RomaFF14 – La volta buona: recensione

Calcio d’inizio per Alice nella Città, che in preapertura alla Festa del Cinema di Roma ha presentato il film di Vincenzo Marra

È un calcio d’inizio con il fischio dai campetti raccontati sul grande schermo, ma meritevole di applausi dal pubblico La volta buona. Autore di film di denuncia, Vincenzo Marra questa volta ci apre lo sguardo sul sottobosco del calcio, un laboratorio di campioncini disposti a tutto per materializzare i loro sogni in una carriera da professionisti. È il caso del piccolo Pablito, raggiunto a Montevideo per crescere e diventare un calciatore in Italia. Se ne occupa il procuratore Bartolomeo, Massimo Ghini.

Sempre in bilico tra debiti, vizio del gioco e assegni familiari, quest’ometto solitario si ritrova per le mani un affare che potrebbe cambiargli la vita e tirarlo fuori dai mille guai economici dei quali è partecipe un saggio e paziente fratello prete interpretato da un Massimo Wertmüller in stato di grazia. Anche se la sua parte non è lunghissima, con la sua punteggiatura attoriale offre al film un apporto molto significativo perché rappresenta il mentore buono, la spalla sicura e saggia.

La volta buona cinematographe.it

La volta buona: il cast e il realismo lucido di Marra

Palleggiare a un semaforo per pochi spicci non può essere il futuro. Una famiglia povera, un fratellino malato e un padre chissà dove in Germania sono i problemi che Pablito sogna di risolvere, invece. Ramiro Garcia compare per la prima volta sullo schermo. Agile in campo come un baby Marco Verratti, il suo personaggio seppur giovanissimo dimostra grande maturità e pari coriaceità. I dialoghi con Ghini sono secchi, privi d’artificiosità e la relazione che viene a instaurarsi tra i due caratteri non è mai rosa e fiori. Marra non ci tiene a edulcorare storie per strizzarci lacrime. Il suo è un realismo lucido, dalla borgata all’America e ritorno.

Realismo come quello con il quale tratteggia Bruno, l’amico di Bartolomeo che dall’Uruguay gli segnala il talento del ragazzino. In La volta buona gli presta il volto barbuto Max Tortora, asciutto nel presentarci questo cervello in fuga che di fortuna ne ha fatta proprio poca. Il regista avendo vissuto in Sudamerica per anni, ha raccontato di aver conosciuto diverse persone come Bruno. Ciò dimostra che un’approfondita documentazione autoriale su tipi, fatti e ambienti reali, paga sempre in qualità a film finito.

Tanta povertà economica serpeggia tra i personaggi di questa storia. E con estrema sobrietà viene colata sullo spessore morale di alcuni protagonisti, assottigliato a sua volta dalle necessità e dagli eventi infausti. Spicca per freddezza rapace Francesco Montanari come agente sportivo dei piani alti. Marra non cita nomi di squadre, né gagliardetti, ma rappresenta attraverso Montanari il gancio con il potere economico, il contatto in grado di far rientrare Bartolomeo nel mercato.

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La volta buona: calcio di speranza o calcio alla speranza?

Parla di speranza La volta buona. La speranza di vincere alla slot machine, o di rivedere la propria figlia senza alzare un dito, quella di fare finalmente un bel po’ di soldi per coprire i debiti accumulati. Tutto ciò vale per Bartolomeo, uomo ridotto all’ombra di sé stesso. La linea sottile tra l’arrivo su un barcone e il rischio di diventare un immigrato clandestino in caso di fallimento sportivo invece è il baratro dal quale non deve pendere Pablito. Ma si fa inevitabile portare a un’ipotesi del genere per il regista, che garbatamente sfiora i pensieri negativi dello spettatore catapultandolo in una realtà di sconfitte che si nutrono di speranze. Riusciranno i nostri eroi ad avere il giusto successo?

Il film di Marra rappresenta un altro piccolo tassello di cinema italiano dedicato al calcio. Le scene d’azione in campo non sono solo realistiche, ma reali. I ragazzi giocano bene sul serio e non ci sono controfigure imbarazzanti. La volta buona apre gli occhi sui retroscena più scomodi dei vivai calcistici italiani con un gusto per l’immagine diretta e senza fronzoli del modo narrato. La galleria di personaggi che attraversiamo è densa di differenti umanità e tutto ruota con precisione drammaturgica intorno al rapporto dei due protagonisti e al tema della speranza e della lotta per i propri sogni, o per la salvezza. Il film, inserito nella sezione Panorama Italia di Alice nella Città, tra le opere in preapertura alla Festa del cinema di Roma, è prodotto dalla Lotus di Marco Belardi e da TIMVISION e sarà distribuito nel 2020 da Altre Storie.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 2
Recitazione - 3.5
Sonoro - 2
Emozione - 3

2.8