Lilo & Stitch: recensione del commovente live action Disney
Il 21 maggio arriva nelle sale italiane l’atteso Lilo & Stitch, remake in carne ed ossa dell’omonimo classico Disney. Tra omaggi all’originale e scelte narrative coraggiose, il film di Dean Fleischer Camp è un esperimento riuscito.
Il 21 maggio 2025 arriva nelle sale italiane l’attesissimo Lilo & Stitch, remake live action del classico d’animazione Disney del 2002 che ha conquistato intere generazioni con un’atipica e toccante storia di amicizia tra un alieno e una bambina di 6 anni. Diretto da Dean Fleischer Camp (Marcel the Shell), su una sceneggiatura di Chris Kekaniokalani Bright e Mike Van Waes, il film ambisce a restituire al pubblico la magia dell’originale ma con un tocco più realistico, grazie a un mix di riprese dal vivo e CGI.
A interpretare la piccola protagonista Lilo è la giovanissima Maia Kealoha, al suo debutto cinematografico, mentre Chris Sanders, creatore e doppiatore originale di Stitch, torna a prestare la voce all’iconico alieno blu. Completano il Sydney Agudong, interprete di Nani, la sorella maggiore di Lilo, Zach Galifianakis e Billy Magnussen (Coup!, Aladdin) rispettivamente Jumba Jookiba e Pleakley, Courtney B. Vance (Cobra Bubbles), Kaipo Dudoit (David Kawena) e Tia Carrere, voce di Nani nel classico Disney, qui nelle vesti della signora Kekoa, l’assistente sociale delle sorelle Pelekai.
Lilo & Stitch: la trama del live action Disney

La trama del film del 2025 ricalca a grandi linee quella del classico del 2002. Ambientato nelle isole Hawaii, la storia segue le vicende di Lilo, una bambina di sei anni che vive con la giovane sorella Nani dopo la perdita dei genitori. La quotidianità delle due sorelle – già in difficoltà per via della precarietà lavorativa di Nani e dei comportamenti poco convenzionali di Lilo, motivo per cui sono costantemente sotto l’attenzione dei servizi sociali – viene sconvolta dall’arrivo dell’esperimento 626, un alieno fuggitivo, progettato per la distruzione, che Lilo adotta credendolo un cane e ribattezzandolo Stitch (nella versione italiano da “Pasticcio”). Mentre 626 cerca di sfuggire dallo scienziato che lo ha creato e da un impacciato agente intergalattico, la convivenza con Lilo e Nani lo porta a scoprire il significato profondo di “ohana”, di far parte di una famiglia.
Un live action coraggioso che rispetta l’originale

Attenzione, da qui in poi sono presenti spoiler su Lilo & Stitch (2025)! Dal momento in cui si apre il film diretto da Dean Fleischer Camp dimostra di voler dare al pubblico qualcosa in più rispetto ad una semplice riproposizione del classico del 2002, distinguendosi per un’attenzione alla complessità dei rapporti tra i diversi personaggi, in particolare tra Lilo e la sorella maggiore. Una delle scelte narrative più riuscite è stata proprio quella di restituire a Nani la sua età reale, mostrandola come un’adolescente costretta troppo presto ad assumersi delle responsabilità da madre nei confronti della sorella minore: un aspetto ben evidenziato in diversi momenti del film, e veicolato in particolare da nuovi personaggi, tra cui l’assistente sociale, e la vicina di casa Tūtū, una sorta di nonna acquisita per le sorelle Pelekai, che vorrebbe che Nani riprendesse gli studi. Nel complesso, in Lilo & Stitch live action, la maggiore delle sorelle ha possibilità di avere dei sogni e delle aspirazioni personali – come quello di studiare biologia marina -, senza dover necessariamente rinunciare al suo affetto e alle sue responsabilità nei confronti di Lilo. Una maggiore attenzione allo sviluppo del personaggio di Nani è stata, senz’altro, una scelta apprezzata, seppur in alcuni punti abbia tolto spazio a quello che dovrebbe essere il cuore del film, ovvero il rapporto di amicizia, quasi simbiotico, tra Stitch e Lilo. Eliminando sequenze come quella dell’anatroccolo, ad esempio, l’evoluzione del rapporto tra i due protagonisti è più repentino e meno conflittuale.
L’animazione è tra i punti di forza del film: molto curata, visivamente convincente – specialmente per quanto riguarda il design dell’alieno blu – e fedele allo stile dell’originale, ma capace anche di risultare verosimile, soprattutto grazie a scelte intelligenti come quella di far assumere a Jumba e Pleakley sembianze umane. Questo escamotage rende più credibile la presenza dei due alieni sulla Terra e alleggerisce il carico visivo della CGI, seppur a discapito di alcuni tratti iconici di questi personaggi. Nello specifico, Pleakley, noto per i suoi travestimenti stravaganti e per il suo amore per la moda femminile – un tratto che aggiungeva una decisa sovversione agli stereotipi di genere – perde quasi del tutto la sua vena eccentrica, che lo rendeva uno dei comprimari più amati del film originale. Nel remake, l’alieno verde, nonostante l’innegabile talento comico di Magnussen, diventa un personaggio molto più misurato e funzionale, soprattutto, a qualche gag indirizzata ai più piccoli.
Un’altra assenza significativa è quella del Capitano Gantu, un antagonista fondamentale nel cartone, il cui ruolo viene in parte assorbito da Jumba, qui trasformato nel villain principale. Questa scelta ha tolto di spessore allo “scienziato pazzo”, che nell’originale era dotato di maggiore tridimensionalità e mostrava riflessioni intense sull’evoluzione emotiva dell’esperimento 626, nonché una certa capacità empatica che andava a completare il suo arco di trasformazione. Nel complesso, il Jumba del live action in versione villain non convince, così come l’interpretazione incerta di Galifianakis.
Infine, va segnalata una modifica significativa nel finale: se nella versione animata l’ohana formata da Lilo e Nani si arricchisce includendo Stitch, e gli stessi Jumba e Pleakley, nel live action la bambina viene affidata a David e Tūtū per permettere a Nani di proseguire gli studi. Un finale che ha il merito di dare il giusto lieto fine alla più grande delle sorelle ma che, allo stesso tempo, tradisce, almeno in parte, l’idea di famiglia non convenzionale che era alla base dell’originale.
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Lilo e Stitch live action: conclusione e valutazione
Nonostante alcuni difetti e delle scelte narrative poco convincenti, il live action riesce comunque a convincere sia sul piano emotivo che dell’intrattenimento. Soprattutto nei minuti finali la tensione emotiva cresce grazie all’introduzione di una scena assente nell’originale ma ispirata al film di animazione Che disastro Stitch! (2005), in cui l’alieno sembra essere in fin di vita. Questo momento contribuisce a rendere più completo l’arco di redenzione dell’esperimento 626, e a rafforzare il sentimento di fiducia tra lui e Nani.
Prima di concludere, vale la pena soffermarci brevemente sui personaggi più deboli di questo live action: David, il migliore amico di Nani, qui in linea con la versione animata ma meno convincente, e l’agente della CIA Cobra Bubbles, spogliato in gran parte del suo carisma, diventando una presenza marginale e priva di un reale impatto narrativo. Per quanto riguarda, invece, gli interpreti principali, Agudong restituisce a Nani parte dello spirito originale ma nel complesso non riesce a reggere il confronto con la versione animata, dotata di maggiore intensità e drammaticità; a brillare davvero sono Maia Kealoha – che ha catturato tutta la dolcezza, la drammaticità, il bisogno di affetto di Lilo -, e ovviamente, Stitch! L’integrazione tra vecchi e nuovi personaggi non è riuscita alla perfezione e, in generale, ci si aspettava uno sforzo maggiore anche per quanto riguarda la colonna sonora che, sebbene presenti dei brani di Elvis, appare slegata dalla storia e con un ruolo più decorativo che narrativo.
Nel complesso, Lilo & Stitch (2025) riesce a portare sullo schermo una rilettura rispettosa e commovente di uno dei classici Disney più amati, apportando alcune modifiche, anche coraggiose, alla sceneggiatura originale che, forse, non tutti apprezzeranno ma che contribuiscono ad evitare il semplice copia-incolla, come successo nel caso di altri remake precedenti.