Mission Impossible – Rogue Nation: recensione

Non c’è pace per l’agente dell’IMF (Impossible Mission Force) Ethan Hunt, dopo anni di carriera l’agenzia viene chiusa dal Governo degli Stati Uniti perché ritenuta eccessivamente pericolosa e il povero Hunt ricercato come un criminale qualsiasi. Ma il nostro eroe non può fermarsi ne farsi catturare, è infatti sulle tracce di una pericolosa organizzazione criminale chiamata Il Sindacato, che tenta di gettare nel caos l’ordine mondiale con dei mirati attacchi terroristici. Per sgominare il nemico questa volta Hunt dovrà agire all’oscuro dei suoi superiori ed allearsi con la misteriosa Ilsa Faust ex-agente britannico non del tutto leale. Era il 1996 quando Ethan Hunt faceva il suo esplosivo ingresso nel primo film della saga Mission Impossible, il capostipite era diretto da Brian De Palma e come protagonista c’era un un poco più che trentenne Tom Cruise. Il film fu un successo planetario tanto da diventare un vero e proprio franchise. 19 anni dopo Ethan torna in azione in Mission Impossible – Rogue Nation quinto capitolo della saga e nel ruolo del protagonista c’è ancora – ormai 53enne – lo stesso Cruise che, non si sa grazie a quale prodigio, sembra essere sempre lo stesso.

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Tom Cruise in uno dei poster promozionali del film

Mission Impossible – il ritorno di Tom Cruise

Se l’idea di un ennesimo sequel può far storcere il naso Mission Impossible – Rogue Nation stupisce con una trama corposa e ben scritta che non delude anche lo spettatore più esigente. Merito va sopratutto al regista e sceneggiatore Christopher McQuarrie (Attuale pupillo di Tom Cruise e con cui ha collaborato a pellicole come Operazione Valchiria e Edge of Tomorrow), che ha costruito una storia che funziona fatta di action e ironia che terrà lo spettatore incollato alla poltrona, McQuarrie riesce a non distaccarsi troppo dalla formula originale fatti di luoghi impenetrabili, gadget futuristici, maschere e tanto doppio-gioco, ma il suo rimanere fedele alle caratteristiche del franchise non rende il film affatto noioso o banale, anzi la sua scrittura (e ricordiamo l’Oscar per i Soliti Sospetti) riesce ad aggiungere qualcosa rendendo la visione della pellicola un vero e proprio gioiello. La spinta sulle scene action è quasi del tutto senza green screen e con pochi stunt aumentando esponenzialmente emozione e percezione dell’azione il tutto condito da un montaggio adrenalinico.  Impossibile descrivere tutte le scene action: dall’inizio con l’aereo in decollo, passando per la stupenda scena “corale” all’Opera di Vienna arrivando fino alle sequenze in Marocco vero e proprio guilty pleasure per gli action-addicted dove l’inseguimento in moto è l’apoteosi di un film che nulla invidia alle grandi spy story di 007 e lontano dagli inseguimenti “accellera e spara” con cui l’industria cinematografica ci sta martellando ultimamente (vedi Fast & Furious).

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Tom Cruise in Mission Impossible – Rogue Nation

A farla da padrone c’è però Tom Cruise volto e anima di tutta la saga di Mission Impossible che non si risparmia – a 53 anni suonati – di saltare, correre, arrampicarsi pur di regalare un’interpretazione più reale possibile dimostrando, a 19 anni dal primo film della saga, di essere una vera propria superstar; ad affiancarlo una figura femminile di rilievo Ilsa Faust interpretata dalla straordinaria Rebecca Ferguson che ci presenta una protagonista diversa dalle precedenti impossible-girl, vere damigelle da salvare. In Rogue Nation La Ferguson porta sullo schermo una spia forte e caparbia che guida la moto da pilota, picchia duro e salva bel due volte la vita al protagonista dimostrando che i tempi sono cambiati e le donne sono più forti di prima. Ad affiancarli un cast di comprimari che trovano il loro posto senza mai sembrare fuori posto, Simon Pegg e Jeremy Renner sono l’anima comica della pellicola che smorzano e sdrammatizzano anche le scene più drammatiche, il ruolo del cattivo è affidato a Sean Harris che dimostra una cera attitudine al bad guy interpretando l’altro lato della medaglia dei servizi segreti un Hunt diabolico e senza scrupoli.

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Rebecca Ferguson e Tom Cruise

In finale Mission Impossible – Rogue Nation dimostra la validità dei sequel dimostrando che a volte l’inizio di un franchise è davvero il preludio a qualcosa di grande e se il buongiorno si vede dal mattino la notizia di un sesto capitolo non può che farci piacere specie se a darci la news è lo stesso Tom Cruise che nonostante gli anni riesce a superare – e di molto – gli aitanti giovani colleghi armati di stuntman green screen ed effetti visivi.

Giudizio Cinematographe

Regia - 4.2
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4.2
Recitazione - 4.3
Sonoro - 4.3
Emozione - 4.5

4.3

Voto Finale