Napoleon: recensione del film di Ridley Scott

Il biopic del regista inglese destruttura la figura del divino imperatore dei francesi, con una scrittura caricaturale eccessivamente macchiettistica e un impianto estetico poderoso. In mezzo un Joaquin Phoenix, ancora una volta, padrone della scena.

Napoleon (inizialmente noto come Kitbag) è il nuovo lungometraggio diretto dall’apprezzato cineasta britannico Ridley Scott (House of Gucci, The Last Duel) con la sceneggiatura di David Scarpa (al lavoro anche sul copione de Il gladiatore 2, sempre di Scott) e la produzione affidata a Apple Studios, Latina Pictures, Scott Free Productions. La pellicola, contrariamente a quanto si possa pensare, è un bieco e cinico attacco al leggendario sovrano francese che, tra Settecento e Ottocento, ha tenuto sotto scacco l’Europa.

Napoleon - Cinematographe

Per quanto Scott stesso ha dichiarato il suo interesse sfrenato nei confronti dell’Imperatore dei francesi, Napoleon nasconde tutt’altro: il film si configura come una totalizzante demistificazione di Napoleone Bonaparte che sicuramente suscita curiosità fino al momento in cui il grottesco e l’esasperazione prendono il sopravvento. Di contro, la regia e la fotografia risplendono di una potenza immaginifica destabilizzante con un Joaquin Phoenix che cattura pienamente l’animo oscuro di Bonaparte. Il lungometraggio è in arrivo nelle sale italiane dal 23 novembre 2023 con la distribuzione di Eagle Pictures.

Napoleon: il crollo di un mito

Joaquin Phoenix - Cinematographe

Napoleon intraprende una strada folle e autodistruttiva: sceglie di detronizzare una delle figure storiche più importanti di sempre e valuta accuratamente cosa raccontare, sul piano umano e psicologico, accentuando lo spirito infausto di un personaggio comunque controverso. Il risultato, purtroppo, non è dei migliori con L’imperatore dei francesi che ne esce distrutto. Di per sé l’idea di demolire Napoleone non è sbagliata se vista nell’ottica di una mediazione tra verosimiglianza e sagace invenzione, peccato, che però, a lungo andare, quella che sembra una semplice decostruzione del potente e influente sovrano corso, si trasforma in un attacco cinico e spietato con esiti macchiettistici e parodistici. Uno schema che Scott ripropone quasi subito dopo House of Gucci (2021) che effettivamente nasce con l’intento di umiliare e dissacrare la famiglia Gucci e Patrizia Reggiani con un registro narrativo per certi versi simile, ma che comunque, nel contesto in cui era calato il film, funzionava meglio.

Il grande scoglio che stavolta il cineasta inglese incontra sulla strada, infatti, è la verità storica: già in passato il film-maker era stato criticato per aver riletto eventi e fatti ben noti a suo modo e secondo la sua sensibilità, in barba alle testimonianze di cui siamo in possesso, ma il problema, nel caso specifico di Napoleon, non è tanto nella reinterpretazione in sé, ma nella finalità ultima di tale rimaneggiamento. Sì, perché nel reinventare alcuni passaggi chiave della vita di Bonaparte (realizzati in sceneggiatura da David Scarpa), l’autore compie una sorta di sensazionalismo al contrario, così da gettare ancora più fango nei confronti di Napoleone. E per quanto alcune esagerazioni sulla sua figura sono in linea con alcuni estremi della sua psicologia, ad un certo punto l’accanimento diventa quasi impietoso e ridicolo.

Detto questo, di fronte a tale lettura univoca del personaggio, Joaquin Phoenix entra in risonanza con lo spirito del film, esasperando volutamente i vari difetti e vizi del condottiero, manifestando una creatività interpretativa impressionante che offre al pubblico un ampio spettro di emozioni degradanti. Probabilmente non siamo in presenza della migliore interpretazione dell’attore, che comunque è stupefacente specialmente nella manifestazione di tanti dettagli psicologici, dai tic nervosi fino all’esplosioni di rabbia, dalle chiusure introspettive arrivando alle manie di onnipotenza e grandezza. Vanessa Kirby, che presta il volto di Giuseppina di Beauharnais, prima moglie di Napoleone, viene in parte fagocitata dalla galvanizzante performance di Phoenix, in realtà giocando un ruolo fondamentale.

Grazie alla sua interpretazione raffinata ed elegante, solida e mai fuori dagli schemi, la Kirby rappresenta il perfetto opposto di Phoenix, l’equilibrio contro il disordine, l’armonia che si staglia contro il caos. Ed è per questo motivo che il lavoro dell’attrice è fondamentale ed eccezionale, perché domina con fierezza e convinzione una costruzione narrativa schizofrenica e allucinata, che proprio grazie ai due attori protagonisti ritrova in parte una dimensione più chiara e obiettiva. Ad ogni modo, se la trama da sola non sembra essere una fonte affidabile dalla quale attingere possibili temi e riflessioni, basta invece l’interpretazione di Phoenix (e quindi la caratterizzazione del protagonista) per trovare qualche interessante spiraglio.

Napoleon: il contraltare estetico

Napoleon - Cinematographe

Nel personaggio, infatti, convivono talmente tante sfumature che inevitabilmente alcune di queste passano al centro dell’attenzione. In particolare, all’interno di Napoleon, viene raccontato – attraverso la scalata maledetta di Bonaparte verso i più alti vertici del suo paese – quanto è scellerato e logorante il potere che, proprio per il protagonista, diventa un’ossessione assoluta. Ossessionante, inoltre, è il rapporto morboso che va a crearsi tra L’imperatore e Giuseppina, un amore malato e tossico che permane anche dopo il divorzio e che inquadra bene il carattere compulsivo del sovrano, alla continua ricerca di attenzioni, non solo della moglie, ma anche di sua madre. Insomma, da questo ritratto impietoso escono fuori delle tematiche più che interessanti che poi vanno a convogliare in unico e grande argomento che è la spietatezza e insensatezza della guerra, che, al di là dell’esito di una battaglia o meno, cambia sempre a seconda del punto di vista di chi racconta.

Passando sul fronte estetico, l’operazione di Ridley Scott sembra quasi antitetica: dove la narrazione pecca più di una volta in teatralizzazione ed estremizzazioni continue, ecco che invece la regia esprime appieno la sua potenza, senza bisogno di strafare, ma anzi affidandosi ad una messinscena monumentale e granitica che non necessità di rarefazioni. Nel film brilla ogni scena, ogni dettaglio, luogo e costume, grazie ad un comparto tecnico incredibile che non fatichiamo ad immaginare, nella sua interezza, in corsa verso gli Oscar 2024. L’autore britannico, in particolar modo, è riuscito perfettamente a convogliare il valore sia dei momenti più intimi e compassati, quando Napoleone è in patria, sia dei passaggi più frenetici delle battaglie in giro per l’Europa.

Nelle sequenze casalinghe, viene posto in particolare l’accento sulla complessa e stratificata psicologia di Napoleone, con la camera che lo inquadra sempre e comunque dal basso verso l’alto, con la bassezza fisica del personaggio che diventa rappresentativa della sua bassezza morale, come tra l’altro sottolineano diversi personaggi nella pellicola. Per quanto riguarda le scene belliche, invece, la macchina da presa si allarga, con le varie battaglie (in particolare Austerlitz e Waterloo) che sembrano riprodurre i quadri romantici dell’epoca, celebrativi della gloria dell’Imperatore, concentrandosi su sfumature e particolari infinitesimali più affini alla pittura che ad una tradizionale visione cinematografica. È importante sottolineare, inoltre, anche l’importante impronta della fotografia, che con i suoi forti chiaroscuri, materializza l’animo cupo di Napoleone.

In ultima istanza, Napoleon purtroppo soffre di un montaggio brutale e brusco, figlio di un taglio ingeneroso al girato che contribuisce ad uno sfilacciamento narrativo che appartiene, per fortuna, solo alla prima parte della pellicola. Mano a mano che l’opera va avanti, questo distacco della sceneggiatura diventa sempre più impercettibile, anche se purtroppo le divisioni repentine tra un passaggio registico e l’altro continuano. È chiaro che ridurre l’intera storia di Napoleone Bonaparte a poco meno di 3 ore di film era sicuramente un’impresa impossibile e forse questo tipo di montaggio era inevitabile, anche se a livello di percezione, nella sezione iniziale del lungometraggio, sembra di assistere a tutti quadri indipendenti l’uno dall’altro. Un problema che nella versione Director’s Cut dell’opera (che arriverà su Apple TV+ con una durata di 4 ore) sarà sicuramente risolto.

Napoleon: valutazione e conclusione

Napoleon - Cinematographe

Una regia pittorica e stupefacente, minuziosa e piena di sfumature; una sceneggiatura che ha parecchie falle, specialmente nell’esasperazione della decostruzione del protagonista; una fotografia crepuscolare che evoca l’anima più tenebrosa di Napoleone; una recitazione fondante che lavora per opposizione, con Joaquin Phoenix che riempie lo schermo di virtuosismi e Vanessa Kirby che risponde con pacata eleganza e sobrietà; un sonoro che sottilmente segue la scena, trasformandosi nelle sequenze più concitate; una netta contrapposizione tra una narrazione delirante con un impianto estetico da applausi scoscianti. In conclusione un’opera lontana dai canoni storici che lacera profondamente l’immagine di Napoleone nel modo sbagliato, ma che perlomeno restituisce una profondità scenica maestosa che, insieme alle performance dei due attori protagonisti, valgono l’intero progetto.

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Regia - 4.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 4
Recitazione - 4.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 2.5

3.6