L’Evocazione – The Conjuring: recensione

Al giorno d’oggi, quando viene annunciata la produzione di un film dell’orrore, nello spettatore subentra una curiosità mista a paura. La paura non è dovuta alle scene forti che si possono trovare all’interno della pellicola, bensì alla delusione che potrebbe arrivare da un film che non dice nulla di se. Poi, esistono registi come James Wan, che confezionano pellicole horror con tratti fumettosi come i primi due capitoli di Insidious oppure dei blockbuster dai toni decisamente più seriosi che fanno entrare nelle casse delle major milioni e milioni di dollari.

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 «Nel 1971, ad Harrisville, nel Rhode Island, la famiglia Perron si trasferisce in un vecchio casale.. Durante il primo giorno le cose sembrano andare per il meglio, ma nei giorni successivi cominciano ad accadere fatti strani e inspiegabili tra cui la comparsa di lividi sulla signora Perron, la morte del cane e varie forme di attività paranormale. La famiglia chiede quindi aiuto alla coppia di investigatori del paranormale Ed e Lorraine Warren per investigare.»

Il film di James Wan è un piccolo capolavoro del cinema horror che strizza l’occhio ai grandi registi del passato (e forse, proprio per questo funziona): la regia ha uno stile molto vicino a quello di Robert Altman con inquadrature scorrevoli alternate a brusche zoomate. L’utilizzo della CGI ed effetti speciali è quasi nullo, particolarità che conferisce al film dei punti a favore, riuscendo a trasmettere allo spettatore la vera essenza della paura senza mostrare troppo (basti pensare ad una delle scene finali, in cui “il mostro” è coperto da un lenzuolo bianco). Nonostante ciò vanta comunque tecniche care alle strutture dei film moderni, qualche balzo sulla sedia per la musica sparata ad alto volume, e addirittura una piccola parte girata in POV con una telecamera “d’epoca”.

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I due protagonisti, Patrick Wilson (già diretto da Wan in Insidious) e Vera Farmiga, portano in scena i coniugi Warren (le cui esperienze in precedenza avevano già ispirato film come Amityville Horror e The Haunting in Connecticut) trasmettendo allo spettatore molta empatia e gentilezza, tenendolo per mano e facendogli vedere le cose da un altro punto di vista. Se poi aggiungiamo la fotografia di John R. Leonetti (già collaboratore di Wan in Insidious), le musiche di Joseph Bishara e che la pellicola tratta fatti realmente accaduti (se pur romanzati), viene confezionato un pacchetto già perfettamente vincente.

L’evocazione è un film da vedere e rivedere, esempio che con una buona idea e uno stile/omaggio che vira ai film horror che hanno fatto storia, si può costruire un prodotto di intrattenimento degno del nome che porta. Se siete amanti dei film che trattano fenomeni di poltergeist, antiche maledizioni, case infestate e indagatori del paranormale questo film fa sicuramente per voi, ma anche per lo spettatore che storce il naso facilmente che “ha già visto tutto”, The Conjuring può regalare ugualmente 112 minuti di intrattenimento senza spremere troppo le meningi.

Piccola curiosità: verso la fine del film, viene chiesto ai Warren di indagare su un caso di Longisland. Lo stesso “caso” è stato portato al cinema nel film The Amitivylle Horror (1979) con protagonisti James Brolin e Margot Kidder, di cui poi è stato fatto un remake nel 2005 con protagonista Ryan Reynolds.

Giudizio Horror House

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 3.6
Sonoro - 3.4
Emozione - 3.5

3.8

Voto Finale