Money Shot – La storia di Pornhub: recensione del documentario Netflix

Il documentario che va dalla nascita del sito porno più conosciuto al mondo agli scontri legali che oggi ne minano le possibilità, è prodotto da Netflix e disponibile sulla piattaforma

La recensione di Money Shot – La storia di Pornhub, il documentario che racconta la storia del colosso del porno

Tra le diatribe societarie e i procedimenti legali, tra gli scandali e i tabù, Netflix, con una delle sue ultime produzioni, Money Shot – La storia di Pornhub, offre una panoramica sui 16 anni di storia che hanno portato il famigerato sito a trasformare e a dominare l’industria dell’intrattenimento per adulti. Diretto da Suzanne Hillinger, il documentario cerca di penetrare le scandalose dinamiche che hanno caratterizzato l’ascesa del colosso del porno, partendo dalle sue origini e arrivando alle controversie che, oggi, ne stanno minacciando la legittimità. Un tentativo di raccontare il dietro le quinte, di varcare la soglia censoria di quel che si cela alle spalle dei corpi, oltre il piacere e il mero godimento.

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Dalla nascita di Pornhub alle battaglie legali

Money Shot cinematographe.it

Interviste a professionisti del settore, dirigenti e detrattori scandagliano il documentario cercando di dare un quadro generale su tutto ciò che Pornhub ha rappresentato in questi anni, sulle fondamentali tappe della sua storia e su come abbia operato all’interno dell’industria pornografica. I momenti salienti partono dal 2007, quando 3 studenti della Concordia University, a Montreal, decidono di aprire il sito, per poi rivenderlo 3 anni più tardi a Fabian Thylmann che, portandolo in cima alle ricerche Google, in breve tempo ne rivoluziona la distribuzione lo rende l’impero che tutti conosciamo. La realtà al comando dell’intrattenimento a luci rosse passa poi tra le mani di 2 dipendenti che, con il supporto di un investitore, accrescono ancor di più la visibilità del sito; cartelloni pubblicitari, collaborazioni, jingle, Pornhub diventa pop ed è a questo punto che gli scontri tra chi ne sostiene la libera diffusione e chi ne desidera la chiusura si fanno insistenti.

Money Shot: la storia di una battaglia tra lavoro e sfruttamento

La storia di Pornhub cinematographe.it

La divisibilità a cui può essere soggetto un argomento delicato come la pornografia si trasforma in duro scontro e si apre un acceso dibattito tra il professionismo e lo sfruttamento sessuale. Enti volti alla difesa contro lo sfruttamento, minorile e non (NCOSE e NSMEC), scendono in campo a seguito di alcuni scandali e additano Pornhub di farsi promotore e distributore di ciò che è illecito e immorale, oltre che scandaloso; all’inchiesta nata dall’articolo uscito nel 2020 sul New York Times, “I bambini di Pornhub”, di Nicholas Kristof, fa seguito una battaglia legale portata avanti dall’avvocato Michael Bowe.

I retroscena si fanno complessi: malfunzionamenti organizzativi della piattaforma, decentralizzazione del controllo e misure preventive inefficaci colpevolizzano il sito e la sua proprietà (MindGeek) di aver veicolato l’aspetto più scabroso del sesso e della sua violazione; dall’altra parte l’accusa e la conseguente censura, che passa dalla normativa FOSTA-SESTA, e di fatto condanna i professionisti del settore a dover sottostare a severissimi controlli, si fa promotrice di una detrazione ignorante, noncurante della sostanziale differenza tra chi dell’atto carnale ne fa una professione e chi invece ne abusa e ne fruisce erroneamente, la differenza tra legittimo e illegittimo, tra verificato e non.

Money Shot – La storia di Pornhub: conclusione e valutazione

Money Shot spara moltissimi colpi, forse troppi, e ad affossare non sono gli spettatori bensì la diramata struttura di un documentario che ci dà molte informazioni ma forse pretendeva ancor di più da sé stesso. La direzione viene pesantemente influenzata da una sceneggiatura che dalla storia di Pornhub, trasla con rapidità alla storia di una battaglia, di un scontro, conformandosi più come la documentazione delle diverse opinioni createsi attorno ad un argomento che attrae ma, al contempo, si mantiene complesso da avvicinare, piuttosto che il racconto di un’ascesa sensazionale. Il suono e la fotografia non eccedono e non escono dai loro confini ben delineati, non permettendo così un trasporto emotivo che in alcuni frangenti potrebbe, invece, farsi spazio. L’opera rimane in un limbo, mostra validi presupposti ma si mantiene controversa come controverso e il tema che tratta; il suo difetto non è, però, quello di essere poco ma quello di contenere troppo in uno spazio ristretto.

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Regia - 3
Sceneggiatura - 10
Fotografia - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2

4.2

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