Non pretendo che qualcuno mi creda: recensione del film Netflix

Un film tra l'assurdo, il surreale e il realistico: un coacervo di trovate geniali tra realismo magico, thriller mafioso, racconto di formazione e black comedy.

Non pretendo che qualcuno mi creda è quell’ottimo film che approda in streaming e neanche lo sai: uno dei titoli che scorri quando la sera ti trovi senza nulla di particolare da fare e hai già passato in esame tutto il catalogo Netflix (probabilmente tutti già visti in un attacco di binge-watching). Un film che arriva in sordina, inaspettatamente, non investiresti tempo in un prodotto che si propone come una commedia qualsiasi, con nulla di particolarmente diverso rispetto a tante altre. Il trailer ne propone una visione molto sommessa, con quei colori scuri e opachi da noir.

Ma come tutto ciò che arriva in sordina ed invece si svela lentamente con gioia davanti agli occhi di uno spettatore con poche aspettative, questo film del regista messicano Fernando Frias – disponibile in streaming su Netflix a partire dal 22 novembre 2023 – sorprende ad ogni scena, svincolo di trama, improvvisazione non prevista ma scritta con maestria. Mai sottovalutare ciò che si presenta con sobrio e celato mistero, con morigerata modestia. E questo splendido, inaspettato film ne è la dimostrazione chiara e limpida.

Non pretendo che qualcuno mi creda: una assurda, brillante commedia che non conosce limiti di umorismo o morale

Non pretendo che qualcuno mi creda recensione - cinematographe.it

Non pretendo che qualcuno mi creda è un film incredibilmente vibrante, vivo, ricco di sorprese e – soprattutto – divertentissimo. In un sincretismo magico tra il realismo surreale di Gabriel Garcia Marquez e quell’atmosfera rarefatta e sensualissima (nel vero senso del termine, nel significato di legata ai sensi) tipica del racconto sudamericano di Robeto Bolano (presente non in persona nel film, ma il suo libro è letto e menzionato durante la pellicola, in diverse sequenze ed inquadrature), la trasposizione per lo schermo dell’omonimo romanzo di Juan Pablo Villalobos funziona meravigliosamente,

Villalobos è il protagonista della pellicola, con la sua strampalata e incredibile – come annuncia stesso il titolo – avventura nella vita della malavita spagnola mista ai suoi problemi con la fidanzata Valentina e il suo futuro dottorato di ricerca. La trama è complessa, ricca di sorprese e colpi di scena inaspettati, brillanti e tortuosi. Frias, tuttavia, insieme allo stesso Villalobos, gestisce con destrezza tutte le trame – e le numerose sottotrame – intrecciandole e rendendole indipendenti, ma riprendendole tutte in mano per costruire un unico, splendido finale.

Il protagonista, un talentuoso Darío Yazbek Bernal, è il giovane Juan Pablo Villalobos, studente di letteratura in procinto di discutere la sua tesi di dottorato in uso dell’umorismo nella letteratura latinoamericana presso l’Università Pompeu Fabra di Barcellona. Prima di partire per la Spagna, suo cugino lo coinvolge in una assurda iniziativa che – gli promette – sarà un investimento assolutamente riuscita. Preso da un delirio di onnipotenza – o forse semplicemente da un delirio – il cugino ha omesso di raccontare a Juan di essere in affari con un pericolosissimo signore del crimine, Licenciado (Alex Ayala).

Dopo la brutale uccisione di suo cugino, Juan sarà costretto suo malgrado a lavorare per Licenciado – anche mettendo da parte la sua carriera universitaria e la sua potenziale carriera letteraria – in giro per Barcellona. La sua fidanzata Valentina (interpretata dalla brillante Natalia Solián) lo accompagna, senza capirlo, nelle sue avventure strampalate nel mondo del crimine. Mentre lui la informa – in modo dichiaratamente riferito al titolo dell’opera – di “non pretendere che qualcuno gli creda” lei lo osserva da lontano con un misto di malinconia ed ironia, il senso della folle avventura che il film veicola perfettamente al pubblico.

La follia delle vicenda che vediamo sullo schermo è irrefrenabile, così come l’umorismo – lontano da qualsiasi tipo di correttezza o paletto morale – che divertirà proprio chiunque si trovi a vedere il film. La scelta di non scegliere, ma di miscelare, i generi è una vincente e ambiziosa creazione del duo autore – regia, dunque Villalobos – Frias.

La Barcellona di Frias e Villalobos è un luogo sporco e cattivo, anche se la sua ambigua foschia non è esplicita o manifesta, ma sottesa e sordida. Tra lotta agli stereotipi e ai luoghi comuni, ma anche contraddittoriamente la loro ricerca estrema, polarizza l’atmosfera di un film che ricorre alla genialità per raggiungere l’acme dell’umorismo. Non a caso, la tesi del suo protagonista ha proprio l’umorismo come tema principale: possiamo dunque parlare di meta-umorismo? Tra gli altri spunti che propone questa pellicola, c’è sicuramente anche questo, ma non solo. Tragico e comico, alto e basso, luogo comune e originalità, tutto si commistiona in questa opera pazza e geniale, divertente e strappalacrime. Uno dei migliori prodotti attualmente disponibili su Netflix!

Non pretendo che qualcuno mi creda: conclusione e valutazione

Non pretendo che qualcuno mi creda è una pellicola abile e fedele alla follia del suo materiale d’ispirazione: un libro che prova a raggiungere l’acme dell’umorismo, per quanto surreale e contraddittorio con le sue stesse affermazioni e prese di posizione. Il film è comico e tragico, abbraccia con abilità tutti i registri possibili del racconto, immergendolo in atmosfere e palette tipiche del classico film noir. Una vera chicca, divertentissima, da non perdere!

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.3

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