L’uomo che uccise Don Chisciotte: recensione del film di Terry Gilliam

L'uomo che uccise Don Chisciotte è l’ultima follia di Terry Gilliam, al cinema dal 27 settembre 2018 con M2 Pictures.

Questo moderno Don Quisciotte di Terry Gilliam è un progetto aperto nel 1989. Gli è costato decenni tra lavorazioni interrotte, cast rimaneggiati e sceneggiature rimpastate. Ma alla fine il regista di Minneapolis è riuscito a dare alla luce la sua opera più osteggiata e controversa: L’uomo che uccise Don Chisciotte.

Questa lunga cavalcata che supera le 2 ore e 10 racchiude in sé tutta l’epica gilliamiana. Ci sono linguaggi scenici che spesso somigliano più a impostazioni teatrali, carnascialesche, che puramente cinematografiche. Le inquadrature di Gilliam diventano sbilenche, oblique, quando la bizzarria sta per farci visita, e ogni personaggio respira un’energia talmente indipendente dalla storia che le sensazioni di sorpresa e smarrimento non ci mollano mai. L’autore fa tutto con una giocosa pervicacia aggrappata unghie e denti all’urgenza del racconto e al suo splendido viziaccio del pachwork tra i generi. Allora il film che si poteva immaginare letterario diventa uno spazio vivo per inserire commedia, dramma umano per le violenze sulle donne, una spolverata di love story e tanta polpa surreale. A volte per un risultato spassoso, da commedianti, altre da teatro dell’assurdo, e altre ancora come profondo dramma esistenziale.

L’uomo che uccise Don Chisciotte: pachwork di generi che spoglia la storia della “semplice” aurea letteraria che si poteva immaginare

Gilliam ordisce la storia come i capi di una lunga treccia dove la follia di un ex-attore che si crede Don Quisciotte, un magistrale Jonathan Pryce, conquista il metacinema vissuto dal personaggio di Adam Driver. Questi invece fa un regista navigato e cinico che ormai da tempo ha perso la vera arte del sogno, ma tornando sulle orme del suo primo film gli riaffiorano dal passato ricordi avventurosi e rocamboleschi, un’attrice adolescente divenuta donna e un intero paesino che non ha mai dimenticato quel suo primo set.

Tutto cambia, sembra sussurrarci Gilliam, e non sempre in meglio. Ma oltre al sogno, la stella da seguire è la caparbietà per non farlo spegnere mai. È qui che Don punta la sua lancia senza mai indietreggiare. Quest’omino prestato al cinema tanti anni prima è rimasto ostaggio della sua mente. Pryce lo mette in scena nel migliore dei modi possibili, dispensando una cornucopia di trovate e folli tenerezze che meritano un posto nella storia del cinema. La fragilità di un vecchio contro l’infrangibilità delle sue scriteriate convinzioni ci afferrano il polso per tirarci in mezzo a lotte contro i mitici mulini a vento, che Don scambiava storicamente per giganti. La sua allucinazione più nuova è questo vedere l’Adam Driver regista come suo Sancho Panza. Così il suo scudiero, o scudiscio, diventa Sancho. Protagonista di mille indimenticabili esclamazioni.

L’uomo che uccise Don Chisciotte: la fragilità di un vecchio contro l’infrangibilità delle sue scriteriate convinzioni

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Una menzione la merita la pulzella con il viso di Juana Ribeiro. L’attrice, bel personale ma mai troppo coinvolgente, interpreta lo stesso personaggio a 15 anni e successivamente donna. Su di lei s’incrociano le passioni degli uomini, anche le più deplorevoli, e costituisce una chiave importantissima per la lettura del film e del suo finale. Sogni e incubi si possono ereditare? Sembra chiederci Gilliam. Sono i personaggi che ci accompagneranno alla risposta.

Driver impacciato con la spada in mano fa pensare invece al suo recente Kylo Ren di Star Wars. Un ragazzo con le idee poco chiare trascinato da qualcosa di più grande di lui. Se in Episodio VII il Driver passato al Lato Oscura era il Sith che uccideva suo padre… beh, sarà meglio non spoilerare, altrimenti che sorpresa sarebbe questo nuovo Don Chisciotte? Nella valanga di trovate narrative e sceniche Gilliam ci affonda di nuovo in un’atmosfera sovraccarica come in Brazil, o in stile The Zero Theorem. Qui però qualcosa sfugge, e il caos certe volte prende il sopravvento sul pastiche, rendendolo irto e un po’ farraginoso come un luna park dove a volte ci si perde. Il fatto è che perdersi in questi parco giochi firmati Gilliam fa sempre piacere. Pure se ci si trova coinvolti in esagerate iperboli un po’ troppo pericolose per l’equilibrio della storia. Ma è il prezzo da pagare per un cinema ancora davvero indipendente dal midollo in poi.

L’uomo che uccise Don Chisciotte è in uscita nelle sale cinematografiche italiane il 27 settembre 2018 con M2 Pictures.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2
Recitazione - 3
Sonoro - 2
Emozione - 2.5

2.6