Roma FF16 – Marina Cicogna – La vita e tutto il resto: recensione

La realizzazione, diretta da Andrea Bettinetti e scritta con Alejandro de la Fuente ed Elena Stancanelli, è tra gli eventi speciali della 16esima edizione della Festa del Cinema di Roma. L'opera dipinge un ritratto autoironico, ma fin troppo parziale dell'importante madrina del nostro cinema.

Marina Cicogna – La vita e tutto il resto è il nuovo documentario diretto da Andrea Bettinetti (Genova e il calcio – Le due anime della Superba, Nella terra dei merli) con una sceneggiatura redatta da Alejandro de la Fuente ed Elena Stancarelli (Le sorelle Macaluso). L’opera è incentrata su Marina Cicogna Mozzoni Volpi di Misurata, storica produttrice italiana che, alla veneranda età di 87 anni, ripercorre di fronte alla telecamera una carriera intensa, coraggiosa e straordinaria, che ha contribuito attivamente a trasformare e impreziosire l’industria cinematografica italiana.

Marina Cicogna – La vita e tutto il resto è tra gli eventi speciali della 16ma Festa del Cinema di Roma 2021. Il lungometraggio, per quanto sia affascinante nei contenuti proposti, non riesce mai a spiccare più di tanto a causa di una frammentazione eccessiva della storia che vuole andare a raccontare, perdendosi nei racconti della storica produttrice e lasciando da parte troppi importanti retroscena sia sulla sua vita privata che lavorativa. La realizzazione, prodotta da Karma Productions, Istituto Luce e La Femme Endormie, dopo essere stata presentata in maniera esclusiva all’evento cinematografico nazionale, sarà distribuita nelle sale italiane il 5 novembre 2021.

Marina Cicogna – La vita e tutto il resto: un taglio ironico, tra vita privata e carriera

Marina Cicogna

Marina Cicogna, iconica produttrice, ma anche sceneggiatrice italiana, è tra le figure cinematografiche più importanti del nostro paese: a partire dal finire degli anni ’60, infatti, fino ad arrivare agli anni ’70 inoltrati, ha prodotto tantissimi lungometraggi cosiddetti d’autore, portando nelle sale tanta qualità che per la maggior parte delle volte è stata anche premiata con ottimi risultati al botteghino. Tra di questi, il più rappresentativo è sicuramente Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri (1971) che ha vinto l’Oscar come Miglior film straniero. Appartenente ad un ceto agiato nobiliare e grande protagonista del jet set dell’epoca, Marina è diventata una figura affascinante e indimenticabile della settima arte italiana, grazie al suo piglio imprenditoriale, ma anche per il suo incredibile stile.

Marina Cicogna – La vita e tutto il resto, in particolare, si concentra sia sulla vita privata del personaggio che anche, ovviamente, sulla sua spumeggiante carriera. Le due cose, in realtà, spesso sono collegate a doppio filo perché il suo mestiere è sempre stato fortemente legato alle particolari e non sempre idilliache relazioni famigliari che gli hanno consentito di diventare da giovane una figura importante per il nostro cinema, nello specifico come titolare, assieme al fratello Bino Cicogna, della Euro International Film. Il documentario non segue una linea cronologica ed è sviluppato sia attraverso i ricordi e i racconti di Marina stessa che di altre figure importanti del mondo culturale, non per forza appartenenti all’universi cinematografico.

A livello di scrittura, è molto importante sottolineare il taglio volutamente ironico che è stato scelto in fase di sceneggiatura che riesce a riassumere perfettamente l’indole della Cicogna, ma che lascia presagire anche, con qualche passaggio, la sua incredibile professionalità, esplosiva e anche difficile da contenere. La stessa Marina ricorda di non essere sempre stata facile da accontentare e ciò ha portato, inevitabilmente, a degli scontri che non fanno che dimostrare il suo cipiglio fiero, autorevole derivato anche dalle sue nobili origini. Rivestono un ruolo di primaria importanza anche i personaggi scelti dalla produzione per parlare della Cicogna perché, anche se in modo artificioso, dipingono in maniera efficace la sua figura caratterizzandola al meglio.

Il documentario, inoltre, fa utilizzo, sia a livello narrativo che registico, di luoghi specifici, utilizzati come tappe per ricostruire l’intera esistenza della protagonista. Questi posti, che si collegano alla vita professionale e privata di Marina Cicogna, forniscono delle importanti pietre miliari dell’intera pellicola, cercando di dare un ordine specifico all’intero lungometraggio. Purtroppo però, nonostante è evidente il tentativo di creare una struttura ordinata e coerente, la realizzazione cade spesso in un caos che inevitabilmente va ad intaccare il risultato finale del film.

Marina Cicogna – La vita e tutto il resto: il flusso di informazioni si perde dettagli fondamentali ed è troppo caoticoMarina Cicogna

Questo problema è ravvisabile innanzitutto nella regia in quanto l’intero film non segue una linea univoca per rappresentare la famosa produttrice italiana. Si alternano, infatti, filmati di repertorio ad interviste create appositamente per il lungometraggio e ancora a riprese sparse qua e là per l’Italia. Il risultato è totalmente confusionario, nonostante si comprende come lo scopo principale dell’autore fosse quello di rendere più varia e stratificata l’esperienza filmica. In particolare è evidente che i tanti registri diversi sono stati pensati per collezionare diversi punti di vista su Marina Cicogna, ma non essendoci nessuno snodo ben delineato che separi le varie sezioni della realizzazione, quello che rimane è un approccio estremamente frammentato sull’argomento.

La stessa cosa si verifica, in Marina Cicogna – La vita e tutto il resto, anche sul piano narrativo e contenutistico. Si salta, in maniera repentina ed improvvisa, da un argomento e l’altro senza che ci sia un legante vero e proprio tra le tematiche rappresentate. Manca quindi, a parte i luoghi, una divisione (che magari poteva essere organizzata in capitoli) effettiva del contenuto proposto, che non per forza doveva essere strutturata per riflessioni e temi, ma anche per anni da raffigurare. Inoltre, un’altra cosa che si nota, è la voluta assenza di alcuni passaggi della vita privata e della carriera della produttrice che, alla fine della realizzazione, lasciano l’intera rappresentazione in sospeso. Si vede che tutto è stato principalmente pensato per i cinefili e questa mancanza di alcuni approfondimenti può creare problemi allo spettatore occasionale

Nonostante tutto questo, le tematiche che si possono evidenziare all’interno della pellicola non sono per nulla scontate, anzi. Al di là del discorso puramente artistico e professionale sulla persona, ciò che emerge più di tutti, è una riflessione affascinante sull’industria cinematografica vista non solo in chiave economica, ma soprattutto culturale. Il lavoro di Marina (e i risultati parlano da soli) non è mai stato improntato all’unico scopo di far cassa le botteghino, ma anzi, volto principalmente alla distribuzione di lungometraggi potenzialmente importanti a livello culturale e poi, secondariamente, rivelanti sul fronte finanziario.

Marina Cicogna – La vita e tutto il resto fornisce purtroppo un’immagine parziale della grande produttrice italiana che ha cambiato incredibilmente la nostra industria cinematografica. Per quanto si affrontino degli argomenti interessanti di discussione con una raffigurazione affascinante e ironica del personaggio in questione, la struttura interna della realizzazione, sia a livello registico che narrativo, è fin troppo confusionaria con alcuni passaggi che sono stati lasciati volutamente frammentati. Un prodotto che poteva decisamente sfruttare meglio l’incredibile patrimonio artistico e personale di un’icona così tanto importante del mondo cinematografico internazionale.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

2.8