TSPLUSF – L’ultimo sole della notte: recensione del film di Matteo Scarfò

La recensione di L'ultimo sole della notte, il film di Matteo Scarfò presentato durante il Trieste Science e Fiction Festival 2017

L’Italia non è più il paese che conosciamo. Una terribile guerra e i continui attentati terroristici ne hanno distrutto società e minato in modo irreversibile le basi culturali e legislative. In poco tempo anche il resto dell’Europa e persino dell’Asia sono rimaste coinvolto in quello che è a tutti gli effetti un nuovo conflitto mondiale, con tanto di armi di distruzione di massa. In segreto il governo ha deciso di creare però della aree sicure dove rinchiudere persone selezionate per portare avanti la razza umana e i valori della civiltà occidentale. L’Ultimo Sole della Notte, diretto da Marco Scarfò, si concentra sulla storia di una di queste aree sicure, la Zona 13, in cui vivono tre abitanti, ospiti e allo stesso tempo prigionieri di un enorme condominio, gabbia e allo stesso tempo rifugio da un mondo esterno anarchico e senza speranza.

Animato da una concezione naturalista a minimalista, con effetti speciali ridotti al minimo, il film di Scarfò guida lo spettatore seguendo gli sguardi ed i silenzi del protagonista Andrea Carli (Andrea Lupia) alle prese con una realtà ripetitiva, angosciante, senza scampo, sulla quale si inseriscono flashback inerenti la vita passata del protagonista e degli altri coinquilini. Su tutti svetta l’iracondo e traumatizzato Professor Beccati(Danilo Rotundo), e la timida e spaventata vicina interpretata da una bravissima Alessandra Mortellitti. A completare il quadro, in bilico tra passato e presente, l’egocentrico ed arrivista ex amico/rivale di Andrea, interpretato da un Alessandro Damerini in stato di grazia.

 

Film dai molti silenzi, attraversato dall’oppressiva musica di Lorenzo Sutton e da una fotografia molto particolare di Emanuele Spagnolo, L’Ultimo Sole della Notte si muove su una linea narrativa che molto si ispira (per stessa ammissione del regista) a Il Condominio ed altre opere di J.G. Ballard e sublima le tematiche a lui care: la regressione dell’uomo di fronte alla difficoltà e alla perdita delle certezze materialistiche che ne fanno di nuovo una fiera primitiva, egoista e pronta ad esplodere per un non nulla. La tecnologia, la civiltà, le leggi, i beni…tutto questo viene distrutto dalla pazzia dell’uomo, che senza lo stile di vita viziato e referenziale scopre di non essere più in grado di convivere e vivere con i suoi simili.

Su tutti domina il protagonista, un Andrea Lupia perfetto nel suo essere in balia degli eventi e della volontà degli altri, auto reclusosi in un’apatia esistenziale che lo fa allontanare da tutti per quel misto di timidezza e pessimismo che fusi, lo fanno spettatore passivo degli eventi. Tra silenzi, rovine, case diroccate e crisi esistenziali, L’Ultimo Sole della Notte è certamente un film dotato di ambizioni e significati, che sicuramente ricorderà le atmosfere e le finalità vicine a quell’immensa cinematografia del piccolo e grande schermo che anche in questi anni ha cercato di parlarci della fine del mondo per parlarci della fine dell’uomo.

Solido nel suo voler proporre e spiegare scene e significati, il film di Scarfò pecca però nella costanza, nel diluire troppo e troppo a lungo i suoi significati, i suoi protagonisti, nel tornare verso un punto di partenza costante che diventa poi ripetitivo. Abile nello svelare poco a poco passato e futuro dei suoi personaggi, paga in parte il non essere completamente né opera naturalista né opera simbolistica od onirica, sempre a metà tra metafora ed eloquenza cinematografica. Il film (della cui genesi vi parleremo nell’intervista al regista e al protagonista) è poi spesso incostante anche nell’intensità, nella verosimiglianza e credibilità di dialoghi ed interpreti, spesso troppo teatrali ed enfatici.

Tuttavia non si può negare che L’Ultimo Sole della Notte possieda un’energia, una visione, una volontà molto forti, che creano tutte assieme un universo familiare ed assieme estraneo, diroccato, da incubo, ambientando il tutto in una periferia della storia, che si rispecchia in quella Calabria maledetta da povertà e spopolamento. Parco di effetti speciali, ha al suo interno sicuramente il germe di una visione apocalittica  e distopica che molto si ispira a quella demagogica deriva razzista, che vede ormai il diverso, l’altro, come un nemico, come l’anticristo. Che sia per il colore della pelle, per la religione, lo status sociale o per le opinioni, ormai siamo tutti come rinchiusi in un condominio che amiamo ed odiamo, così come amiamo e odiamo noi stessi, incapaci di fuggire dal labirinto che ci siamo creati da soli.

Sicuramente un durata minore avrebbe giovato al ritmo e alla fruibilità, così come forse una cura dei dialoghi nel farli più realistici, meno iperbolici. Allo stesso modo non tutte le metafore e le idee appaiono chiare e riuscite, con parecchi momenti che fanno girare un pò a vuoto l’insieme. Tuttavia L’Ultimo Sole della Notte merita sicuramente di essere lodato per il coraggio dell’operazione, per le idee, per la cura e per l’essere un coraggioso esperimento a fronte di tanti e tali prodotti scadenti e ripetitivi che ormai hanno conquistato il nostro cinema.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

2.8