La storia della principessa splendente: recensione del film di Isao Takahata

La storia della principessa splendente è una favola magnificamente strutturata, la cui incantevole bellezza è impossibile da riassumere a parole.

Sono poche le opere cinematografiche che, come La storia della principessa splendente (Kaguya-hime no monogatari, nel suo titolo originale), riescono a trascinare lo spettatore in un universo singolare e immaginario, appartenente ad una dimensione quasi metafisica, e ad immergerlo in questo cosmo di ologrammi e fantasie proiettate direttamente dalla mente del loro creatore.

Meravigliosa favola che si materializza come un susseguirsi di acquerelli dai colori delicati, La storia della principessa splendente è una scia di epifanie di una bellezza candida e pura, in cui i momenti di incanto e di sbalordimento non sono condensati solamente in attimi tanto fugaci quanto sintetici, ma si dilungano instancabili per l’intera durata del film d’animazione. Senza ricorrere ad alcuna stravaganza né ad alcuna edulcorazione, il lungometraggio animato diretto dal Maestro Isao Takahata, figura di spicco del celebre Studio Ghibli, è una ninna nanna che culla dolcemente il proprio pubblico, che lo accarezza e lo incanta con la sua liricità tanto minimalista quanto commovente.

In La storia della principessa splendente, la semplicità si trasforma in un miracolo

La storia della principessa splendente Cinematographe.it

Come i sintetici haiku della tradizione giapponese, di cui il film si eleva ad inno di lode e a canto glorioso, quella di La storia della principessa splendente è una narrazione benedetta dal prodigio della semplicità. Senza orpelli e senza fronzoli, il racconto di una bambina che, minuscola come una goccia di rugiada, viene trovata in un giorno fortuito tra i gambi dei bambù da un vecchio contadino. Così, partendo da un miracolo che potrebbe essere interpretato ad una superficiale occhiata come banale e insignificante, Isao Takahata ricama un racconto che si eleva ad odissea nel epico passato storico del Giappone, ad esplorazione di un’umanità fragile e terribilmente incantevole, e re-interpreta la quotidianità con una delicatezza che è propria solamente del popolo nipponico, mostrando al proprio pubblico quanto è commuovente il miracolo della vita.

È un miracolo cinematografico, l’ultima opera cinematografica partorita dalla mente geniale di Isao Takahata e diretta dal regista cinque anni prima della sua drammatica scomparsa. La semplicità del tratto con cui vengono dipinti i personaggi e la realtà che li confonde si sposa perfettamente con la vivacità dei colori. Potrebbero stonare, ma si mostrano come estremamente coerenti. È questa la maestria di Takahata, questa la sua magia: riuscire a giustapporre due elementi che, secondo molti, non hanno alcuna affinità. E, proprio in questo modo, accosta il mito al presente e regala, sempre attraverso la finzione del mito, un racconto che riesce a fornire risposte sui grandi quesiti universali che affliggono la società moderna.

Magico, mistico e devastante. Delicatamente maestoso e deliziosamente intimo, il lungometraggio prodotto dallo Studio Ghibli non è solamente il miglior film di animazione del 2014, il suo anno di pubblicazione, ma è un’opera d’arte assoluta, sviluppata a trecento sessanta gradi con un’attenzione certosina. Un gioiello della cinematografia mondiale la cui bellezza è impossibile da limitare attraverso il succedersi delle parole. Impossibile catturare l’incanto che suscita nell’animo dello spettatore.

Uno dei risultati più orgogliosi di Isao Takahata (meglio conosciuto per l’altrettanto grandioso Una tomba per le lucciole),  dello Studio Ghibli e dell’intera storia dell’animazione stessa, La storia della principessa splendente è una favola magnificamente strutturata, in cui l’ineccepibile narrazione è in perfetto equilibrio con l’estasiante estetica. Una favola che, suggestiva ed esteticamente piacevole, è capace di evocare l’infanzia, l’adolescenza e la complessità del crescere in un modo che, terribilmente dettagliato e realistico, non può che essere definito come magico. Una favola di cui difficilmente potrete dimenticarvi. 

Regia - 4.5
Sceneggiatura - 4.5
Fotografia - 5
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 5

4.5