Lou: recensione del film Netflix con Allison Janney
Una pellicola dai twist prevedibili che si sostiene sulla solida interpretazione della sempre spettacolare Allison Janney.
Lou è un film d’azione ambientato durante gli anni di presidenza di Ronald Reagan che ha come protagonista l’agente della CIA Lou Addell, alle prese con il rapimento della figlia della sua vicina. La pellicola è disponibile in streaming su Netflix a partire dal 23 settembre 2022.
Lou si apre con una sequenza magistrale, che inserisce lo spettatore immediatamente nel punto forte del film: la fotografia firmata da Michael McDonough . La pioggia scrosciante si riversa su un primo piano dell’attrice Allison Janney, 62 anni, capelli bianchi legati in una folta coda di cavallo e due grandi occhi celesti, enigmatici, intenti ad osservare un paesaggio boschivo. L’ambientazione selvaggia, racchiusa in un’isola dal meteo inclemente dunque alla mercé degli elementi, è fondamentale per entrare nella pellicola permettendo di coglierne lo spirito più essenziale. Il paesaggio di fitta vegetazione e la pioggia incessante diventeranno, lentamente, protagonisti del film al pari delle sue talentuose protagoniste, la Janney e la trentacinquenne Jurnee Smollett. Due donne al comando di un action movie: la premessa è già inusuale, in qualche modo sovversiva. Senza troppi fronzoli (ma qualche minuto di troppo) la trama inizia a srotolarsi davanti agli occhi dello spettatore per un’ora e 47 di azione, colpi di scena, sangue e brutalità.
I presupposti del lungometraggio curato dalla regista Anna Foerster sembrano tutti giusti, esatti, pensati per un periodo storico che vuole il cinema con le nuove idee di società, inclusività e parità. La partenza è onesta, diretta: “anche una donna di sessantadue anni può essere l’eroina di un film d’azione pieno di sangue, risse e brutali uccisioni“. E il pubblico, dopo aver visto sul proprio schermo Allison Janney uccidere due uomini grandi e grossi con una lattina di fagioli penseranno: “ma perché no?”. Anche se non è il solito Liam Neeson o l’eternamente giovane Tom Cruise, la Janney veste bene i panni dell’action hero insospettabile. Senza di lei, tuttavia, la polpa dell’operazione Lou sarebbe alquanto scarsa.
Lou: un film d’azione dai risvolti prevedibili con un cast vincente
La trama di Lou è semplice, ma viene presentata con una struttura circolare della narrazione: un evento viene presentato singolarmente, un balzo temporale ne spiega l’antefatto per poi tornare alla narrazione primaria che scorre lineare fino alla fine. Lou è una donna misteriosa che viva con il suo cane Jax su un’isola selvaggia di pochi abitanti. La sua vicina è Hannah (Jurnee Smollett), mamma della piccola Vee (Ridley Asha Bateman). Il papà di Vee, invece è alla ricerca di un tesoro misterioso. O, almeno, questo è ciò che racconta la giovane Hannah alla piccola per evitarle la verità: il padre non c’è più, né tornerà presto. Hannah lo spera, prega, si protegge dalla relazione con il gentile Chris (Greyston Holt) per paura di essere ferita nuovamente o di incontrare un altro uomo che le faccia del male.
Il trauma di Hannah, insieme alla freddezza di Lou, portano avanti due immagini di donna contrastanti eppur coesistenti, capacitando l’idea di una donna come essere poliedrico, possibile in molte declinazioni. L’uomo, in questo caso il “cattivo” del film, è personificato dal Philip di Logan Marshall-Green. Ma Philip, oltre ad essere l’orco cattivo che rapisce Vee nel bel mezzo della notte sottraendola all’abbraccio materno , è anche il suo scomparso papà. Papà, rapitore e anche sadico reduce di guerra, Phil non è un semplice villain, ma un veterano traumatizzato, imprevedibile ed estremamente fragile.
Lou, apparentemente reticente al sodalizio con la vicina Hannah, la aiuterà invece a trovare Philip e Vee, in fuga tra la ricca vegetazione dell’isola durante uno dei peggiori temporali dell’anno. Nell’impresa di riportare la piccola a casa, tra rivelazioni sul passato nella CIA di Lou e il suo reale rapporto con Philip, vengono fuori tutte le vulnerabilità dei personaggi che si rivelano in un finale ad effetto. Le intenzioni della regista erano chiaramente diverse: invece di un finale ad effetto, lo scopo era creare un finale a sorpresa. Le scelte di trama, tuttavia, si svelano allo spettatore in modo intuitivo e prevedibile, lasciando un enorme mistero prendere la forma di un uno psicodramma familiare.
Su una nota positiva, la credibilità della Janney, di Marshall-Green e della Smollett sono assolutamente impeccabili durante l’intera durata della pellicola, confermando che la performance forte ha talvolta la meglio sulla solidità della trama. La sceneggiatura di Maggie Cohn e Jack Stanely tiene il pubblico inchiodato con alcuni picchi di qualità nello scambio di battute tra Lou e Hannah. L’interazione tra le due, infine, è la scintillante punta di diamante di una opera ben curata ma prevedibile nelle strade percorse.
Una prospettiva invitante, tuttavia, è considerata dal potenziale Lou 2.
Allison Janney è l’action hero di cui non sapevamo di avere bisogno
Allison Janney è una delle attrici più talentuose e versatili della sua (ma non solo) generazione: l’attrice è conosciuta per il ruolo iconico e indimenticabile in Mom, la sit- com girata con Anna Faris, ma anche per la performance da Oscar in Tonya (2017).
La sua interpretazione in Lou la reinventa in un personaggio che probabilmente solo lei, nell’Olimpo della star di Hollywood, avrebbe potuto portare avanti con tale grazia, naturalezza e spessore. Riuscendo a non stereotiparsi in un tipo “tosto” o “mascolino” riesce a portare sullo schermo una femminilità rude e anti-materna, rifiutando la semplice etichetta sotto un nome pre-generato e pregiudicante. La Lou Adell di Allison Janney è un personaggio che si vedrà ancora, in futuro, una star dei film d’azione sulla quale si possono ritagliare una vasta quantità di storie, magari investendo sulla trama invece che affidandosi interamente alla performance dell’artista.
Un highlight del film, infine, sono le musiche accuratamente scelte e studiate dell’orecchio attento di Nima Fakhara, che riesce ad accompagnare la tensione, la tristezza, il sogno, la preoccupazione dei protagonisti senza un attimo di sosta.