FEFF 2021 – Infernal Affairs: recensione del film di Andrew Lau e Alan Mak

Presentato in prima mondiale al FEFF nella nuova versione restaurata in 4K, Infernal Affairs è una pietra miliare del cinema hongkonghese. Con il remake The Departed Martin Scorsese ha vinto il suo primo Oscar per la regia. 

Figura salvifica del cinema hongkonghese dopo il passaggio di Hong Kong alla Cina nel 1997, Infernal Affairs di Andrew Lau e Alan Mak si è imposto come pietra di paragone culturale del cinema locale per l’essenzialità della sceneggiatura co-scritta e la profonda indagine nei sentimenti dei due protagonisti. A supportare la resa filmica, oltre al respiro della fotografia eccellente – crepuscolare e domata dai grigio-verdi – è il connubio tra il montaggio serrato, arricchito da flashback necessari per l’introspezione psicologica dei personaggi, e il climax sonoro ascendente, complice di una tensione che si protrae lungo tutto il corso degli eventi. Il cast stellare annovera il divo Andy Lau e Tony Leung Chiu-wai, nemesi esistenziali l’uno dell’altro, le giovani attrici affermate nel panorama hongkonghese Sammi Cheng e Kelly Chen, e gli emergenti Shawn Yue e Edison Chen. Con l’incasso esorbitante ottenuto dalla pellicola nel 2002 (circa 50 milioni di dollari), Infernal Affairs ha non solo salvato il botteghino di Hong Kong, ma ha anche ottenuto il plauso della critica, conquistando i premi più prestigiosi agli Hong Kong Film Awards e ai Golden Horse Awards di Taipei.

Per la distribuzione nella Cina continentale, la pellicola ha dovuto provvedere alla realizzazione di un finale alternativo più conforme all’etica del crimine non paga, un epilogo che non è stato del tutto rispettato nei due sequel del franchise.

Infernal Affairs: il bene paga il tempismo

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Il capo di una Triade di Hong Kong, Hon Sam (Eric Tsang), recluta nella sua attività criminale il giovane Lau Kin-ming (Andy Lau) per infiltrarlo nelle forze di polizia. Parallelamente si racconta la storia di Chan Wing-yan (Tony Leung Chiu-wai), nato negli stessi sobborghi di Lau. Arruolato giovanissimo nelle forze dell’ordine, Chan si distingue per le sue spiccate doti osservative tanto che il sovrintendente Wong Chi Shing (Anthony Wong) lo sceglie come infiltrato nella triade di Sam, un’operazione che gli costerà nove anni di vita ai margini della società. Agenti sotto copertura delle rispettive fazioni, Lau e Chan vedono progressivamente sfumare la propria identità nella ricerca ossessa e sfrenata dell’altro, un percorso che mette a dura prova i protagonisti e i loro affetti, sempre tratteggiati con delicatezza e nostalgia.

Hong Kong diventa protagonista e abbraccia i suoi figli, che sospesi sul vertice dei suoi alti grattacieli vivono un profondo contrasto interiore per via della loro natura duale e itinerante. Giovani e poi adulti, cresciuti in seno alla stessa Accademia, Lau e Chan condividono sopra ogni cosa il timore di perdersi, la paura di aver pagato un prezzo troppo alto per le loro scelte di vita. Le dissolvenze della regia, i contrasti cromatici, i costanti, flemmatici primi piani sui volti dei due infiltrati ne rivelano la componente più umana, esaltata da una mimica incisiva che non lascia indifferente il pubblico occidentale, da sempre legato al substrato emotivo della narrazione.

Martin Scorsese occidentalizza Infernal Affairs: The Departed supera l’originale?

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Infernal Affairs sta a Hong Kong comeThe Departed sta agli Stati Uniti.

L’emulazione occidentale non si è fatta attendere, e nel 2006 Martin Scorsese ha diretto The Departed – Il bene e il male, remake del capolavoro di Lau e Mak. Nell’Infernal Affairs di Lau si ritrovano le celle strutturali e stilistiche del cinema asiatico, la tensione melodrammatica, l’indagine psicologica e il legame affettivo dei protagonisti, la tematica dell’amicizia virile, componenti corrette e filtrate dal remake occidentale di Scorsese per rifuggire la tossicità di una trama eccessivamente edulcorata.

Se nel film di Lau le scene di violenza sono solo suggerite agli occhi dello spettatore tramite fuoricampo e dissolvenza, mostrate come un connubio relazionale inscindibile di causa-effetto, in Scorsese primeggia l’estasi estetica per la violenza, per il sangue, per la brutalità selvaggia del confronto virile. Le scelte narrative e stilistiche delle due regie dislocano l’ago della bilancia delle tematiche di fondo: Infernal Affairs è un film sull’identità, sulla sua contaminazione e sul suo annientamento, The Departed respira sulla valenza archetipica del rapporto tra Bene e Male, forze complici e opposte, necessità ontologiche l’una dell’altra.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 3.5
Sonoro - 4
Emozione - 3

3.8