La festa del ritorno: recensione del film di Lorenzo Adorisio

Lorenzo Adorisio, presenta la Calabria degli anni '60 senza stropicciare l'estetica di una terra meravigliosa, difficile, solitaria, lontana. Un adattamento del racconto omonimo di Carmine Abate, il film è in sala il 13, 14 e 15 novembre 2023.

Mio padre era un dolore cronico sotto pelle, una spina invisibile che ogni tanto mi punzecchiava il cervello”. È con questa frase che inizia la Festa del ritorno, film diretto da Lorenzo Adorisio, nella Calabria “nascosta”, nella terra ebbra di cultura e riti di antiche tradizioni, nella Calabria del sacrificio; nella terra dei tremori e delle meraviglie, di una sapienza lontana, amara d’emigrazione.

La festa del ritorno “rammenda” la dissonanza di un rapporto complesso, quello di un padre e di un figlio.

La festa del ritorno; Cinematographe.it

Gli occhi di Marco sono quelli di un bambino che sembrano restringersi osservando i particolari di una vita che lo fa crescere velocemente. La precarietà di una famiglia unita ma profondamente ferita da una paralisi di ruoli che non ammettono l’intromissione di affetti straordinari. Una sorella da proteggere, la preoccupazione di garantire il pane quotidiano, l’incapacità e la caparbietà nel non comprendere, nel non guardare ad un futuro diverso.

Il sentimento che sembra dominare è la preoccupazione dell’ignoto, la responsabilità di trattenere gli affetti più cari; Marco non è consapevole degli sforzi del padre costretto ad emigrare, costretto a lasciare la propria terra per battere strade sconosciute in cerca di un lavoro.
Voglia di riscatto e di emancipazione narrate nei luoghi di una Calabria selvaggia, che svela le sue inquietudini tra i monti e i mari così vicini, così distanti. Si sogna ne La festa del ritorno, si spera, si nascondono segreti, si ha voglia di fuggire.

Il luogo come progetto da cui partire nella speranza di un ritorno

La festa del ritorno; Cinematographe.it

La festa del ritorno, non si sofferma su analisi antropologiche e condizionamenti ambientali ma rappresenta il “desiderio di un sogno” da realizzare lontano da luoghi che sembrano vivere nella assoluta immobilità. E Parigi è il sogno, la meta, un bosco in primavera. Ma all’amore come si fa a rinunciare, alle sue opportunità di vivere pienamente l’istante senza dargli un luogo o un nome.

La festa del ritorno, adattamento del libro scritto da Carmine Abate, è complesso, drammatico e in parte canzonatore.
Nascere in Calabria non è uno scherzo!
La grandezza, la bellezza dei luoghi sembrano quasi beffare quegli uomini con i loro desideri, i loro sentimenti, la loro fatica! 

La festa del ritorno: valutazione e conclusione

La festa del ritorno; Cinematographe.it

Lorenzo Adorisio, nella sua opera prima, propone un’osservazione realistica, quasi documentaristica e al contempo si apre, forse inconsapevolmente, ad immagini fantasiose creando atmosfere che sembrano sospese in un tempo definito; sembra quasi voler semplificare la drammatica di un lungometraggio trasmettendo sensazioni anch’esse sospese in attese deluse.

Ne La festa del ritorno oltre ad una terra che interpreta la sua sacralità, una bravura attoriale che non si concentra sulla dizione ma sottolinea un linguaggio forte ed espressivo.
Un film che merita attenzione, che narra la Storia di un intero Paese: una storia di uomini, di luoghi, di sogni, di fughe e di ritorni!
Nel cast Alessio Praticò, Daniele Procopio, Carlo Gallo, Federica Sottile, Anna Maria De Luca.
La festa del ritorno, produzione italo francese, realizzato da Alba Produzioni e Leon Film, è al cinema dal 13 novembre 2023 con Videa.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 2.5
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2
Emozione - 3

2.7