Le Grand Bal: recensione del documentario

Il racconto di un evento votato alla danza e capace di (ri)creare un “attimo” speciale di poesia, contatto e condivisione umani: Le Grand Bal è dal 2 maggio al cinema.

Ogni anno, in estate, nella località francese di Gennetines (nell’Alvernia) va “in scena” Le Grand Bal (finalista del Premio César 2018 per il miglior documentario), ovvero una sette giorni (e otto notti) di balli e danze popolari, dove più di duemila persone provenienti da ogni parte d’Europa rispondono al richiamo della vocazione per il ballo e della condivisione di una passione comune. Dunque, un momento magico di movimento, musica e apertura verso il prossimo che nutre e rianima le vite di tutti – “Senza ballare sarebbe troppo dura”.

Perché se è vero che il ballo è l’unico strumento che ci permette di entrare in contatto (reale) anche con persone che non conosciamo, la bellezza insita alla base del concetto – e dell’evento – del Grand Bal è proprio l’armonia sprigionata da un momento di libertà estrema, racchiusa nella volontà di voler ballare appieno e senza riserve o limiti con persone di ogni cultura, religione, sesso, età o classe sociale, al fine di riaprire uno spiraglio verso una genuina voglia di essere in contatto con il prossimo, con il mondo, e dunque essere vivi.

Le Grand Bal: tre clip in italiano dal documentario di di Laetitia Carton

Al suo quarto lungometraggio e costantemente in viaggio nei meandri più intimi, delicati e toccanti dell’arte della vita, la documentarista francese Laetitia Carton (classe 1974) traduce su grande schermo parte delle emozioni che lei stessa ha provato partecipando più volte al Grand Bal de l’Europe, un angolo di campagna francese riservato e protetto nell’arte della danza e della musica popolari. Un modo per recuperare parte di quella gioia e di quella gentilezza legate al ricordo di una nonna che ora non c’è più, e che sembrano essersi perse nella rapsodia delle nostre vite spesso troppo vuote, fredde e frenetiche. Le Grand Bal rilancia invece sensazioni arcaiche e primigenie legate a sentimenti puri e istintivi, e che rinascono in un luogo, un tempo e uno spazio quasi eterei, cristallizzati nella dimensione fiabesca di una manciata di giorni di totale e collettiva immersione in una realtà fatta di danze e corpi che s’incontrano, si sfiorano, si abbracciano e si muovono all’unisono creando un “contatto” speciale, lontano e al riparo dalle ansie e dai frastuoni della vita di tutti i giorni.

Le Grand Bal cinematographe.it

La danza come utopia: Le Grand Bal racconta la logica della scelta contro ogni pregiudizio

Anche se poi, invero, anche nell’utopia relazionale e coreografica de Le Grand Bal, così come nella vita fuori, si generano sensazioni di ansia o esclusione, tristezza o emarginazione. Perché se da una parte è vero che in quella cornice abita la magia di danze e leggerezza, d’altro canto sussiste comunque la logica di una scelta, di una preferenza, di una selezione che crea un’inevitabile scala di gradimento all’interno di un gruppo (solo) teoricamente e totalmente scevro dal doppio e innato limite umano del giudizio e del pregiudizio. I partecipanti, infatti, ballano l’uno con l’altro senza remora alcuna, ma qui e là il fardello di una scelta può gravare sulla sensibilità di qualcuno, anche se poi sarà di nuovo la danza a spazzare via ogni possibile nuvola di energia negativa.

Riprendendo i suoi danzatori da ogni angolazione e fissando lo sguardo tanto sull’espressività dei volti quanto sulla dinamicità dei corpi, Laetitia Carton racconta il suo Grand Bal con una poesia e una partecipazione trascinanti, passando dalle eterogenee danze diurne a quelle notturne e più giovani del “bouf”, e alternando le scene rubate sulle piste da ballo ai momenti extra-ballo di scambio e confronto tra partecipanti. E mettendo in correlazione le riflessioni che animano le conversazioni al di fuori delle piste con i momenti di condivisione regalati dalle danze, emerge chiaramente come sia proprio l’assonanza tra corpi, movimento e musicalità a creare quell’alchimia e quella magia di relazione e comprensione tra esseri umani spesso soggiogata dalla razionalità e dalla difficile geometria delle nostre vite quotidiane.

Le Grand Bal: trailer del documentario di Laetitia Carton

Dal calore umano di mani che s’intrecciano alla fatica invisibile di scarpe consumate dal movimento senza sosta, e immersi in un tripudio di polke, mazurke, quadriglie, gironde, valzer impari e circoli circassiani, Carton narra l’esplosione dei sensi e della sensibilità, capacità accordata a una peculiare dimensione terrena in cui convergono naturalmente poesia e passione, istinto e armonia. La regista francese riesce così nell’intento di far trapelare parte della bellezza e della poesia de Le Grand Bal all’osservatore esterno, di traghettare spiragli emotivi di quell’evento così apparentemente intimo e riservato al di fuori dei suoi confini geografici e temporali. Un’opera attraversata da un lirismo esemplare, e che riaccende il fuoco sull’importanza della passione, della condivisione, e del contatto umano, operato sempre nella ricerca costruttiva di un bene (e valore) comuni da preservare e recuperare a ogni costo.

Le Grand Bal sarà al cinema dal 2 maggio, distribuito da Barz and hippo.

Regia - 5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Sonoro - 4
Emozione - 5

4.4