La riunione di condominio: recensione del film

La riunione di condominio, quarto lungometraggio diretto da Santiago Requeio, è un film tanto spassoso e divertente, quanto profondo e satirico. Con un cast affiatato e coerente nella caratterizzazione dei personaggi, composto da Raúl Fernandez de Pablo, Clara Lago, Tito Valverde, Pepe Carrasco, Christian Checa, Neus Sanz, Gonzalo de Castro e Charo Reina, La riunione di condominio è una simpatica critica sociale, dall’umorismo tagliente e che ogni tanto esplode nel dominio di preconcetti rovinosi e sinceri che smascherano chiunque. In sala dall’11 settembre 2025, La riunione di condominio in pochi minuti chiarisce sia il centro del racconto che le figure che ne fanno parte. Ma non per questo il film non riesce né smette di stupire.

La riunione di condominio che si trasforma nel guardarsi dentro e non piacersi del tutto

La riunione di condominio - cinematographe.it

È una riunione di condominio come tante, o almeno così appare, l’incipit del film. In un appartamento di Madrid che l’inquilino sta per lasciare, si discute sulla sostituzione o meno dell’ascensore, i cui costi sono coperti. L’incontro prende una piega inaspettata quando, per puro caso, Alberto, proprietario dell’appartamento, annuncia di esser riuscito ad affittarlo. Il nuovo inquilino è un suo collega e ha ottenuto il lavoro attraverso un programma di reinserimento. La parola “reinserimento” fa dubitare tutti i presenti. Alberto ammette quindi che la persona in questione ha problemi di salute mentale. Questo scatena un crocevia inaspettato di scontri, dissapori e insulti tra chi ha idee opposte riguardo questo nuovo inquilino. La riunione di condominio si configura così come la rappresentazione più emblematica del pregiudizio, quello per eccellenza che spesso si rivela come ignobile e spregevole.

A colpire nel film di Requieo è sicuramente la sua sobrietà: dal titolo originale Votemos e quindi Votiamo, la storia ruota attorno a questa unica singola e vitale azione. La maggioranza vince e i personaggi non sono che sei, escluso Alberto che non può partecipare a tale votazione, essendo il suo appartamento al centro delle questione. Votare quindi se il nuovo inquilino, Joaquín, possa diventare il nuovo vicino di casa dei sei presenti. Una scelta che di per sé è scorretta e irrispettosa. Come se la figura di Joaquín fosse definita solo e unicamente dal suo problema di salute mentale. Questo solo individuale movimento, di votazione, per alzata di mano, porta con sé il peggio di ognuno dei personaggi coinvolti. Rendendo il condominio un luogo che ha occhi e orecchie, dove i segreti non sono poi così segreti e tutti sanno qualcosa che si è cercato, con scrupolosità, di tenere privato. Scheletri nell’armadio, passati traumatici e avversità compromettenti affiorano, propagandosi come un incendio.

Commedia, satira e dramma, un mix efficace che passa, con equilibrio, da un genere all’altro

La riunione di condiminio

Mentre gli animi si infiammano, La riunione di condominio funziona nel suo essere una commedia, maggiormente nel divertire su temi importanti, con un ironia spesso graffiante, intervallata da vere e proprie gag. Una comicità sempre intelligente e che riesce con estrema facilità e con sorprendente prontezza, a vertere invece sul significato più profondo di quello che racconta. Gli anni che passano, il rapporto tra una madre e una figlia adolescente, quello tra un padre e un giovane ventenne, l’astio xenofobo di un uomo rancoroso, trascorsi familiari da voler rimuovere e ristrettezze economiche che stanno sfuggendo di mano. Ogni tematica è un personaggio, e tutto si svolge nello stesso luogo, un appartamento, anzi in particolare, il salotto di un appartamento. La regia passa così da un primo piano a piani a due, massimo a tre, preferendo, nei totali, riprendere la complessità dei suoi personaggi, tutti e sei in un’inquadratura rappresentando così le loro diversità, assimiliate ora non più solo dal vivere nello stesso palazzo, ma dall’essere preda delle stesse paure.

Un occhio di riguardo alle generazioni più giovani, capaci di porsi domande e accettare ciò che viene considerato diverso e per questo un problema, una paura reale, un qualcosa che creerà difficoltà, di quel tipo che non si ha proprio voglia di affrontare. Quando La riunione di condominio si trasforma in una satira sociale dai risolvi drammatici, convince allo stesso modo di quando è l’ilarità il punto d’arrivo. E il merito sta nella sceneggiatura equilibrata, che non eccede in nessuno dei due generi. Esagerando forse soltanto in quelle parole ricercatamente offensive che volano nei momenti più accesi. E il film abbonda in questo continuo cambio di registro. Anche la recitazione appare misurata, tarata sia sul tipo di ruolo interpretato che su ciò che quello specifico personaggio rappresenta. Problemi e traumi riguardano così tutti, sia chi ha una diagnosi che chi non ce l’ha e ciò che avviene in poco più di un’ora tra quelle quattro mura ne è prova inconfutabile. E il finale dimostra come forse, ognuno, agisce realmente e solo per se stesso.

La riunione di condominio: valutazione e conclusione

La riunione di condominio

La riunione di condominio è un film divertente e simpatico, che non brilla nella tecnica, ma che è ottimamente interpretato e girato. Anche la fotografia ha dalla sua una gestione della luce che ben modella il doppio tono del film: soffusa e flebile, anch’essa moderata, senza eccessi. Il film è infatti, su tutta la linea e in ogni comparto, equilibrato. La comicità, ad esempio, pur non essere sofisticata, ha le sue sequenze ingegnose: è sveglia, fine e rapida. Le scene più drammatiche non sfociano nella retorica o nel banale, nell’ampiamente esplorato. Perché accanto allo stereotipo dell’anziana donna pettegola e indiscreta, c’è la solitudine di chi, nell’invadenza delle storie degli altri, trova ancora un briciolo di vita. E così è per tutte le figure del racconto. Come è duplice il genere e l’atmosfera del film, lo sono anche i personaggi. E ci si domanda, tra una risata e uno spunto di riflessione, se qualcuno di loro possa realmente riscattarsi o sprofondare nell’egoismo, palesando la propria falsità. Ma anche in questo caso c’è una doppiezza. Ovvio e incontestabile è il potere dell’individualismo, della noncuranza e, più di tutti, del pregiudizio.

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Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.4