Biografilm 2023 – Nota bene: recensione del documentario di Jeroen Pool

Il tempo è lento e inesorabile, come la vita mentre accade, come la morte nel suo eterno stare. Tutto scorre così nel cimitero monumentale, fuori dalle porte di Genova. La signora che vende fiori, l’uomo che attende telefonate negli uffici, le donne che si siedono di fronte al loculi per portare un saluto. Così inizia Nota bene, il documentario, opera prima, di Jeroen Pool, anteprima mondiale, in concorso al Biografilm 2023, nella sezione Biografilm Italia.

Fermata Veilino 1/Tomba Abello, il racconto e il luogo che sdoganano un tabù ancora enorme

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“Sì, è aperto con l’orario normale”, risponde così un uomo dietro ad una scrivania mentre parla del cimitero in cui lavora. Nota bene entra senza ritrosie nel luogo spesso tabù enorme, lo racconta nelle sue stanche e implacabili ore, nelle parole di visitatori che portano il loro doloroso amore a chi non c’è più. Fermata Veilino 1/Tomba Abello e lì si è spettatore della linea di demarcazione più evidente tra la vita e la morte, tra l’esserci e il non esserci più, è tutto in quel posto in cui chi c’è attende chi si reca a portare omaggio e chi va a dare un saluto a chi manca entra, fa ciò che deve fare e poi se ne va. Il locus dell’incontro e della “rimanenza”, dell’esserci e non esserci più. Appena fuori dalla città di Genova, il cimitero, accanto alle tombe, attraverso portici e gallerie, e anime che lì riposano, ci sono persone che vivono, si alzano ogni mattina per lavorare, che raccontano, chiedono e informano; è una piccola parte di mondo dedicata alla morte ma è curiosamente viva.

Jeroen Pool con sguardo misericordioso e amorevole mostra uomini e donne, lavori e richieste, statue dolenti e lacrimose assistono allo spettacolo della vita, rende lo spettatore partecipe del lutto e del niente, dei piccoli gesti, attese infinite, saluti sussurrati, lievi tocchi come una carezza.

Nota bene e il sereno mostrare la dipartita e la vita che continua a scorrere

“La legge della vita”

Dice questo una donna che va a comprare i fiori da portare alla famiglia, alla madre morta da poco tempo e agli altri che non ci sono più, è il giorno del suo compleanno e vuole averli vicino, vuole “prendersi gli auguri”. Con un velo di tristezza realista afferma tali parole che addolorano ma anche accarezzano, come a dire il dolore che proviamo è sempre fortissimo ma è anche qualcosa di ineluttabile. Così è, così succede, a tutti, in maniera indifferenziata, il mio dolore è il tuo dolore.

La fioraia sorride a tutti, fa domande e vede passare persone con il loro bagaglio esistenziale ed è sempre gentile, tenera, chiede il segno zodiacale, l’età, chi è che il cliente va a trovare, però non per curiosità macabra ma per desiderio di vicinanza, di accogliere vita lì dove c’è morte e silenzio.

La stessa cosa fa l’uomo dell’ufficio informazioni che con la massima disponibilità dà le notizie, attende anch’egli le vite degli altri, pronto ad accompagnare lì dove serve. 
“All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne/confortate di pianto è forse il sonno/della morte men duro?”, sembra questo il principio, citazione da I Sepolcri di Ugo Foscolo, su cui si costruisce Nota bene, il sonno della morte è meno duro. Pool è in grado di raccontare in modo sereno quel cimitero di Genova e chi vi passa per salutare qualcuno, metaforizza la dicotomia vita e morte e rende tutte quelle persone, amiche, figure simpatiche, ma anche tenere, come non pensare all’uomo che, ripreso dallo sguardo cinematografico da lontano, per lasciarlo solo, con timido e pudico dolore, silenzioso guarda la tomba, o alla figlia che commossa accanto al proprio marito, con voce rotta sta di fronte agli amati.

Nota bene: conclusione e valutazione

Nota bene è una carezza, un sorriso tra le lacrime commosse, un delicato canto per cui a volte anche si sorride, di chi resta verso chi non c’è più ma anche verso chi vive, esiste, ed è proprio questa una delle cose più interessanti del documentario, la certezza che anche lì dove ha l’eterno riposo chi non c’è più l’esistenza va avanti, continua a fluire (basti pensare alle stagioni – c’è il sole e poi nevica -, alle visite cicliche o meno). Il racconto metafora della vita e della morte è un documento pietoso e struggente, nonostante si tratti di una “semplice” cronistoria del cimitero.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.7