Lajko – Gypsy in Space: recensione del film di Balázs Lengyel

Una commedia nera, intelligente e sagace su uno degli eventi più affascinanti nella storia dell'umanità: l'allunaggio.

Non è stata la cagnolina. Non è stata Lajka, la prima ad andare nello spazio ma è stato Lajkó, un giovane Rom, pilota di aerei per irrigazione. Fin da piccolo era ossessionato dal volo, dallo spazio e dai razzi, grazie alla madre che lo aveva introdotto all’astrologia Rom. Lajkó disegna, ridisegna e disegna ancora razzi (il bagno che si trova all’esterno) e, alla fine, dopo tutti i suoi progetti riesce nel suo intento il bagno parte, azionato dalla madre ignara, ma il prezzo da pagare è enorme: lei muore per un brutto scherzo del destino, da sempre beffardo soprattutto con gli ultimi. Inizia proprio da qui Lajko – Gypsy in Space, il film di Balázs Lengyel che realizza una commedia nera, intelligente e sagace, sull’Ungheria degli anni ’50, su un evento, tanto affascinante quanto misterioso, ovvero l’allunaggio. La domanda da cui parte Lengyel è: cosa vorrebbe dire per la Russia se il primo uomo a tornare vivo fosse un Rom?

Lajko – Gypsy in Space: un personaggio pieno di sogni e anche di tristezze

Lajko - Gypsy in Space Cinematographe.it

Il protagonista di Lajkó sogna da sempre di diventare astronauta, non si dà per vinto, e per lui il sogno diventa realtà quando il compagno Jenő Karmazsin lo sceglie come candidato per essere il primo pilota di etnia Rom e, forse, se riuscirà a superare tutte le prove, del mondo intero. Lajkó parla poco ma fa molto, pensa e ripensa al viaggio verso le stelle, si è preparato, lungo tutti questi anni, atleticamente e psicologicamente, in attesa del suo momento. Lajko – Gypsy in Space è una favola che prende le mosse da fatti reali, ricca di luci, ombre, misteri, una parabola che perseguita le menti di bambini e adulti, conquistare un mondo, lontano, ignoto e forse, per questo, ancor più magico, ma è anche un triste ritratto di un’epoca, della storia di ieri che diventa monito e insegnamento per quella di oggi, dell’uomo che usa e abusa dell’uomo per i suoi fini. Lo spettatore viene catapultato a Baikonur, in Kazakistan da dove veramente è partita la missione. C’è Brežnev crudele e spietato, dispotico e disumano (vorrebbe dei “giochi” molto più cruenti e interessanti), il capo diventa nelle mani di Balázs Lengyel un omosessuale non dichiarato – l’omosessualità è tema complesso in Russia ancora oggi – che ha una relazione nascosta con Jenő Karmazsin, cosa che attiva varie dinamiche divertenti.

Lajkó è ingenuo, puro, sognatore, abitato da mille fragilità: la timidezza nel rivolgersi a Helga, la nazista, sua competitor nella sfida, le parole scritte su un quaderno per imparare una lingua utile a esternare i suoi palpiti, l’amore. Nutre questa emozione per il padre, ladro e naif, per Helga, dura, mascolina e forzuta – che nasconde anch’ella una tenera sensibilità -, quello per la madre che l’accompagna nei momenti più delicati e toccanti delle sue avventure, quello per lo zio che lo ha sempre appoggiato e che è orgoglioso di lui e dell’uomo che è diventato.

Lajko – Gypsy in Space:  un racconto grottesco e disperato di un’epoca

Lajko - Gypsy in Space Cinematographe.it

In Lajko – Gypsy in Space si ride, delle bassezze umane (il finale grottesco, drammatico e crudele del film), delle crudeltà che l’uomo perpetra ai danni dei suoi simili (Brežnev tappa con un bicchiere colmo il foro, attraverso cui uno dei partecipanti alla gara respira durante la prova di apnea o quando fa uccidere coloro che vanno contro il suo volere), dei cliché su cui le culture di tutti i tempi si sono costruite e hanno creato le loro credenze. Si ride e nel frattempo ci si addolora per i torti attuati dal “nemico”, le umiliazioni, le vessazioni, che Lajkó subisce, rappresentazione di tutti coloro che compiono minuscole o mastodontiche gesta, all’ombra di chi, più forte o che si reputa tale, vuole e deve prendersi i meriti. Quindi il film di Balázs Lengyel è sì una storia sulla prima missione russa nello spazio – che vede un “piccolo” uomo, in tuta arancione, da solo, con l’aiuto (del ricordo) di sua madre, arrivare dove nessuno prima di lui è arrivato – ma è anche uno “sporco” e tragicomico racconto umoristico e doloroso su quegli anni complicati, “freddi”, sull’Ungheria di ieri e quella di oggi.

Lajko – Gypsy in Space: un inno e un canto per chi crede fino all’ultimo

Lajkó si scontra con rappresentanti di altre nazioni per realizzare i suoi sogni, per, in qualche modo, risarcire la morte della madre, per scrivere con il suo gesto una pagina eroica ed importante nella Storia. Si immola anche a costo di non tornare più per salvare la donna che ama, si immola per il proprio io bambino, per i progetti disegnati su un quadernetto mai realizzati e che mai si realizzeranno. Lajko – Gypsy in Space diventa inno di chi è nelle retrovie, canto per chi crede e crede fino all’ultimo, per chi viene umiliato, messo da parte ma che ugualmente combatte a qualunque costo.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.2