More Than Blue: recensione della tragedia sentimentale di Gavin Lin

Presentato alla 21esima edizione del Far East Film Festival, More Than Blue è un dramma sentimentale che, nonostante i suoi difetti, riuscirà a commuovervi.

Entrare in una sala cinematografica dove proiettano una tragedia romantica commerciale significa senza ombra di dubbio entrare senza aspettarsi di vedere chissà cosa. Forse, si spera solamente di commuoversi a causa di un’atmosfera costruita in modo banale, scontato. E More Than Blue del regista taiwanese Gavin Lin soddisfa queste – basse, se fosse necessario specificarlo – aspettative.

Remake del successo mainstream di Won Tae-yeon dall’omonimo titolo, prodotto nel 2009 nella Corea del Sud, More Than Blue è un dramma melodrammatico, dove gli episodi tragici si succedono senza sosta, in maniera sfacciatamente irrealistica, accompagnate da una colonna sonora che, inserita in una maniera che non può che definirsi casuale, ha l’unico scopo di emozionare lo spettatore, manipolando le sue emozioni in un modo così eccessivo da risultare, a tratti, irritante.

More Than Blue: una storia d’amore dal sentimentalismo esasperato

More Than Blue cinematographe.it

Presentato alla 21esima edizione del Far East Film Festival e focalizzato sulla vita di K (Jasper Liu) e Cream (Ivy Chen), More Than Blue narra lo sviluppo del legame sentimentale che lega i due protagonisti, due giovani che, rimasti entrambi senza una famiglia, iniziano a convivere dopo un fortuito – e, all’apparenza, accidentale – incontro, avvenuto al liceo. L’amicizia si trasformerà velocemente in un amore profondo e corrisposto, ma mai esplicitamente dichiarato a causa di un segreto che K non è in grado di rivelare alla ragazza: una malattia che, allo stadio terminale, può presentarsi da un momento all’altro. Desideroso di assicurare alla compagna di vita Cream una vita di felicità e tranquillità, il giovane è disposto a tutto, anche a sacrificare i sentimenti che prova per lei. Un altro film, quindi, in cui il protagonista decide di nascondere irrealisticamente la propria morte imminente alla persona da lui amata.

Climax di tragedie che si susseguono con una velocità clamorosa, More Than Blue si presenta, quindi, come una storia che è più triste della tristezza – come suggerisce il titolo originale –, una storia in cui i protagonisti sono senza ombra di dubbio le persone più sfortunate che siano mai esistite su questo pianeta. Se, per gran parte del film, Gavin Lin e Hermes Liu, lo sceneggiatore del film, riescono tuttavia a renderlo credibile e gradevole, lo scivolone non tarda ad arrivare e il lungometraggio scade nella più becera banalità con l’arrivo del finale, dove viene mostrato un flashback dei ricordi dei protagonisti. Un flashback che magari avrà anche suscitato le emozioni in qualche spettatore, costringendolo a ricorrere a un fazzoletto di carta, ma che si presenta solamente come ridicolo e assolutamente non necessario.

Terribilmente commerciale, il successo al botteghino avuto da More Than Blue in terra asiatica non sorprende: con il suo esasperato sentimentalismo, la sua estetica dai colori vivaci e le sue canzoni pop, il lungometraggio prodotto a Taiwan conquista lo spettatore medio, convincendolo che tutto ciò che viene mostrato – anche gli scenari meno logici e realistici del dramma sentimentale, dove i personaggi principali del lungometraggio sembrano essere veri e propri robot, privi di un cuore, di un’anima e, quindi, di provare sentimenti – avviene sotto il segno dell’amore e succede per generare la felicità dell’altro.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 2
Emozione - 2

2.5