Munch, amori, fantasmi e donne vampiro: recensione del docufilm d’arte

Le controversie di un artista immenso, una intimità macabra, tra il peccato e solitudine

Munch, amori, fantasmi e donne vampiro è un docufilm d’arte realizzato in collaborazione con 3 produzioni e Nexo digital per il progetto La grande arte al cinema, disponibile il 7, 8 e 9 novembre nelle sale italiane, con la co-distribuzione di Radio Capital, Sky Arte, Mymovies.it e abbonamenti musei.

Munch, amori, fantasmi e donne vampiro è un racconto profondissimo, che scava nei tormenti della vita travagliata del celebre artista; un viaggio introspettivo tra virtù e peccati; un’immersione nel dramma esistenziale ed artistico, nell’affascinante inquietudine di un grande artista tanto celebre quanto poco conosciuto.

Munch.-Amori-fantasmi-e-donne-vampiro recensione cinematographe.it
©Munch-Oslo

Munch, amori, fantasmi e donne vampiro, è la realizzazione di un progetto privilegiato con la regia affidata a Michele Mally in collaborazione con Arianna Marelli che ha curato l’intera scenografia, che vede la collaborazione di studiosi, scrittori, e appassionati che permettono di scoprire il volto dell’uomo che viveva “sotto il cielo di cristalli”. La colonna sonora del film riprende brani di repertorio mentre le musiche originali sono state scritte dal musicista e compositore Maximiliem Zaganelli. La voce narrante è affidata all’attrice norvegese Ingrid Bolso Berdal; una guida illuminante che interpreta le pagine e la storia, le passioni e la poetica di un artista e di un maestro che, con le sue opere, ha lasciato una grande eredità.

La Norvegia è un paese di leggende, tradizioni imbevute di mistero, culti popolari che confondono la fantasia con la realtà. Munch nasce in una città norvegese, Ådalsbruk, in una famiglia la cui condizione era stata offuscata dalla malattia mentale e da molti lutti e per questo motivo trascorre un’infanzia che non conosce la spensieratezza. Le angosce di cadere e precipitare nel disagio psichico segneranno profondamente la sua esistenza.

Il docufilm è una grande metafora che spazia tra una natura vivente, il richiamo di un vento fortissimo che sembra costantemente battere e la danza di tronchi che sembrano avanzare in cerca di qualcosa con cui nutrirsi, divorando le ansie e le paure tutte umane.

Munch, amori, fantasmi e donne vampiro: il peccato femminile tra tentazioni e ossessioni di una sessualità sofferta

Munch è stato l’ossessione di se stesso, vivendo e respirando l’impulsività che appartiene a chi sceglie l’arte come strumento che sostituisce la parola, come scudo e arma di difesa contro l’indifferenza di una società ipocrita e conformista, chiusa in una cecità che impedisce la vista verso la vera bellezza. La sua capacità di osservare lo pone in una costante ricerca di ciò che alberga nell’animo umano; la lentezza dei suoi rapporti, una corporeità non pienamente accettata, lo spingono verso donne amanti della seduzione, del vizio e del capriccio. Sulle sue tele le sue più grandi ossessioni, il tormento di una sessualità inespressa, il senso del peccato e figure femminili raffigurate come mediazione tra la libertà terrena e la severità di chissà quale dio, figure impregnate di un misticismo tanto soave quanto pericoloso e inquietante.

La vita di Munch sembra non abbia mai trovato riposo; i suoi ottant’anni logorati da abissali tensioni che hanno lo hanno divorato squarciando la sua umanità rosicchiando la sua mente catapultandolo nelle illusorie dipendenze.  Emblematico il rapporto con le donne; donne padrone, vampire, mai sazie che si nutrono delle paure e dei peccati dell’uomo/artista.

Munch vive gli anni in cui si inizia ad analizzare la psiche, il concetto tra l’inconscio e il conscio, e in lui è evidente la tentazione di giocare con entrambi, attraverso il senso di un rispetto lucido e la perdita della capacità di saper agire: gioca con i piaceri, la cocaina dei salotti, l’alcol e le belle donne figlie di nessuno.

Munch ucciderà lentamente la sua mente, impazzirà e si rifugerà nel luogo dei pazzi convinto di esser sciagurato per eredità.

Munch, amori, fantasmi e donne vampiro: una vita disgraziata tra il castigo e il dolore artisticamente geniale

​Il documentario non trascura nessuno particolare: l’esperienza dell’elettroshock, la morte della sorella schizofrenica, i ricordi d’infanzia rivivono drammaticamente nella mente di Munch fino a quando i suoi tormenti sembrano placarsi, le donne predatrici sembrano cedere il passo ad una femminilità più leggera e ciò contribuirà a rasserenare l’artista la cui unica, vera necessità è vivere immerso nella sua solitudine dei suoi paesaggi, specchio di ombre e riflessioni, di un silenzio che dialoga con la natura.

È l’inizio del Novecento, l’interesse della società si concentra sul visibile e l’invisibile che circonda l’uomo, e nell’artista prevale la necessità di ricerca di un aldilà, di un contatto ultraterreno. Munch morirà nel sonno, nonostante l’insonnia sia stata sua compagna di vita, un’insonnia sempre amata dentro le pieghe della sua mente. Una mente, contenitore di un passato vissuto tra disubbidienza e castigo, tra sacralità e profano, tra angosce e guizzi di genialità.

MUNCH, amori, fantasmi e donne vampiro racconta la vita dissacrata e dissacrante di un genio che attraverso la sua arte ha rappresentato lo spirito inquieto dell’uomo del Novecento, le contraddizioni, la ricerca assistenziale, le strade contorte di un’umanità piegata e sofferente.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Sonoro - 4
Emozione - 3.5

3.3