La vita è meravigliosa: recensione

Come si fa un buon film di Natale? Negli ultimi anni se ne è perduta la ricetta. Uno di quei film semplici che commuovono il pubblico fino all’entusiasmo e, come disse R.L. Stevenson a proposito dei libri di Natale di Dickens, fanno venir voglia di uscire a far del bene a qualcuno. Una descrizione affascinante della compassione può riuscire solo al cinema americano, il quale può entrare a pieno titolo nell’argomento sogno e svolgerlo perfettamente nell’arco di due ore con lacrime, angoscia e disperazione di anime sul punto di naufragare e poi salvate dall’amore, dalla pietà e dalla concordia. Un titolo vale per tutti: La vita è meravigliosa, di Frank Capra.

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La vita è meravigliosa ha generato fiumi di critiche a favore e contro, vi hanno trovato, o negato di trovare, di tutto, dalla vuotaggine populista alla lotta di classe; film politico, noir, fantasy, horror, confessione autobiografica del regista, il corpo o la mummia di Frank Capra… Il film è stato un flop nel 1946, almeno a confronto dei film di Capra degli anni ’30. Candidato a 5 premi oscar, non ne vinse alcuno e finì dimenticato, finché gli innumerevoli passaggi televisivi ne hanno riproposto il fascino di fiaba sociale a più generazioni per quasi settant’anni, trasformandolo nel film di Natale degli Americani. Il racconto su cui è basato è dello scrittore e storico Philip Van Doren Stern, “The Greatest Gift”, rifiutato da diverse riviste e poi fatto stampare da un piccolo editore per regalarlo agli amici, venne acquistato dalla RKO perché era piaciuto a Cary Grant. La società incaricò Dalton Trumbo, Clifford Odets e Marc Connelly di adattarlo allo schermo. Il racconto finì nella mani di Capra, tornato dalla guerra, in cui aveva diretto le attività cinematografiche di Why We Fight, che ne riacquistò i diritti per la sua Liberty Films e volle come simbolo della bontà americana il pluridecorato pilota di bombardieri James Stewart, che aveva già diretto in Mister Smith va a Washington. Accanto a lui un raffinato cast: Lionel Barrymore, nel ruolo dell’avido banchiere Potter, Donna Reed, in quello della moglie Mary, ed Henry Travers, l’angelo di seconda categoria. Lo stesso Capra racconta che quando Stewart non si sentiva sicuro della sua recitazione, Barrymore gli aveva chiesto “se pensava fosse più dignitoso buttare bombe sulla gente che portare i raggi di sole nella loro vita con il suo talento di attore.” E’ oggi uno dei film più popolari ed amati del cinema americano, inserito dall’American Film Institute nella lista dei 100 migliori film di sempre. Era descritto dal cineasta come il migliore da lui prodotto, nel 1984 dichiarò al Wall Street Journal che si sentiva nei confronti di questo film come un genitore orgoglioso di un figlio diventato Presidente, come se vivesse di vita propria.

Lionel Barrymore e James Stewart in una scena del film

Lionel Barrymore e James Stewart in una scena del film

È la vigilia di Natale a Bedford Falls, mentre ascoltiamo le preghiere di sconosciuti che invocano l’aiuto del Signore per salvare George Bailey, due stelle in cielo s’illuminano più delle altre. Sono due angeli che parlano dello sventurato brav’uomo la cui vita sta per naufragare e medita il suicidio. Invieranno per lui sulla Terra l’angelo custode di seconda classe Clarence Odbody: se riuscirà a distogliere l’uomo dal terribile proposito, avrà in premio le ali che aspetta da 200 anni. Clarence si lancerebbe subito in soccorso ma viene trattenuto dagli angeli senior per vedere prima chi è la persona che deve salvare. George Bailey, appunto. A 12 anni salva la vita del fratello minore Harry, caduto in un lago ghiacciato, prendendosi un’otite che lo lascerà sordo da un orecchio. Mentre lavora nella drogheria del signor Gower e sogna di girare il mondo, la piccola Mary gli sussurra nell’orecchio sordo che lo amerà per sempre. Lo stesso giorno, non consegna una medicina che il signor Gower, sconvolto dalla morte del figlio, aveva sbagliato a preparare, salvando la vita del paziente; poi difende il padre, presidente di una cooperativa edilizia, alle prese con l’arrogante banchiere Potter, che vuole farlo fallire pretendendo l’immediato rimborso dei prestiti concessi. Qualche anno dopo George si prepara a partire per un viaggio in Europa da cui tornerà per studiare ingegneria e poi progettare grattacieli da 100 piani, ha atteso quattro anni dal giorno del diploma, passati a lavorare nella società paterna. Ora tocca al fratello Harry, appena diplomato, ma il padre muore e George è costretto a restare a Bedford Falls per evitare che la società cada nelle mani di Potter. Al college andrà Harry. Quattro anni dopo Harry torna a casa, ma George vede un’altra volta svanire il sogno di partire lasciando la guida della società al fratello, perché questi arriva con la moglie e ha già deciso che andrà a Buffalo a lavorare nell’impresa del suocero. George, spinto dalla madre, va a cercare Mary appena tornata da New York, se ne innamora e la sposa, ma è costretto a usare i soldi del viaggio di nozze per saldare i debiti della società. Gli anni passano e gli sposi allevano i figli in una vecchia casa, stringendo la cinghia. Scoppia la guerra e, mentre George è riformato per la sordità, Harry diventa pilota d’aviazione e si guadagna una medaglia al valore. Il giorno in cui festeggiano il ritorno di Harry, lo smemorato zio Billy perde i soldi del consorzio mentre sta andando a versarli nella banca di Potter, il quale li trova e se ne appropria. E’ il fallimento. George non regge quest’ultimo dramma: prova a chiedere aiuto a Potter, il quale sprezzante gli rievoca una frase che lui da bambino gli aveva rivolto a proposito del padre, rincarandone la dose: vali più da morto che da vivo. Torna a casa, maltratta la famiglia, va a bere, prega, poi va verso il fiume, dove medita di gettarsi da un ponte. Qui, invece, è costretto a salvare un anziano caduto in acqua: è Clarence, il suo angelo custode. I due trovano riparo in una rimessa dove stendono ad asciugare i loro vestiti e il libro che Clarence ha con sè, Le avventure di Tom Sawyer. George non crede alle parole dell’angelo:

Puoi aiutarmi solo se hai 8ooo dollari.

Non usiamo danaro lassù.

Invece quaggiù non possiamo farne a meno, valgo più da morto che da vivo. Sarebbe stato meglio non essere mai nato.

Clarence decide che per smentirlo ha bisogno di una prova e gli mostra come sarebbe stato il mondo senza di lui: il fratello annegato, Gower imprigionato per aver messo il veleno nella medicina, Bedford Falls rinominata Potterville in onore del banchiere e ridotta a una città di vizi, la madre che fa l’affittacamere, Mary una bibliotecaria triste e spenta. George, terrorizzato da quanto ha visto, torna correndo alla sua famiglia, che abbraccia nella scena madre de film. Intanto, la gente della città ha raccolto in una colletta il denaro per aiutarlo. Tutti, nessuno escluso, si sono mobilitati per aiutare il loro amico Bailey smentendo il perfido Potter. Sul tavolo, tra le banconote, compare “Tom Sawyer”, il libro di Clarence e al suo interno c’è una dedica:”Caro George, ricorda, nessun uomo è un fallito se ha degli amici! Grazie per le ali!”. Un campanello dell’albero di Natale suona: è Clarence, in cielo, che ha messo le ali.

Scena del film

Scena del film

In La vita è meravigliosa lo sfondo sociale sentimental-populista e la morale cristiana tipici di Capra raggiungono la loro summa ideologica. Più di Mr. Smith va a Washington, di E’ arrivata la felicità o di Arriva John Doe. Il sogno appartiene intimamente alla vita di George Bailey, egli vuole assolutamente viaggiare in terre lontane ma la responsabilità verso la società cooperativa diretta dal padre lo costringe ogni volta a rimanere per difenderla dall’avidità di Potter. George perde la speranza di fronte all’ultima catastrofe dello zio che perde i soldi e Potter se ne impossessa, si scopre definitivamente impotente di fronte al dominio del denaro ed arriva a contemplare l’idea del suicidio. Ha lottato tutta la vita sacrificando se stesso per le esigenze degli altri ma non è servito a niente. Meglio farla finita. Capra interviene quando la soluzione ultima del suicidio si manifesta seriamente. Qui arriva l’angelo di seconda classe Clarence, che lo salva mostrandogli come sarebbe stata la vita a Bedford Falls senza di lui. Alla fine arriva il miracolo meritocratico della notte di Natale, si celebra cum gaudio l’inno alla vita, nel segno della speranza, della fede in sé stessi e della solidarietà degli altri.

Frank Capra dirige

Frank Capra dirige Donna Reed e James Stewart

Anche il più cinico degli spettatori è coinvolto dal messaggio “meraviglioso” di Frank Capra. Robert Ebert lo definì come un film intramontabile, più di “Casablanca” e “Il terzo uomo”, da rivedere, nel rituale delle famiglie americane, ad ogni Natale.

George e il suo angelo Clarence

George e il suo angelo Clarence

Tra gli angeli hollywoodiani, il Clarence di La vita è meravigliosa emerge tra tutti, influenzando anche autori lontanissimi come Wenders in Il cielo sopra Berlino. Anche se lì c’è un angelo metafisico che le ali le vuole perdere e farsi umano, stanco di essere solo spettatore in bianco e nero della vita, vuole toccare, annusare ed essere parte delle cose. Come gli riassume l’ex angelo con l’impermeabile, Peter Falk: Fumare, e un caffè – e se lo si fa insieme – è fantastico.

Giudizio Cinematographe

Regia - 4.5
Sceneggiatura - 4.5
Fotografia - 4.2
Recitazione - 4.5
Sonoro - 3.7
Emozione - 4.2

4.3

Voto Finale