragi più recenti dell'occidente per mano di una piaga mondiale, il terrorismo. In tutte le sale dal 20 aprile 2023.

Tutto il dramma di una storia vera, la sconfitta di un mondo civile annientato da una inenarrabile violenza. November. I cinque giorni dopo il Bataclan, presentato al festival di Cannes 2022, riporta in veste cinematografica gli attacchi terroristici del 13 novembre 2015 nella capitale francese; una strage umana, una aggressione cruenta che ha visto la morte di 130 persone a causa di una serie di attacchi terroristici sferrati da un commando armato di matrice islamica fondamentalista collegati all’autoproclamato Stato Islamico. Una pagina della storia francese ed europea tra le più tragiche.

La strage del Bataclan in un’analisi cinematografica tecnica e investigativa

November. I cinque giorni dopo il Bataclan; Cinematographe.it

Il film di Cédric Jimenez trafigge e pietrifica ogni intento emotivo; si avverte il respiro pesante della morte relegato all’interno di inconsapevoli casualità dettate da un destino tanto ineluttabile quanto crudele. L’eclisse di valori vitali che precipitano nel buio di atti terroristici in nome di un dio brutale lontano da logiche umane di tolleranza e pacifica convivenza.  

Il racconto si apre nella città di Atene dove si dà la caccia ad un pericoloso terrorista integralista musulmano, probabilmente il coordinatore degli attacchi terroristici, senza sortire alcun esito.

Jean Dujardin è Fred, uomo francese appartenente all’antiterrorismo, avaro di sentimenti ma ligio al dovere e particolarmente protettivo nei confronti del proprio Paese e motivato a contrastare l’ondata terroristica abbattutasi sulla Francia.

La sua storia apre la dinamica di un film che non si lascia travolgere dalla retorica, che non si lascia narrare a onor di cronaca come fosse battitura di un quotidiano che denigra o denuncia, che si basa su fatti documentati in modo scientifico; un film che riflette, inoltre, l’angoscia di un intero popolo le cui condizioni di vita sono state tremendamente violentate da atti criminali feroci, un intero popolo in preda alla paura. In un’interpretazione psicologica, i fatti del Bataclan irrompono in una quotidianità normale e stravolgono le vite di tutti catapultati in uno stato di insicurezza e precarietà.
Una metropoli europea che improvvisamente smarrisce i suoi ritmi vitali.

La guerra della caccia all’uomo

November. I cinque giorni dopo il Bataclan;
Cinematographe.it

Un film che richiama le tecniche documentaristiche, disponendo gli attori ad una veritiera performance senza marcare la distanza tra realtà e racconto cinematografico, in una ricostruzione volutamente scientifica di un momento storico sconvolgente.

Il personaggio principale sembra essere la “sconfitta” la cui centralità sembra a sua volta creare equilibrio tra i buoni e i cattivi. La caccia dell’uomo all’uomo adotta gli stessi mezzi, imperfetti, crudeli, spietati e irregolari in una circolarità distruttiva e scorretta.

November. I cinque giorni dopo il Bataclan segue il filo del dramma, alterna momenti di suspense a scomposizioni improvvise; lo fa la giovane Ines, che determinerà le sorti dell’intero film districandosi tra errori, trattative, strade e strategie investigative, occasioni mancate. Tutto condurrà al finale già scritto, un finale crudo e doloroso, tragico voluto in nome di un dio che tale non è!

November. I cinque giorni dopo il Bataclan: una regia che non colpevolizza ma denuncia sussurrando l’orrore di un mondo intero

November. I cinque giorni dopo il Bataclan; Cinematographe.it

November. I cinque giorni dopo il Bataclan intreccia il thriller all’orrore; Cédric Jimenez lo fa senza romanzare o esasperare la celebrazione del dolore che ancora oggi, a distanza di anni, piega il popolo francese; lo fa, restando fedele al suo stile concentrandosi sui personaggi, definendo i contorni di una storia agghiacciante e fermandosi rispettoso sul “bordo” della tragedia quasi a voler sottolineare che alcuni limiti non possono essere oltrepassati.

Cédric Jimenez guarda la storia con grande rispetto e affronta il dramma mantenendo la doverosa distanza  limitandosi quasi a sussurrare quanto accaduto la sera del 13 novembre del 2015 a Parigi. Sembra dichiarare la sua intenzione di non voler spettacolarizzare i fatti nefandi, terribili di quella notte quanto piuttosto celebrare il valore investigativo di coloro che, nell’immediatezza si sono adoperati, mettendo a rischio la propria vita, a trovare i colpevoli che hanno firmato una pagina terribile della storia del proprio Paese, hanno infranto, offeso, calpestato il diritto di vivere nella reciproca accoglienza e abbracciare la “diversità culturale” considerandola motore di umanità.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 3.5

2.8