Kon-Tiki: recensione del film sul viaggio di Thor Heyerdahl

Il protagonista di Kon-Tiki ricorda un novello Ulisse che non sente la necessità di tornare a casa.

Kon-Tiki era il nome di una zattera che nel 1947 partì alla volta dell’Oceano Pacifico per raggiungere le isole della Polinesia, costruita, organizzata e guidata dall’esploratore norvegese Thor Heyerdahl. Il film omonimo del 2012 di Joachim Roenning ed Espen Sandberg, racconta quel viaggio ma concentrandosi soprattutto sulla forte personalità dell’esploratore norvegese. Un ritratto convincente e accurato che valse al film anche la candidatura agli Oscar 2013 come Miglior Film Straniero. Attualmente Kon-Tiki non è mai stato distribuito nelle sale italiane.

Kon-Tiki: Thor Heyerdahl, da bambino impavido a ricercatore verso rotte (im)possibili

Durante una tranquilla passeggiata tra amici nelle vaste foreste della Norvegia innevate e ricoperte dal ghiaccio, il piccolo Thor si stacca dal gruppo ed è misteriosamente attratto da un lastra di ghiaccio che galleggia sull’acqua gelida. Non vuole dimostrare niente a nessuno se non a se stesso, che può saltarvici e raggiungere la riva ghiacciata di fronte in quel piccolo spazio separato dall’acqua gelida.

L’inevitabile caduta nell’acqua gelida lo spaventa, ma allo stesso tempo lo affascina dinanzi all’indomabilità della natura. Forse è in quell’episodio del 1920 che Thor Heyerdhal deciderà di dedicare alla ricerca naturale e antropologica tutta la sua vita, affascinato da quei popoli oltreoceano che sopravvivono con le sole possibilità che madre natura gli offre, e capaci di compiere anche imprese impossibili per perpetuare la propria specie.

Kon-Tiki, Cinematographe.it

I numerosi anni in Polinesia da antropologo a stretto contatto con quei popoli per i quali il tempo si è fermato, e ammaliato dalle loro storie avventurose, lo convincono ad attraversare l’Oceano Pacifico su una zattera, insieme a cinque fedeli amici studiosi, seguendo una rotta di 4.300 miglia, che parte dal Perù per raggiungere la Polinesia. La stessa rotta che, secondo le sue teorie, fecero i sudamericani in epoca precolombiana con un equipaggiamento rudimentale. Un sogno per cui Thor è disposto a tutto: affrontare i pericoli del mare e perdere gli affetti più cari pur di convincere la comunità scientifica. Comincia così il viaggio della Kon-Tiki, in onore del dio della pioggia, così come chiamato dagli Inca.

Kon-Tiki: la regia classica dei film d’avventura riletta in chiave moderna grazie alla fotografia

Pur trattando di una storia realmente accaduta che ripercorre nei punti salienti il progetto della Kon-Tiki, la bellezza del film è proprio quella di non cadere mai nella tentazione di prendere derive documentaristiche – anche perché nel 1952 fu lo stesso Thor Heyerdahl a girarne uno che raccontava proprio di questo viaggio – ma di essere sin dall’inizio alla fine un godibile e piacevole film d’avventura.

Kon-Tiki è caratterizzato da una regia classica, che ricorda molto in alcune inquadrature i vecchi film d’avventura televisivi che raccontavano di pirati o di viaggiatori che partivano alla volta di rotte esotiche, ma la rinnovano con una fotografia accattivante e narrativa premiando le vaste inquadrature dove il mare e il sole, elementi che la fanno da padrona nel raccontare le bellezze di queste terre così affascinanti da sembrare irreali, sono protagonisti assoluti.

Kon-Tiki, Cinematographe.it

Questa scelta di creare un contrasto tra la realtà e l’irrealtà vissuta da Heyerdhal attraverso la fotografia è evidente per gran parte di Kon-Tiki: basti pensare ai colori freddi e inquieti che raccontano la vita quotidiana di Thor e la sua ossessione per dimostrare la veridicità delle sue teorie, e i colori caldi e intensi che narrano tutte le fasi che lo condurranno alla realizzazione della zattera. Il grigio e il cupo di una realtà sempre uguale in cui Thor riesce a trattenersi in un tempo limitato, che si scontra con la luce e la vastità del cielo che gli offrono sempre una scoperta da cui far partire un nuovo viaggio.

Kon-Tiki: follia e inquietudine – Il ritratto dell’uomo che sfidò il mare su una zattera

Non stupisce che un film come Kon-Tiki abbia attirato l’attenzione al punto da ottenere la candidatura tra i migliori film stranieri che si giocavano l’Oscar per la categoria nel 2013. È un film raffinato e ricercato, non solo per la storia che racconta ma anche per la scrittura di un protagonista carismatico interpretato magistralmente da Pål Sverre Valheim Hagen.

Kon-Tiki, Cinematographe.it

L’immagine che si è voluta dare di Thor in Kon-Tiki non è quella di un classico ricercatore ed antropologo che deve dimostrare una teoria, ma quella di un uomo animato da un misto di follia ed inquietudine, disposto a sfidare la natura per comprenderla, mai per combatterla. Consapevole di un continuo dissidio interiore che gli si legge negli occhi per tutto il film, combattuto dalla passione per la conoscenza e l’amore per la famiglia, ricorda un novello Ulisse che non sente la necessità di tornare a casa.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 5
Recitazione - 5
Sonoro - 4
Emozione - 4.5

4.4