My Oni Girl: recensione del film anime di Tomotaka Shibayama

La recensione di My Oni Girl, il film anime Netflix disponibile sulla piattaforma streaming dal 24 maggio 2024.

Desideroso di andare d’accordo con tutti e non risultare antipatico, il liceale Hiiragi (Kensho Ono) non riesce a dire di no. Mentre sta tentando di esaudire senza successo l’ennesima richiesta, incontra Tsumugi (Miyu Tomita), una vivace ragazza della sua età che si scopre essere una oni che è alla ricerca della madre nel mondo umano. Tsumugi, a differenza del ragazzo, fa tutto ciò che vuole, risultando l’esatto opposto di Hiiragi. Come si evolverà il rapporto fra questi due giovani così diversi? Questo è il punto da cui parte My Oni Girl, film anime, prodotto dallo Studio Colorido, con la regia di Tomotaka Shibayama, entrato nel catalogo Netflix 24 maggio 2024, una storia di formazione che mira a mostrare fragilità, mostri e paure tipici dell’adolescenza.

My Oni Girl: un viaggio interiore ed esteriore, alla ricerca della propria identità, alla scoperta di sé, viaggio utile a ritrovare chi è scomparso

My Oni Girl è un film anime che narra il percorso interiore ed esteriore di due personaggi che vivono la loro età con tutto il patimento del caso. Mentre lei è alla ricerca della madre scomparsa quand’era piccola, lui non riesce a spiegare al padre come si sente e perché si comporta così. Hiiragi si offre di aiutare la oni nel suo viaggio di scoperta del mondo degli umani e di ricerca della madre: lungo la strada incontreranno svariate persone che li aiuteranno e saranno costantemente braccati da un misterioso Demone della Neve che porta il freddo anche in piena estate, quando è ambientata la storia.

Un ragazzo e una ragazza sono messi insieme per una piccola casualità o un epico colpo del destino e intraprendono un’avventura insieme. Lungo il percorso, imparano qualcosa su se stessi e gli altri attraverso la potente connessione che condividono. Questa è la configurazione di base per moltissime storie, e ancora di più quando si tratta di anime. I protagonisti sembrano avere pochissimo in comune, la oni, demone con un solo corno che lascia la sicurezza della sua casa (una comunità oni segreta chiamata Il Villaggio Nascosto), sembra essere completamente disinteressata dal conoscere le norme sociali umane e Hiiragi farebbe di tutto per essere accettato, vuole aiutare tutti, si fa in quattro. Insomma sono due poli opposti eppure si incontrano.

Lungo il loro viaggio non dovranno solamente comprendere se stessi e i propri sentimenti, dovranno anche affrontare svariate prove proprio come accade per gli eroi e le eroine delle favole. Si fa viaggio alla ricerca della propria identità e di una nuova consapevolezza di sé.

Un racconto adolescenziale che porta al centro temi importanti

My Ony Girl è un racconto adolescenziale che porta al centro molti temi cari a questo genere di narrazione, l’imbarazzo dei primi incontri, il rapporto tra vita e morte, le relazioni tra genitori e figli, il sentirsi estranei in casa propria. A riflettere intorno a ciò ci sono Oni e Hiiragi ed entrambi gli archi vengono trattati con attenzione. Il conflitto interiore di Tsumugi raggiunge il culmine in un collage sentimentale di ricordi sepolti che dà vita a una delle sequenze più sorprendenti del film e Hiiragi non è poi tanto diverso da vari protagonisti di anime, lui però ha una sua specificità, la tendenza a reprimere ciò che prova. Il film si costruisce in due parti, nella prima metà si fanno strada attraverso il regno umano, accettando lavoretti, aiutando a risolvere litigi familiari e chiacchierando con nonni proprietari di ristoranti, il tutto mentre fuggono da mostruosi inseguitori. Nella seconda metà arrivano in un villaggio ghiacciato.

My Oni Girl: valutazione e conclusione

La sceneggiatura, firmata da Yuko Kakihara, è in grado di comunicare la necessità di trovare un equilibrio tra la generosità nell’aiutare gli altri e l’avere rispetto per se stessi. Tutto si concentra e muove dentro e intorno ai due protagonisti che crescono e maturano di fronte allo spettatore.

Uno dei punti forti è la resa tecnica e visiva a dir poco spettacolare, con delle soggettive meravigliose, sapendo unire animazione tradizionale e CGI, strizzando l’occhio all’estetica dello Studio Ghibli, nello specifico La città incantata (2002), complice il fatto che il regista, Tomotaka Shibayama, ha avuto esperienze professionali passate nella casa di produzione di Miyazaki & Co. 

L’anime non riesce però a mantenere il ritmo e a tratti lo spettatore si sente perso e affaticato come se lui stesso fosse immerso nell’avventura.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

3

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