Lupin III – il castello di Cagliostro: recensione del primo film di Hayao Miyazaki

Il primo lungometraggio di Hayao Miyazaki torna in sala in versione restaurata

Apparso per la prima volta sul piccolo schermo nel 1971 con la serie animata Le avventure di Lupin III, il personaggio creato da Monkey Punch per i Manga, il ladro gentiluomo, abilissimo nei travestimenti e nelle fughe più improbabili, è diventato il protagonista del primo lungometraggio di Hayao Miyazaki, nel lontano 1979, ed è arrivato in Italia col titolo di Lupin III – Il castello di Cagliostro, con sommo ritardo, dapprima in Home Video negli anni ’90 e poi in sala negli anni duemila, più precisamente nel 2007, con una riedizione nel doppiaggio. Ora ritorna al cinema con un restauro in 4K, in un evento speciale di pochi giorni, dal 4 al 6 marzo 2024.

Lupin III – il castello di Cagliostro: l’esordio di uno dei più grandi maestri del cinema d’animazione

Lupin III il castello di Cagliostro la recensione

Appena approdato alla Toei Animation, Hayao Miyazaki, assieme al suo amico e collega Isao Takahata (col quale fonderà in seguito lo Studio Ghibli), lavorerà al progetto della serie animata Le Avventure di Lupin III ed entrambi ne firmeranno la regia di alcuni episodi. E, nel 1978 il ladro gentiluomo nato dalle pagine disegnate da Monkey Punch trovava il primo adattamento per il grande schermo, con Lupin III – la pietra della saggezza, diretto da Soji Yoshikawa. E, quindi un anno dopo la seconda avventura per il cinema fu affidata alla regia di Hayao Miyazaki.

Dopo aver ottenuto un successo notevole con la serie d’animazione Conan, ragazzo del futuro, il regista potè dunque costruire il suo primo tassello nel mondo del cinema, con un prodotto su commissione che ancora si distanzia dalla sua forma più pura di espressione autoriale, ma che già ne iniziava a definire lo spirito.

Un’opera accattivante e divertente ma ancora distante dai capolavori successivi

La storia di Lupin III – il castello di Cagliostro racconta di un anello prezioso e di un tesoro nascosto nel sinistro castello del titolo, abitato dal conte Cagliostro, un affascinante e famelico individuo prossimo alle nozze.
Nozze, però, forzate con una fanciulla rapita (in possesso di tale anello) che presto diverrà l’obiettivo da salvare di Lupin III, giunto nei paraggi proprio per mettere le mani sul prezioso tesoro misterioso di cui sopra.
Il taglio fantasy rende riconoscibile la mano del maestro Miyazaki, futuro re dell’animazione nipponica (e mondiale), autore di opere amate e note universalmente come La città incantata e Principessa Mononoke, solo per citarne alcune.
Sostanzialmente, però, questa avventura del ladro più noto della televisione per ragazzi, presenta un po’ tutti i crismi del suo personaggio e della cerchia che gli ruota attorno, risultando un prodotto certamente accattivante per la combinazione degli elementi, dall’avventura alla commedia, dal fantasy quasi gotico, all’azione più rocambolesca, riuscendo indubbiamente a soddisfare i fans del personaggio e della serie animata e in qualche modo ad incuriosire, anche per il design dei paesaggi – con toni crepuscolari e bellissimi colori – o per le figure di contorno che attorniano il conte Cagliostro e che ricordano certi scagnozzi dei film successivi del regista, o anche per alcune curiosità secondarie, come la Fiat 500 gialla usata da Lupin.

Pur considerando la natura leggera e, tutto sommato, godibile e accattivante dell’opera, non è certamente erroneo, però, considerare questo esordio alla regia come un “film minore” nell’universo cinematografico del suo regista, che inevitabilmente inizierà a disegnare il suo stile e la sua poetica con l’opera successiva Nausicaa della valle del vento (1984), dove prenderanno corpo le sue tematiche ecologiste e la prima eroina della sua filmografia.

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Lupin III – Il castello di Cagliostro: valutazione e conclusioni

In definitiva, possiamo dire che ci troviamo davanti ad una pellicola rispettabilissima nel contesto di un prodotto che possa piacere ai più piccoli ma anche ad un pubblico adulto, a maggior ragione se si tratta di spettatori che sono cresciuti con le avventure televisive del ladro gentiluomo. Quanto al novero della filmografia del regista, pur trovando alcuni stilemi, come il fascino per il volo in alcune sequenze o gli scenari di un’Europa fiabesca, questo esordio non è da considerare al livello di altre sue opere più compiute, come quei capolavori narrativi ed estetici che saranno Il mio vicino Totoro, La città incantata, Il castello errante di Howl e Principessa Mononoke. Ma il film, che sarà riproposto con le voci della versione originale, ha tutto ciò che occorre, se non lo aveste ancora recuperato, per meritarsi la visione in sala, anche per completezza di uno dei maggiori autori dell’animazione mondiale.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 2.5
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

2.8